La carenza di medicinali in Italia e in Europa torna a farsi sentire, dopo l’ondata invernale in cui sono scarseggiati paracetamolo, ibuprofene e antibiotici liquidi per bambini, ora l’allarme interessa l’amoxicillina, antibiotico particolarmente indicato nel trattamento delle principali malattie infettive dei più piccoli, tra i quali da mesi si sta registrando un aumento di casi di scarlattina e streptococco.
La Società Italiana Farmacisti Preparatori (Sifap), insieme alla Società Italiana di Farmacia Ospedaliera (Sifo) ed alla Società Scientifiche di farmacisti, ha redatto e diramato a tutte le farmacie ospedaliere un documento in cui fornisce le istruzioni operative per l’allestimento della sospensione del principio attivo.
AUMENTO DEI CASI DI SCARLATTINA E STREPTOCOCCO
Già a metà aprile, una circolare del ministero della Salute a firma del direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza certificava a partire da gennaio 2023 un aumento, in Italia e nel resto dell’Europa, dei casi di scarlattina soprattutto nei bambini di età inferiore a 15 anni.
La ragione, si legge nella circolare, potrebbe rappresentare “un inizio anticipato della stagione delle infezioni da malattia invasiva da streptococco di gruppo A (iGAS), insieme a un aumento della circolazione di virus respiratori e a possibili co-infezioni virali che possono aumentare il rischio di malattia invasiva da GAS. Ciò è favorito dall’aumento dei movimenti della popolazione a seguito di un periodo di ridotta circolazione di GAS durante la pandemia Covid”.
Nonostante l’impennata di casi, sia l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sia il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) hanno ritenuto basso il rischio per la popolazione generale perché non imputabile a nuovi ceppi e facilmente curabile con antibiotici, ora che questi sono quasi introvabili lo scenario cambia aspetto.
PERCHÉ L’AMOXICILLINA È INTROVABILE E CHI È IL MAGGIOR PRODUTTORE
“Nel caso dell’amoxicillina, le aziende che producono farmaci pediatrici non sono molte. Quest’anno abbiamo avuto, soprattutto negli ultimi mesi, un’epidemia di streptococco che ha portato a un vero e proprio boom di prescrizioni del principio attivo”, ha spiegato Andrea Mandelli, presidente dell’Ordine dei farmacisti italiani.
“A ciò – prosegue – si aggiunga che l’azienda che produceva un farmaco che copriva il 60% del bisogno di amoxicillina ha deciso di non commercializzarlo più e ci troviamo di fronte alla tempesta perfetta”.
Today afferma che l’azienda a cui si riferisce Mandelli è Pfizer, che “ha sospeso la commercializzazione dello Zimox nel novembre dello scorso anno”.
Il Sole24Ore parla, invece, del “principale produttore di amoxicillina in Italia, che deteneva il 40% delle quote di mercato”, senza fare però nomi.
LA RAGIONE
Il motivo per cui i produttori, in generale, di amoxicillina stanno tirando i remi in barca risiede nell’aumento dei costi per la produzione. “Stiamo parlando del 50% di spese in più, mettendo insieme l’incremento di costi energetici, di packaging, di distribuzione e infine l’inflazione”, afferma il quotidiano economico.
Inoltre, trattandosi di farmaci che non hanno un significativo ritorno economico per le case farmaceutiche perché il loro prezzo è bloccato e in gran parte rimborsato dal Sistema sanitario nazionale (Ssn), la loro produzione non è conveniente.
L’APPELLO DEI PEDIATRI ALL’AIFA
Come riporta Today citando una nota dell’associazione pediatri italiani inviata all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa): “Si ribadisce di considerare la possibilità di sopperire alla cessata produzione di un antibiotico troppo poco costoso per essere interessante produrlo dal punto di vista dell’industria, perché a differenza di altre illustri perdite del passato (penicillina orale e eritromicina), il suo abbandono può rappresentare un grave rischio per la salute pubblica data l’ampia numerosità della popolazione che può averne bisogno. In mancanza di aziende disposte a continuare a produrla, dovremmo considerare le possibili alternative che può fornire un sistema sanitario universalistico, che dovrebbe occuparsi della salute di tutte le persone e non abbandonare un farmaco efficace e poco costoso”.
LA CRISI DELL’INDUSTRIA FARMACEUTICA EUROPEA E ITALIANA
Ma il caso dell’amoxicillina è solo uno dei molti che preoccupano gli esperti. La carenza di farmaci, divenuta ciclica in alcuni casi, cronica in altri, secondo i pediatri, interessa uno dei settori più importanti per l’Italia e l’Europa tutta.
“La produzione italiana di antibiotici, in mano a circa 30 gruppi, è piuttosto rilevante per l’Europa”, afferma Il Sole, che citando i dati Eurostat relativi al periodo pre-pandemico ricorda che “questo segmento vale circa un miliardo di euro, di cui circa 400 milioni derivanti dall’export”.
“Il Vecchio continente produce un quarto del fabbisogno interno, di cui l’Italia rappresenta attualmente il 25% circa. Le importazioni di principi attivi – si legge – sono andate aumentando però, con una crescita di almeno il 5% nell’ultimo anno”.
E da dove arrivano? La maggior parte da Cina e India, dove molte “industrie italiane stanno diversificando la produzione”.