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Carne Italiana

Carne made in Italy? La vera sostituzione etnica è tra agnelli, vitelli, suini e polli

La carne italiana è sempre meno made in Italy. Siamo infatti tra i principali importatori di bovini francesi e suini olandesi anche perché negli ultimi 15 anni ha chiuso più della metà delle aziende che si occupano di pastorizia e allevamento. Tutti i dettagli

 

L’unica sostituzione etnica di cui il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida si dovrebbe preoccupare è quella che potrebbe avvenire con agnelli, vitelli, suini e polli importati.

Un’analisi della Corte dei conti europea (European Court of Auditors, Eca) mostra infatti che sulle tavole italiane, soprattutto durante le festività natalizie e pasquali, la carne che mangiamo arriva da altri Paesi anche perché molti allevamenti e aziende del settore hanno chiuso negli ultimi 15 anni.

LE FURBATE NEL TRASPORTO DI ANIMALI VIVI NELL’UE

“Ogni anno, miliardi di bovini, suini, ovini, caprini, equini e capi di pollame sono trasportati all’interno e al di fuori dell’Ue per allevamento, ingrasso o macellazione: allevatori e produttori di carne cercano infatti di sfruttare e trarre profitto dalle differenze di costo a livello regionale”. Italia compresa.

Ad affermarlo è l’analisi “Il trasporto di animali vivi nell’Ue: sfide e opportunità” realizzata dalla Corte dei conti europea (Eca) in vista dell’imminente modifica della normativa europea in materia.

Oltre alle conseguenze negative che certi tragitti possono provocare agli animali c’è anche il rischio che i trasportatori scelgano strade più lunghe per evitare di transitare in Paesi che applicano più rigorosamente le norme Ue e impongono sanzioni più elevate.

QUANTI ANIMALI VENGONO TRASPORTATI ALL’INTERNO DELL’UE

Tra il 2017 e il 2021 stati trasportati 1,6 miliardi di animali vivi tra Stati membri dell’Ue e verso/da Paesi non-Ue. I principali fini sono la produzione e la macellazione.

In particolare, il trasporto transfrontaliero di animali (sia in termini di numero di animali che di peso) si è suddiviso in: 86% di movimenti di animali intra-Ue; 13,5% verso Paesi non-Ue e 0,5% sono state le importazioni di animali da Paesi non-Ue.

“Un singolo animale – afferma l’analisi – può essere trasportato varie volte nell’arco della vita: suini ingrassati e macellati in Germania sono spesso nati in Danimarca o nei Paesi Bassi, mentre bovini nati in Francia, Irlanda e Lituania sono spesso ingrassati e macellati in Spagna o in Italia”.

I NUMERI DEL SETTORE ZOOTECNICO UE E ITALIANO

Stando alla relazione, il numero di aziende del settore non è diminuito solo in Italia ma in tutta l’Unione, a vantaggio di strutture più grandi. Tra il 2005 e il 2016, infatti, il numero totale di aziende agricole è diminuito del 28,6 % e quello delle aziende dedite all’allevamento del 37,6 %.

Nel nostro Paese, tra il 2005 e il 2020, secondo le stime Eurostat riportate da Eunews, le imprese dedite a pastorizia e allevamento si sono più che dimezzate passando da 6.830 a 3.360, a cui si aggiunge anche la diminuzione delle aziende da bestiame misto, principalmente bestiame al pascolo, da 9.770 a 3.500.

Inoltre, la distribuzione di bestiame tra gli Stati membri non è uniforme. L’Italia, per esempio, nel 2016 era quinta per quantità di pollame all’interno dell’Ue (con solo il 10% di animali, dietro a Francia, Spagna, Polonia e Germania) e nel 2021 settima per numero di suini (6%), sesta nel caso dei bovini (8%) e quinta per gli ovini (12%).

QUANTA CARNE IMPORTA L’ITALIA

Nel 2021, gli allevatori dell’Ue hanno allevato 76 milioni di bovini, 142 milioni di suini, 60 milioni di ovini, 11 milioni di caprini, oltre a miliardi di capi di pollame e ad altri animali, dai conigli ai cavalli.

Tuttavia, osserva l’Eca, sebbene sia Italia che Spagna utilizzino principalmente bovini di origine nazionale, particolari necessità di mercato impongono a entrambi i Paesi di importare vitelli da altri Stati membri. Il nostro Paese, per esempio, importa bovini da aprile a giugno per compensare l’offerta nazionale insufficiente in tale periodo e per assicurarsi la fornitura di carne di vitello quando la domanda interna è maggiore, in dicembre-gennaio.

Inoltre, dall’analisi si evince anche che la maggior parte dei bovini venduti dalla Francia, di cui è il principale esportare, arrivano proprio in Italia, insieme ai suini dei Paesi Bassi.

COME MIGLIORARE

Tra le soluzioni proposte dall’Eca per ridurre l’impatto negativo del trasporto sul benessere degli animali – senza dimenticare anche l’impatto ambientale – ci sono sia migliorare le condizioni di viaggio, diminuire il numero e la lunghezza degli spostamenti sia avvicinare la macellazione al sito produttivo.

Dato che, secondo un sondaggio citato dall’Eca, i consumatori sono disposti a pagare di più la carne, ma solo se informati di un buon benessere animale, la nuova normativa potrebbe pensare di attribuire un valore monetario alle sofferenze degli animali e di incorporarlo nei costi di trasporto e nel prezzo delle carni con l’obiettivo di incoraggiare produttori e consumatori ad adottare comportamenti sostenibili.

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