Caro direttore,
siccome continui a non cestinare le mie letterine e siccome ci sto prendendo gusto a tentare di fare il giornalista – seppure sui generis – con queste mie missive, stavolta mi candido pure a titolista e dunque ti propongo: “Ma cosa diavolo comunica il fondo Merlyn su Tim?”.
Il titolo mi sorge spontaneo leggendo questa mattina le cronache economico-finanziarie sui giornali.
Ho letto questa “breve” (si dice così, vero?) sul Corriere della sera: “La Consob accende un faro sulle mosse di Merlyn. A fine ottobre il fondo ha lanciato una campagna attivista proponendo a Tim e ai soci un piano alternativo alla vendita della rete a Kkr. Nell’annunciare l’iniziativa, Merlyn ha dichiarato «una quota inferiore al 3%» nel gruppo, dicendosi disposta a salire oltre il 5% in caso di inerzia del consiglio. Per farlo, ora che il cda ha accettato l’offerta di Kkr, il fondo dovrebbe acquistare molte azioni. Su richiesta dell’autorità di Borsa domenica Merlyn ha precisato di detenere lo 0,021% di Tim, quota molto inferiore al 3%”.
Ohibò, mi sono detto: ma davvero chi ha sbandierato di avere una quota inferiore al 3% detiene invece solo lo 0,021% di Tim?
Improbabile, impossibile, mi sono detto. Così ti ho telefonato ieri sera, ma come al solito tu non mi ha risposto, forse perché essendo da poco passate le 22:30 eri già a nanna (mi hai sempre detto che poco dopo le 22 sei già a letto e tu sei quasi più preciso dei comunicatori del fondo Merlyn).
Perciò ho chiamato un tuo collega della carta stampata – dove lavorano fino a tardi, a differenza tua – al quale ho chiesto di avere i comunicati stampa inviati dal fondo Merlyn nei giorni scorsi.
E ho notato che il Corriere della sera è stato – forse non volutamente – benigno nei confronti di Alessandro Barnaba e di Stefano Siragusa, animatori del piano alternativo a quello di Kkr sulla rete Tim tramite il fondo Merlyn. Eh sì, perché se sul quotidiano Rcs si legge oggi che Merlyn aveva dichiarato “una quota inferiore al 3%”, il comunicato stampa inviato dall’indirizzo di posta elettronica di Comin & Partners il 27 ottobre è ancora più preciso.
Leggiamo: “Gentile collega, ti segnaliamo che il fondo di investimento Merlyn Partners, che ad oggi detiene un ammontare di azioni di TIM di poco inferiore al 3%, ha appena inviato al Presidente e ai membri del C.d.A. di TIM un piano industriale per il rilancio di TIM alternativo a quello del dott. Labriola”.
Quindi non “inferiore al 3%”, come scrive oggi il Corriere della sera, e che quindi potrebbe essere stato anche il 2% o l’1%, chessò. No, i comunicatori di Merlyn mettono nero su bianco “di poco inferiore al 3%”. Quindi un 2,9% o giù di lì. Invece è lo 0,021%. Forse era meglio comunicare di avere una quota di Tim di pochissimo superiore allo zero per cento.
Questioni di lana caprina, per me, che non sono avvezzo al testo unico della finanza e alle questioni borsistiche.
Ma a illuminarmi stamattina c’è per fortuna il Sole 24 ore, che spiega: “A prendersi la briga di verificare le quote di possesso è stata però l’Authority presieduta da Paolo Savona, che ha chiesto lumi ai promotori del piano per Tim, alternativo allo scorporo e cessione della rete (l’offerta di Kkr da 18,8 miliardi per la rete è stata poi approvata dal cda Tim domenica 5 novembre), ottenendone la risposta che la posizione, rimasta invariata al 12 novembre quando su richiesta Consob è stata comunicata al mercato, è ben lungi dall’essere vicina alla soglia del 3%. Il 3% costituisce la prima soglia informativa, oltre la quale scatta l’obbligo di comunicazione alla Consob e al mercato. Ma non è questo il caso. Rientra nei poteri della Consob indagare a tutto campo secondo le direttive del market abuse, che comprendono la fattispecie della manipolazione informativa”.
Insomma, il numero preciso non è una questione di sesso degli angeli o una diatriba per avvocaticchi cavillosi e perditempo, se capisco bene.
Inoltre quell’accenno finale del quotidiano Il Sole 24 Ore viene forse reso più esplicito da un brano dell‘articolo di Vittorio Malagutti sul quotidiano Domani, quando scrive: “Dopo il gran polverone dei giorni scorsi, tra comunicati, interviste ai giornali e indiscrezioni varie, è probabile che la Consob proceda con ulteriori accertamenti per verificare se c’è stata una turbativa di mercato”.
Turbativa di mercato? Va be’, ora si sta esagerando, mi pare.
Il tutto potrebbe semplicemente rientrare in una usuale strategia degli uffici stampa improntata a quella che un premio giornalistico celebrato proprio ieri sera a Milano definisce “comunicazione costruttiva“. Insomma, non c’è dolo e non c’è inganno: siamo costruttivi e volemose bene.
Sei tu, caro il mio direttore, l’unico o quasi scettico su piazza per il salutare connubio comunicazione-informazione.
Cordiali saluti e sforzati anche tu di essere un po’ costruttivo.
Francis Walsingham