Caro direttore,
sabato il presidente il presidente del Consiglio europeo ha postato su X una dichiarazione che dovrebbe riassumere la posizione dell’Unione europea sulla nuova iniziativa degli Stati Uniti per la cessazione del conflitto tra Russia e Ucraina. Tra l’altro Costa ha dichiarato: “I continui sforzi degli Stati Uniti per portare la pace in Ucraina sono benvenuti. La bozza iniziale del piano in 28 punti comprende elementi importanti che saranno essenziali per una pace giusta e duratura. Crediamo pertanto che la bozza sia una base che richiederà ulteriore lavoro”. Poi ribadisce il principio che i confini non possono essere modificati con la forza e la “preoccupazione” per l’ipotizzato “tetto” alle forze armate dell’Ucraina, che la renderebbe vulnerabile a futuri attacchi.
Ti ricordo, anche se so che non ce n’è bisogno, che il presidente del Consiglio europeo, tra le altre cose, “assicura, al suo livello e in tale veste, la rappresentanza esterna dell’Unione per le materie relative alla politica estera e di sicurezza comune, fatte salve le attribuzioni dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza”. Da profano, non ho titolo per entrare nel merito di queste dichiarazioni, ma vorrei solo essere rassicurato sul fatto che questa sia effettivamente la posizione dell’Ue (che mi rassicuri tu o un tuo amico esperto di affari internazionali è uguale).
Faccio questa sommessa richiesta, direttore, perché poche ore dopo la dichiarazione di Costa le forze corrazzate di Palazzo Berlaymont hanno diffuso una dichiarazione della presidente della Commissione europea che ti riporto in inglese (visto che, come Guia Soncini conferma quotidianamente, noi italiani lo parliamo ormai meglio della lingua materna):
Ukraine has been at the heart of many discussions over the past days. Any credible and sustainable peace plan should first and foremost stop the killing and end the war, while not sowing the seeds for a future conflict. We have agreed on the main elements necessary for a just and lasting peace and Ukraine’s sovereignty. Let me highlight three of them. First, borders cannot be changed by force. Second, as a sovereign nation there cannot be limitations on Ukraine’s armed forces that would leave the country vulnerable to future attack and thereby also undermining European security. Third, the centrality of the European Union in securing peace for Ukraine must be fully reflected. Ukraine must have the freedom and sovereign right to choose its own destiny. They have chosen a European destiny. It starts with the country’s reconstruction, its integration into our Single Market and our defence industrial base, and ultimately, joining our Union.
A orecchio non sembra esattamente la stessa cosa, soprattutto se consideri che è il tono che fa la musica anche, se non soprattutto, nelle relazioni internazionali. Non ti ricorda quel siparietto di qualche anno fa a Istanbul alla corte di Recep Tayyip Erdoğan, dove la von der Leyen esibì gomiti robusti e assai bene allenati?
Scherzi a parte, direttore, la élite politica europea è liberissima di tenersi stretto questo modus operandi e il patchwork istituzionale che lo rende ineludibile e ha anche il diritto di proclamare che questa è la democrazia, e che chi non lo pensa è “euroscettico”, nella certezza che a nessuna voce non diciamo dissenziente ma anche solo perplessa sarà consentito di affiorare oltre il livello minimo della percezione pubblica.
Il diritto che nemmeno questa élite può rivendicare è quello di essere presa sul serio nell’arena internazionale, o di piagnucolare (per finta, oltretutto) all’interno perché la gente non vota più come una volta. Anzi, finché lo scontento si manifesterà in questo modo, l’élite europea potrà seguitare indisturbata nel proprio passatempo preferito, quello di fingersi protagonista degli affari mondiali e, nei ritagli di tempo, vendere un po’ di argenteria di famiglia. E devo dirti, direttore, che se il prezzo di questo osceno spettacolo fosse solo questo non sarebbe nemmeno irreparabile. Il prezzo vero, quello sì irreparabile, temo, è la corruzione della mente di alcune generazioni.






