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Vaccino Sputnik

Che cosa succede fra Russia e Ue sul vaccino Sputnik anti Covid

Tutte le ultime novità sui rapporti fra Russia e Unione europea sul vaccino russo Sputnik anti Covid

Prove tecniche di collaborazioni tra Russia e Unione europea sul vaccino Sputnik? Ecco tutti i dettagli.

La Russia ha chiesto uno scientific advice ad Ema, si è cioè informata su quali dati sia necessario presentare per far approvare il suo vaccino. Ha bussato alla porta dell’agenzia regolatoria europea per sapere come avviare una rolling review, cioè una revisione continua degli studi, da integrare via via in base alle richieste dell’ente.

COME VA IL VACCINO SPUTNIK

Se quel processo arriva in fondo, e si dimostra che il vaccino è sicuro ed efficace, nel nostro continente potrebbe arrivare lo Sputnik V. L’idea sarebbe quella di consegnare i primi dati a febbraio. A quel punto, se tutto va bene, potrebbero volerci quattro mesi per concludere la rolling review, almeno a giudicare dai tempi impiegati per i vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna, ha scritto Repubblica.

LE POSIZIONI DI GOVERNO E REGIONI

«Spero che rispetto a questi vaccini non ci siano riserve di tipo ideologico», ha precisato il governatore veneto Luca Zaia. E l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, aggiunge: «L’Ema ci faccia usare lo Sputnik. Nelle ultime ore è arrivata anche l’apertura di Angela Merkel al farmaco russo. E sono interessati anche altri Paesi. A noi poco importa che il vaccino sia russo, cinese o tedesco. Basta che superi tutti i controlli di qualità». La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa (Pd), ha detto che «se l’Agenzia europea del farmaco Ema dirà che va bene assolutamente, perché dovrebbero esserci preclusioni all’acquisto?».

LA MOSSA DELL’UNGHERIA SU SPUTNIK

L’Ungheria si è mobilitata autonomamente e ha firmato un accordo per acquistare due milioni di dosi del vaccino russo, sebbene non sia stato ancora esaminato dalle autorità sanitarie europee. Al momento tra il gruppo che sviluppa Sputnik V e l’Agenzia europea dei medicinali per l’avvio dell’analisi scientifica dei dati ci sono stati infatti soltanto contatti preliminari, così come quelli con l’azienda cinese Sinovac Biotech.

IL PUNTO SU SPUTNIK IN RUSSIA

In Russia il vaccino ha ricevuto il via libera del ministero della Salute ed è stato somministrato a un numero non ben definito (ma si pensa elevato) di persone, ha scritto il Corriere della Sera dopo aver sentito epidemiologi e virologi.

NON SOLO UNGHERIA

L’Ungheria è stato il primo Paese europeo a decidere di utilizzarlo in via emergenziale, seguendo l’esempio di Emirati Arabi, Argentina, Paraguay, Serbia e Algeria. Kirill Dmitriev, a capo del RDIF, il Fondo sovrano di Mosca per gli investimenti, ha detto che «molti Paesi europei sono interessati» e che è in corso un confronto con Berlino per creare un nuovo polo di produzione.

LA SICUREZZA E L’EFFICACIA DI SPUTNIK

A che punto sono gli studi su sicurezza ed efficacia? Ha fatto il punto oggi il Corriere della Sera: “È ancora in corso lo studio di fase 3, iniziato dopo la commercializzazione del vaccino, su circa 40mila persone, e non sono stati resi noti dati conclusivi. L’Istituto Gamaleya ha diffuso i risultati ad interim, come da protocollo, al raggiungimento di 39 casi confermati di Covid tra soggetti vaccinati o trattati con placebo. In un comunicato stampa si indica un’efficacia del 91,4 per cento a 7 giorni dalla somministrazione della seconda dose, ma si tratta di numeri tutti da verificare. Per ora siamo fermi agli annunci dei russi, che si mostrano molto ottimisti. Nella tabella di marcia sono segnati, a breve, la pubblicazione dei risultati delle analisi ad interim dello studio di fase 3 su una «prestigiosa rivista» peer-reviewed e il confronto con gli esperti dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali)”.

COSA DICONO GLI SCIENZIATI SUL VACCINO RUSSO SPUTNIK

Quali sono i dubbi della comunità scientifica? “L’iter di promozione dello «Sputnik V» è inusuale: la registrazione è stata annunciata ad agosto da Vladimir Putin, quando ancora doveva iniziare la fase 3. Inoltre, a novembre, dopo la pubblicazione dei dati di fase 1-2 su Lancet (studio non randomizzato e open-label), un gruppo di 38 studiosi — tra i quali il biologo Enrico Bucci — ha scritto una lettera aperta, riportata su Nature, in cui venivano evidenziate alcune incongruenze e si chiedeva la pubblicazione dei dati originali”, ha scritto il Corsera dopo aver sentito Sergio Abrignani, professore ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare «Romeo ed Enrica Invernizzi», e Gianluca Trifirò, professore ordinario di Farmacologia all’Università di Verona e membro dell’Unità di crisi Covid-19 della Società Italiana di Farmacologia.

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