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Fake News Sanità

Basteranno i soldi del Pnrr per la sanità territoriale?

Il Pnrr destina 15,63 miliardi di euro alla Missione Salute, tuttavia, secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio “il quadro delle risorse correnti utilizzabili appare soggetto a incertezza”. Ecco perché

 

L’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) ha pubblicato ieri un approfondimento sulla Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ovvero quella riguardante la Sanità.

“Il quadro delle risorse correnti utilizzabili” per sanare e riformare un settore che più di altri ha risentito della pandemia appare però, secondo l’Upb, “soggetto a incertezza” perché “la coerenza del finanziamento corrente rispetto agli oneri previsti non appare completamente dimostrata e resta il dubbio che le risorse concesse per il Ssn non siano sufficienti a coprire tutti i nuovi impegni attesi”.

I PROBLEMI CHE IL PNRR DOVREBBE RISOLVERE

I principali problemi del settore sanitario – già presenti, ma che la pandemia ha contribuito a far emergere con ancora più urgenza – sono, come indicato dall’Upb, problemi legati alle carenze dell’assistenza territoriale, agli squilibri geografici, alle strozzature nell’offerta dei servizi ospedalieri (con l’affollamento dei servizi di pronto soccorso), alla scarsità di alcune figure professionali, alla mancata attenzione alla prevenzione, allo scarso impegno pubblico nella ricerca.

DA COSA NASCONO I DUBBI DELL’UPB

Per l’Upb, è lecito “nutrire qualche perplessità sull’entità delle stime, che in alcuni casi sembrano basate soprattutto sulla misura delle risorse disponibili” oltre che “sul fare affidamento, in misura non irrilevante, sugli eventuali risparmi legati alla riorganizzazione e al miglioramento dell’efficienza e dell’appropriatezza”.

I FONDI STANZIATI

Il Pnrr, ricorda l’analisi, dedica alla missione salute 15,63 miliardi di euro, di cui quasi 3 relativi a progetti in essere, 9,6 per nuovi interventi, 3 del Fondo per lo sviluppo e coesione (Fsc).

In aggiunta vi sono ulteriori 2,89 miliardi di euro del Fondo complementare (FoC), che portano il finanziamento a un totale di 18,5 miliardi.

Inoltre, altre risorse dovrebbero contribuire al Servizio sanitario nazionale (Ssn), quali il React-Eu (1,7 miliardi circa) e il Pon salute (625 milioni)

Sebbene i traguardi che l’Italia con il Pnrr si è impegnata a raggiungere entro il primo semestre del 2022 sono stati conseguiti e gli interventi del Pnrr sembrino “coerenti con gli orientamenti più diffusi sul riordino dei sistemi sanitari dei paesi europei”, scrive l’Upb, “diverse sono le criticità da affrontare per realizzare gli interventi pianificati”.

I PUNTI DEBOLI

Oltre alle preoccupazioni sulla difficoltà di rispettare i tempi programmati e alla ricerca dell’equilibrio tra standard nazionali vincolanti su tutto il territorio e autonomia regionale, a destare particolare attenzione “vi è l’incertezza sul quadro delle risorse correnti disponibili per gestire i servizi sanitari potenziati grazie agli investimenti programmati, soprattutto una volta che i finanziamenti assicurati dal Pnrr saranno esauriti e le nuove strutture saranno operative”.

LE RISORSE PER L’ASSUNZIONE DEL PERSONALE

In particolare, l’Upb si sofferma sulle risorse destinate alle assunzioni di nuovo personale che dovrebbe non solo andare in soccorso di quello stremato e sempre più carente ma anche popolare le nuove strutture previste appunto dal Pnrr: Case di comunità e Ospedali di comunità per potenziare l’assistenza territoriale e Centrali operative territoriali per l’assistenza domiciliare.

Il Pnrr, però, secondo l’Upb, “non risolve la questione delle carenze di personale” perché non rappresenta “lo strumento adatto per finanziare spese correnti continuative”.

LE CASE DI COMUNITÀ

Per le Case della comunità, spiega in concreto l’analisi dell’Upb, “si contava di utilizzare 95 milioni dei 480 che il DL 34/2020 prevedeva di spendere per l’assunzione di infermieri. Questo, tuttavia, avrebbe consentito di inserire in ognuna delle 1.288 strutture allora previste solo 2 di queste figure professionali, rispetto alle 8 considerate necessarie”.

Ulteriori infermieri, medici di medicina generale (Mmg) e personale amministrativo si contava, invece, di recuperarli, “attraverso una riorganizzazione dei servizi e dunque non venivano previsti nuovi finanziamenti e non si calcolava il relativo onere”.

Inoltre, prosegue l’Upb, “il costo unitario degli infermieri veniva stimato nel Pnrr di aprile in 40.000 euro, mentre la precedente Relazione tecnica al DL 34/2020 lo indicava pari a 50.000 euro (e quella della legge di bilancio per il 2022 riportava 49.100 euro)”.

A questo si aggiunge che il “numero di Case della comunità è passato da 1.288 nella versione di aprile 2021 del PNRR a 1.350 in quella finale, determinando un aumento del fabbisogno di personale”.

L’ASSISTENZA DOMICILIARE

Sotto la lente d’ingrandimento dell’Upb finisce anche l’assistenza domiciliare. “I 151 milioni relativi al personale infermieristico delle COT venivano reperiti dal DL 34/2020. Per aumentare l’accesso al servizio invece si calcolava un costo annuo di 1,6 miliardi, provenienti in parte dal DL 34/2020 (500 milioni, dedicati al potenziamento del personale infermieristico e dell’assistenza domiciliare) e in parte dal Pnrr, finché operativo (1,1 miliardi nell’ultimo anno, il 2026, come accennato)”.

L’Upb fa notare però che, secondo alcuni osservatori, “l’attuale frequenza media di accessi del personale presso i pazienti utilizzata per calcolare il livello di riferimento risulta insufficiente”.

L’assistenza domiciliare, in particolare, sembra l’aspetto più a rischio una volta che i finanziamenti del Pnrr saranno esauriti.

GLI OSPEDALI DELLA COMUNITÀ

Infine, per gli Ospedali della comunità si calcolava un costo di 239 milioni a regime, coperto dal sustainability plan. Si trattava dell’onere per pagare medici, infermieri e personale socio-assistenziale. Tuttavia, sottolinea l’analisi, “non erano considerati costi per acquisti di beni e servizi”.

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