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Perché H&M non va più di moda?

Gli affari di H&M non vanno a gonfie vele, per usare un eufemismo. La Ceo molla, in Spagna chiuderà un quinto dei suoi negozi e gli analisti non sono positivi sul suo futuro. Fatti, numeri e commenti

 

Come un fulmine a ciel sereno la Ceo del colosso svedese H&M, Helena Helmersson, da 26 anni in azienda, si è dimessa e alla Borsa di Stoccolma il titolo crolla. Intanto, il gruppo annuncia la chiusura di 28 punti vendita e il licenziamento di quasi 600 dipendenti.

GLI EFFETTI DELLE DIMISSIONI DELLA CEO DI H&M

Dopo quasi 30 anni in H&M e 4 da Ceo, Helmersson lascia l’azienda di moda. Tra la pandemia e le guerre in corso, a partire da quella in Ucraina iniziata ormai quasi due anni fa e l’attuale blocco del mar Rosso dovuto agli attacchi degli Houthi, Helmersson ha detto ai giornalisti che il ruolo è stato “molto impegnativo” e di non avere l’energia necessaria per continuare. All’annuncio, riferisce Reuters, le azioni di H&M sono scese dell’8%.

Sarà sostituita con effetto immediato da Daniel Ervér, altro veterano del gruppo e capo del brand core, ruolo che manterrà insieme a quello di Ceo. Ervér, che lavora per il gruppo da 18 anni, dovrà far fronte al calo delle vendite e della redditività. Il cambio di guardia arriva infatti con la notizia che “le vendite di dicembre e gennaio sono diminuite del 4% rispetto all’anno precedente, un segnale negativo per il periodo chiave dello shopping natalizio”, commenta l’agenzia di stampa.

COME VANNO GLI AFFARI DI H&M

A pesare sui conti di H&M, secondo rivenditore di moda quotato al mondo dopo Inditex, sarebbero la competizione con Zara e con il gigante del fast fashion cinese Shein che, al contrario, hanno entrambi registrato una forte crescita delle vendite. Stando a Radiocor, H&M ha perso negli ultimi quattro anni un quinto del suo valore di mercato.

Come riferito da Reuters, il margine di profitto operativo di H&M nel quarto trimestre è sceso al 7,2% dal 7,8% del terzo trimestre. L’azienda ha tuttavia confermato di voler raggiungere un margine operativo del 10% nel 2024, descrivendolo però ora come “ambizione” invece che “obiettivo”.

Misurate in valuta locale, le vendite dal 1° dicembre al 29 gennaio – l’inizio del primo trimestre fiscale – sono diminuite del 4%, rispetto a un aumento del 5% nello stesso periodo dell’anno precedente. E anche le vendite del quarto trimestre erano scese del 4%, più di quanto previsto dal mercato.

“L’utile operativo del quarto trimestre è stato di 4,33 miliardi di corone (415,4 milioni di dollari), in crescita rispetto agli 821 milioni dell’anno precedente, ma inferiore ai 4,57 miliardi attesi dagli analisti in un sondaggio LSEG”, afferma l’agenzia di stampa.

TAGLIO DI NEGOZI, DIPENDENTI E VOLUMI

H&M, che conta circa 4.300 negozi a livello globale e include tra i suoi marchi Arket, Cos, Monki, Weekday ed & Other Stories, venerdì scorso ha annunciato un piano per chiudere più di un quinto dei suoi negozi in Spagna e licenziare 588 dipendenti. Sempre in Spagna, nel 2021, aveva già ridotto il personale di 400 unità.

A fine agosto 2023, ricorda Reuters, H&M aveva 701 negozi in meno rispetto alla fine del 2019, con un calo del 13,8%. E nel novembre 2022 aveva fatto sapere che avrebbe tagliato 1.500 posti di lavoro in tutto il mondo.

Non a caso, di fronte al calo delle vendite, il retailer sta intensificando la riduzione dei costi che, oltre alla chiusura dei punti vendita e al licenziamento dei dipendenti, potrebbe passare anche da volumi minori. “Sebbene per H&M gli ultimi 10-15 anni siano stati trainati dai volumi, questi sono anche molto costosi da gestire internamente, nei magazzini e nei negozi”, ha detto Andreas Lundberg, analista presso la SEB di Stoccolma, il quale ipotizza che in futuro potrebbero essere ridotti.

COMMENTI E PREVISIONI DEGLI ANALISTI

La nuova guida segnerà anche una nuova rotta? È ciò che si chiedono gli analisti. Per Adil Shah, gestore di portafoglio presso Storebrand a Oslo, che detiene azioni H&M, “il mercato accoglierà con favore il cambiamento dopo aver digerito i numeri” poiché “la speculazione sul mancato raggiungimento degli obiettivi di margine è una delle ragioni addotte per il cambio di Ceo”.

Meno ottimisti, invece, dalle parti di Bernstein: “Riteniamo che ci siano molte cose da fare o che si potrebbero fare per risollevare le sorti dell’azienda e ci chiediamo se una persona che è stata lì per 18 anni sia o meno la persona giusta o abbia il mandato per compiere questi passi”, ha dichiarato uno dei suoi analisti. Per la società di gestione patrimoniale globale infatti l’obiettivo di H&M di raddoppiare le vendite rispetto al 2021 è “irraggiungibile”. Bernstein ritiene inoltre che H&M e Primark siano tra i retailer di abbigliamento più colpiti dalla crisi del mar Rosso per la loro maggiore dipendenza dagli approvvigionamenti asiatici e l’elevato ricorso al trasporto marittimo.

Anche per gli analisti di JPMorgan i risultati sono stati deludenti e la debolezza degli utili del quarto trimestre “riduce leggermente (la) credibilità” dell’obiettivo di margine del 10%.

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