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Non solo Gip: tutte le cessioni di Eni ai fondi di investimento esteri

Eni punta a vendere il 49,9 per cento di Eni Ccus Holding a Global Infrastructure Partners (parte del gruppo BlackRock). Non si tratta della prima operazione tra una controllata del Cane a sei zampe e un fondo di investimento americano.

Il 27 maggio Eni ha firmato un accordo per l’avvio di trattative esclusive con Global Infrastructure Partners in merito alla cessione di una partecipazione del 49,9 per cento di Eni Ccus Holding, società controllata specializzata nelle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio.

Global Infrastructure Partners, o Gip, è un fondo statunitense dedicato agli investimenti nelle infrastrutture, con un portafoglio dal valore di oltre 100 miliardi di dollari. L’anno scorso Gip è stata acquisita da BlackRock, la più grande società di investimento al mondo.

COSA FA ENI CCUS HOLDING

Le trattative tra Eni e Gip dovrebbero portare a una situazione di controllo congiunto di Eni Ccus Holding. La società – come detto – si occupa di cattura del carbonio, un procedimento che consiste nell’assorbimento della CO2 emessa dagli impianti industriali prima che raggiunga l’atmosfera e nel suo immagazzinamento all’interno di formazioni geologiche adatte; al momento, i costi sono molto alti, ma si pensa che possa rappresentare una tecnologia utile per la riduzione netta delle emissioni dei settori difficili da elettrificare e decarbonizzare.

Tra i progetti portati avanti da Eni Ccus Holding ci sono HyNet e Bacton nel Regno Unito e L10 nei Paesi Bassi. La società potrebbe acquisire prossimamente anche il progetto Ravenna Ccs: si tratta del primo progetto italiano di cattura del carbonio, dalla capacità prevista di 50 milioni di tonnellate al 2030, sviluppato assieme a Snam.

“Nel medio-lungo termine, inoltre”, si legge nel comunicato di Eni, “la società potrà includere altri potenziali progetti nell’ambito della realizzazione di un’ampia piattaforma di iniziative Ccus”.

NON SOLO GIP: IL “MODELLO SATELLITARE” DEL CANE A SEI ZAMPE

Per Eni l’operazione con Gip rientra nel cosiddetto “modello satellitare”, cioè una strategia basata sullo scorporo delle varie divisioni e la loro quotazione in collaborazione con investitori esterni.

A metà maggio Eni ha avviato dei negoziati con un altro fondo di investimento statunitense, Ares Alternative Credit Management, per la potenziale cessione di una quota del 20 per cento di Plenitude, la controllata dedicata alla vendita di gas ed elettricità, dall’enterprise value di oltre 12 miliardi di euro.

In precedenza, il fondo svizzero Energy Infrastructure Partners (Eip) aveva acquistato il 10 per cento di Plenitude.

A inizio 2025, invece, Eni ha venduto il 30 per cento di Enilive – la controllata che si occupa di bioraffinazione e servizi di mobilità – a un terzo fondo di investimento americano, Kohlberg Kravis Roberts, meglio noto come Kkr.

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