Alle navi militari italiane occorre maggiore connettività.
“In questo momento navi italiane della Marina Militare sono nel Mar Rosso” ha ricordato ieri in post su X, Andrea Stroppa Advisor di SpaceX e Starlink in Italia. “Gli Houthi hanno dimostrato grandi capacità offensive inclusi sabotaggi di cavi internet. Fa bene il Ministro Guido Crosetto a chiedere più risorse. Gli Houthi a terra hanno connettività superiori a quelle delle navi italiane da guerra”, ha aggiunto il referente di Elon Musk in Italia. “È un po’ un’iperbole” chiarisce a Startmag Emanuele Panero, responsabile del Desk Difesa e Sicurezza del CeSI, Centro Studi Internazionali presieduto da Andrea Margelletti.
A inizio anno è emerso che l’Italia stava puntando a Starlink, il servizio di Internet satellitare della società aerospaziale di Elon Musk, per le comunicazioni governative sicure. Il nostro paese deve individuare infatti una soluzione in grado di soddisfare i requisiti di informazione delle nostre forze armate.
Parlando alla Camera lo scorso 8 gennaio, il ministro della Difesa Crosetto aveva sottolineato che “sussiste l’esigenza di studiare e valutare ogni soluzione tecnicamente atta a fornire le capacità quantomeno nelle more del completamento dei programmi proprietari o di collaborazione relativamente a SpaceX che conta oltre 6700 satelliti in orbita bassa e ha una previsione di 42.000”.
Tuttavia il governo Meloni sta avendo sempre più dubbi sulla chiusura dell’eventuale accordo da 1,5 miliardi di euro con Starlink di Musk. “Sicuramente il fatto che la Marina Militare sta operando in un contesto come quello del Mar Rosso, ci esplicita il fatto che la stessa è chiamata sempre più ad operare a livello globale”, spiega l’esperto del Cesi. Da qui “nasce la riflessione che porta a riflettere su soluzioni, compresa quella che è presentata da Starlink, per incrementare ulteriormente la connettività della Marina Militare”.
Tutti i dettagli.
L’ATTUALE SITUAZIONE NEL MAR ROSSO
Lo scorso ottobre l’attuale Capo di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio Enrico Credendino aveva affermato che nel Mar Rosso siamo in guerra, qual è la situazione oggi? “La situazione è quella ben nota a tutti”, spiega Panero, “ossia il gruppo armato Houthi operante dallo Yemen continua a rappresentare una minaccia, nonostante sia stato degradato e disarticolato nel tempo da operazioni condotte all’interno di coalizioni come quella di Prosperity Guardian, che ha colpito le capacità militari della milizia nel territorio yemenita. Una minaccia attivamente contrastata nel contesto dell’Operazione EUNAVFOR Aspides dell’Unione Europea, di cui l’Italia prende parte anche con la flagship dell’operazione, che, con un mandato puramente difensivo, protegge le rotte commerciali transitanti per lo stretto di Bab el-Mandeb. Nonostante il degradamento subito dalla milizia Houthi, questa continua tuttavia a condurre azioni. Questo è uno dei motivi per cui si è arrivati alla ben nota Operazione Rough Rider condotta dagli Stati Uniti a partire dal 15 Marzo scorso, volta ad approfondire il livello di erosione degli arsenali della milizia che ha rappresentato, da quando ha iniziato i propri attacchi, una minaccia consistente a cui le unità che hanno preso parte alle operazioni di protezione dei traffici marittimi transitanti per la regione hanno dovuto far fronte”.
LA CONNETTIVITÀ DELLE NAVI ITALIANE MILITARI
Come scriveva su X il principale collaboratore di Musk in Italia Stroppa, gli “Houthi a terra hanno connettività superiori a quelle delle navi italiane da guerra”.
Secondo Panero “la Marina militare ha significative capacità di interconnessione, non a caso sta operando in modo magistrale all’interno dell’Operazione Aspides. L’Italia ha un’architettura di comunicazioni satellitari avanzata che si supporta sul ben noto programma Sicral con Sicral 1B e 2 attualmente operanti ed in prospettiva con ulteriori due satelliti per comunicazioni satellitari che verranno dispiegati. Le crescenti esigenze rimarcano tuttavia come sussista una necessità di ulteriore incremento delle capacità e di diversificazione e ridondanza delle stesse, al fine di continuare ad assicurare il buon funzionamento dello strumento militare e lo svolgimento dei suoi compiti istituzionali. Sicuramente il fatto che la Marina Militare sta operando in un contesto come quello del Mar Rosso, ci esplicita il fatto che la stessa è chiamata sempre più ad operare a livello globale, comportando ovviamente esigenze incrementali e qui nasce la riflessione che porta a riflettere su soluzioni, compresa quella che è presentata da Starlink, per incrementare ulteriormente la connettività della Marina Militare”.
NECESSARIA SOTTO NUMEROSI ASPETTI
“E questo – prosegue l’esperto del Cesi – è un aspetto centrale sotto numerosi aspetti, perché ovviamente la dronizzazione porta alle esigenze di poter connettersi coi droni anche “beyond line of sight (Blos) ovvero al di là della linea di orizzonte. C’è la necessità di avere comunicazioni sicure e costanti, indipendentemente da dove ci si trovi geograficamente e per garantire, massimo commando e controllo, che poi è centrale per la condotta delle operazioni militari. E c’è anche poi un’esigenza importante che è quella che nel mondo contemporaneo, anche ai fini del reclutamento, bisogna poter assicurare al personale che è imbarcato per periodi protratti a bordo delle navi anche un’adeguata connettività per quanto riguarda i diversi usi di cui siamo tutti a conoscenza. Ora dire che ci sono delle ulteriori esigenze, degli ulteriori requisiti a cui bisogna aspirare con capacità di soddisfarli, e Starlink è un’opzione, è diverso da dire che una milizia che opera nelle immediate prospicienze del territorio che controlla ha capacità superiori a quelle della Marina Militare italiana, questo non è corretto”.
L’ARCHITETTURA NAZIONALE E LE VARIE OPZIONI DISPONIBILI
Ma in che modo si può incrementare la connettività sicura per la Marina militare italiana? “L’architettura nazionale a cui accennavo prima è un’architettura in orbita geosincrona che teoricamente per avere copertura globale richiederebbe almeno tre satelliti” spiega Panero. “Attualmente sono due, ma come anticipavo ce ne sono altri pianificati per la messa in orbita in futuro. Ovviamente qui parliamo dell’architettura nazionale. In realtà vi sono già diverse iniziative che garantiscono la possibilità di supportarsi su assetti di parteneriati in base alle esigenze esercitative, addestrative o operative che vengono condotte. Aumentando la necessità di banda, aumentando la necessità anche di ridondanza delle comunicazioni, quello che è il segmento che negli ultimi anni è emerso in modo preminente è quello dei satelliti da un’orbita bassa, di cui la costellazione Starlink è un esempio, ma c’è anche la costellazione One Web e numerose altre, senza contare la Iris2 che è l’iniziativa dell’Unione Europea che in ottica futura dovrebbe garantire queste capacità in cui vi è una maggiore velocità di connessione, vi è una maggiore banda, quindi la possibilità di connettere più strumenti allo stesso tempo quindi che garantire dei servizi più completi, continuativi e duraturi.”
MANOVRARE GLI UAV
“La Marina Militare non può manovrare Uav direttamente dal mare, ma solamente dalle stazioni di terra” sentenza Stroppa. Ma è veramente così?
“Per quanto concerne la connettività dei droni è necessario avere un collegamento, questo collegamento finché è entro la linea dell’orizzonte, cioè line of sight, è sufficiente una stazione a terra quando si va oltre la linea dell’orizzonte, quindi beyond line of sight e vi è la necessità o di un collegamento satellitare oppure di un sistema che assicuri una ripetizione del segnale. Questa ripetizione del segnale possa essere assicurata da un drone, può essere assicurata da un altro assetto che garantisca dei ponti di collegamento.
“La frase riportata non riflette correttamente la realtà” evidenzia Panero, “come tra l’altro è dimostrato dalla fregata Rizzo che ha integrato a bordo un drone ScanEagle che ha operato dalla stessa a supporto della sua situational awareness, quindi assolutamente in base all’esigenza operativa di come il drone deve operare, quanto distante deve operare dall’unità navale? Di che tipologia di drone si tratta? Vi sono diversi sistemi di connettività di cui la Marina Militare dispone, sia a bordo delle unità sia con il supporto di un’architettura di connettività multi-dominio, che sicuramente può essere ulteriormente ampliata e migliorata per garantire maggiori ridondanze e l’impiego di più assetti, magari in contesti operativi più lontane dalle coste nazionali o dalla abituale area di responsabilità. Sussistono però già diverse opzioni, come dimostrato dall’integrazione dei droni che ben conosciamo”.
LA DISPONIBILITÀ DI ARMAMENTI DELLA MARINA
Lo scorso ottobre, in un’intervista a Rid, l’Ammiraglio Credendino precisava che “quando si parla di armi di bordo non ci può più riferire ormai solo al missile per così dire tradizionale, ma anche ad armi laser e ad energia diretta, ad armi di tipo cibernetico, a nuovi sistemi antidrone, a droni-contro-drone, ecc. Insomma, bisogna pensare ad un insieme di capacità e a come svilupparle anche in tempi brevi poiché ce lo impone lo scenari”.
Al momento “vi è una stretta cooperazione sinergica tra industria e Forza Armata” spiega l’analista del Cesi. “I teatri operativi dell’ultimo triennio hanno dimostrato l’emergere di nuove minacce che sono sempre più accessibili anche ad attori non statuali. Lo stanno dimostrando gli Houthi. Minacce che sono da un lato avanzate – pensiamo al primo impiego operativo di un missile balistico antinave da parte della milizia yemenita poco più di un anno fa e dall’altro invece minacce come i droni d’attacco, impiegati di nuovo anche dagli Houthi, ma anche da altri attori, statuali e non, nei contesti operativi contemporanei, e che impiegati con tattiche saturanti, pongono una serie minaccia. Soprattutto perché si constata, e questo è un elemento importante, una asimmetria tra costo delle capacità d’attacco e costo invece dei sistemi intercettori”.
A LAVORO MBDA, RHEINMETALL ITALIA, LEONARDO CON FINCANTIERI
“Perciò se da un lato – prosegue Emmanuele Panero – è centrale avere questo segmento della missilistica in grado di intercettare minacce avanzate, dall’altro bisogna anche avere capacità che abbiano un costo ridotto per neutralizzare quelle minacce che ad un potenziale avversario non costano particolarmente. Ed ecco che qui arriviamo a sistemi Counter-UAS, sistemi a energia diretta su cui le industrie nazionali stanno operando in modo significativo anche nel contesto di joint venture. per citarne alcune, è sicuramente centrale l’attività che fa MBDA, Rheinmetall Italia, Leonardo e Fincantieri”.
LA DRONIZZAZIONE DELLA MARINA MILITARE ITALIANA
Infine, la Marina Militare sta facendo progressi estremamente significativi nel campo dei droni. “Un esempio su tutti è l’integrazione di droni aerei e navali anche come droni bersaglio all’interno dell’ultima esercitazione “MareAperto 2025″, che è la principale esercitazione annuale di tutti gli assetti e delle unità della Marina Militare”, sottolinea l’analista del Cesi: “Questa è una dimostrazione di come questi siano ormai parte integrante di tutto il profilo esercitativo, addestrativo e ovviamente operativo. Pensiamo al fatto che droni aerei sono parte integrante delle capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione in numerosi teatri in cui la Marina è ingaggiata. Vi è la capacità di dispiegamento di questi dall’unità della Marina Militare e vi è una forte attenzione sulle lezioni emergenti che derivano dai conflitti contemporanei. Per sviluppare da un lato, capacità di operare in modo cooperativo, con assetti manned e unmanned, in modo da rimanere sempre con un vantaggio, ma dall’altro anche di contrastare questi tipi di minacce. Il contesto del Mar Rosso dimostra questo specifico profilo di minaccia. Quindi, a fianco dei vettori missilistici da crociera e balistici, abbiamo visto droni aerei e navali che hanno rappresentato delle minacce significative per i traffici civili nella regione. Sapere da un lato operare con questi nuovi assetti in modo cooperativo e dall’altro sapere anche contrastarli, due segmenti su cui la Marina Militare sta operando con estrema professionalità e in modo molto avanzato”, ha concluso Emmanuele Panero, Responsabile del Desk Difesa e Sicurezza del CeSi.