Piccole gioie, ma anche (e soprattutto) dolori per Google.
La settimana era iniziata bene per il colosso di Mountain View: le azioni di Alphabet (società madre di Google) sono balzate del 9% il 2 settembre, in scia alla sentenza del giudice distrettuale statunitense Amit Mehta, secondo cui il gigante tecnologico può mantenere il browser Chrome, ma deve escludere i contratti di esclusiva. Non dover vendere Chrome è una vittoria importante per Google nella storica causa antitrust intentata dal Dipartimento di Giustizia contro l’azienda nel 2020, ha commentato Axios.
Può tirare quindi un sospiro di sollievo Big G anche se i guai non mancano: il 3 settembre l’Autorità francese per la protezione dei dati (Cnil) ha colpito duramente con una sanzione senza precedenti contro il gigante della ricerca. L’authority ha comminato una multa record di 325 milioni di euro a Google accusando il gigante di pubblicità non consensuale su Gmail. Non solo. Sempre il 3 settembre una giuria di un tribunale federale di San Francisco ha stabilito che Google deve pagare 425 milioni di dollari per aver violato la privacy degli utenti continuando a raccogliere dati per milioni di utenti che avevano disattivato una funzione di tracciamento nel proprio account Google.
Come si suol dire, non c’è due senza tre: venerdì 5 settembre la Commissione europea ha inflitto a Google una multa di 2,95 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nel mercato delle tecnologie pubblicitarie.
La multa, la quarta sanzione che Google ha dovuto affrontare nella sua decennale lotta con le autorità di regolamentazione della concorrenza dell’Ue, arriva in un periodo di crescenti tensioni commerciali tra le principali potenze globali e di minacce di ritorsione da parte degli Stati Uniti per il controllo da parte dell’UE sulle aziende tecnologiche americane, osserva Reuters.
Tutti i dettagli.
LA MULTA PER VIOLAZIONE DELLA PRIVACY NEGLI USA
Un tribunale federale di San Francisco ha condannato Google al pagamento di 425,7 milioni di dollari di risarcimento a quasi 100 milioni di utenti per violazione della privacy, secondo quanto riportato dalla stampa statunitense. Secondo la giura, la società è responsabile per aver continuato a raccogliere dati personali nonostante gli utenti avessero disattivato l’apposita funzione di tracciamento.
La class action sostiene che Google “ha avuto accesso illegalmente ai loro dispositivi e dati, inclusi i dati sull’attività delle app sui loro dispositivi mobili”, in “violazione” delle garanzie sulla privacy previste dalle impostazioni Attività Web e App del gigante della tecnologia. Gli utenti avevano chiesto 31 miliardi di dollari di danni nel caso intentato a luglio 2020 e che riguardava circa 98 milioni di utenti Google e 174 milioni di dispositivi.
La giuria ha ritenuto Google responsabile per due delle tre richieste di risarcimento per violazione della privacy presentate dai querelanti.
PRONTA A PRESENTARE RICORSO BIG G
Il gigante della tecnologia presenterà ricorso contro la sentenza, ha dichiarato un portavoce di Google in un comunicato stampa. “Questa decisione fraintende il funzionamento dei nostri prodotti”, ha affermato il portavoce di Google, José Castaneda.”I nostri strumenti per la privacy danno alle persone il controllo sui propri dati e, quando disattivano la personalizzazione, rispettiamo questa scelta”.
ANCHE UNA MULTA FRANCESE PER ALPHABET
E non finisce qui. Sempre mercoledì la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (Cnil) ha dichiarato di aver inflitto ad Alphabet una multa di 325 milioni di euro (381 milioni di dollari) per aver mostrato in modo improprio annunci pubblicitari agli utenti di Gmail e utilizzato cookie, entrambi senza il consenso degli utenti dell’account Google.
L’autorità francese per la protezione dei dati ha quindi concesso all’azienda sei mesi di tempo per garantire che gli annunci pubblicitari non vengano più visualizzati tra le email nelle caselle di posta degli utenti di Gmail senza previo consenso e che gli utenti diano un valido consenso alla creazione di un account Google per il posizionamento di tracker pubblicitari. In caso contrario, Google e la sua filiale irlandese dovranno entrambe pagare una sanzione di 100.000 euro per ogni giorno di ritardo, ha dichiarato la Cnil in una nota.
LA BATOSTA MILIARDARIA DA BRUXELLES
Ma la multa più salata, la terza in ordine di tempo in soli tre giorni, è arrivata il 5 settembre dall’Antitrust europeo.
La Commissione europea ha inflitto a Google una multa da 2,95 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust, accusandola di aver alterato la concorrenza nel settore delle tecnologie pubblicitarie digitali. Secondo quanto precisato in una nota, Bruxelles ha imposto al colosso di Mountain View di interrompere le pratiche di auto-preferenza e di adottare misure volte a rimuovere i conflitti di interesse presenti lungo la filiera dell’adtech.
Il colosso tecnologico americano avrebbe distorto il mercato della pubblicità online favorendo i propri servizi a scapito di concorrenti, inserzionisti ed editori online, ha dichiarato l’esecutivo dell’Ue in un comunicato stampa.
“Google deve ora proporre una soluzione seria per risolvere i suoi conflitti di interesse e, se non ci riuscirà, non esiteremo a imporre misure drastiche” ha affermato in una nota la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Teresa Ribera.
Il colosso tech ha ora tempo fino all’inizio di novembre, ovvero 60 giorni, per comunicare alla Commissione come intende risolvere tale conflitto di interessi e porre rimedio al presunto abuso. La Commissione ha affermato che non avrebbe escluso una cessione strutturale delle attività adtech di Google, ma “desidera prima ascoltare e valutare la proposta di Google”.
LA POSIZIONE DEL COLOSSO DI MOUNTAIN VIEW
Non ci sta Big G che prepara battaglia legale. Google farà appello contro la decisione della Commissione europea Lo ha indicato la vicepresidente degli affari regolamentari Lee-Anne Mulholland secondo la quale la scelta Ue è ingiustificata.