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Pirelli Antitrust Ue

Ecco perché Pirelli, Continental, Goodyear e Michelin sbandano a Bruxelles

L’Antitrust europeo sta effettuando perquisizioni a sorpresa presso le sedi di diversi produttori di pneumatici attivi in vari Stati europei (da Pirelli a Continental, passando per Michelin e Goodyear), sospettati di aver creato un cartello sui prezzi. Tutti i dettagli

Continental, Pirelli, Goodyear, Michelin tra le aziende prese di mira dall’Antirust Ue per un sospetto complotto per fissare i prezzi.

Nel mirino la produzione di pneumatici per auto, furgoni, camion e autobus venduti nello spazio economico europee. “La Commissione sospetta che il coordinamento sui prezzi sia avvenuto tra le società in questione anche tramite comunicazioni pubbliche”, recita un comunicato diffuso dall’organo esecutivo comunitario il 30 gennaio.

L’Antitrust non ha fornito i nominativi delle società o dei marchi coinvolti. Tuttavia Michelin, Bridgestone, Continental, Pirelli, Nokian Tyres e Goodyear hanno tutte confermato di essere oggetto di ispezioni dell’antitrust europeo per sospetto cartello.

Bruxelles ha diffuso il comunicato a mercati aperti, con conseguente scossone per le azioni in Borsa. L’ipotesi che i gruppi europei dei pneumatici possano aver violato le norme antitrust sta colpendo i principali titoli del settore.

La peggiore è stata la finlandese Nokian Tyres con una perdita del 4,45%, seguita dalla tedesca Continental con l’1,51% a Francoforte, così come il concorrente francese Michelin (-0,65%) sul Cac40. Non fa eccezione Pirelli che a Piazza Affari ha perso lo 0,7% (in giornata ha toccato anche -4%).

Proprio l’azienda italiana ha rilasciato una nota: “sempre agito nel rispetto di norme antitrust Ue” aggiungendo “Pieno supporto ad Autorità su accertamenti in corso”.

Tutti i dettagli.

L’INDAGINE AVVIATA DA BRUXELLES PER SOSPETTO CARTELLO SU PREZZI PNEUMATICI

L’ipotesi di Bruxelles è che le società produttrici di pneumatici oggetto delle ispezioni possano aver violato le norme antitrust dell’Ue.

Le autorità di regolamentazione sono “preoccupate che il coordinamento dei prezzi abbia avuto luogo tra le società ispezionate, anche tramite comunicazioni pubbliche”, ha affermato il braccio antitrust dell’Ue.

Durante le perquisizioni, gli ispettori della Ue sono stati affiancati da personale delle autorità antitrust dei rispettivi Paesi membri. Bruxelles ricorda che questo genere di operazioni solitamente sono il passo preliminare prima di dell’avvio di indagini formali per sospette pratiche anticoncorrenziali, ma che la conduzione delle stesse non implica per forza la colpevolezza delle società su cui vengono effettuati gli accertamenti.

Inoltre, il comunicato aggiunge che sulla base delle pratiche seguite dalla commissione Ue una società coinvolta nel cartello che fornisca informazioni sullo stesso può ottenere immunità o consistenti sconti sulle eventuali multe.

RISCHIO SANZIONI

Le autorità di regolamentazione possono imporre multe fino al 10% delle entrate globali se decidono che le loro prove sono conclusive, anche se le aziende possono fare appello ai tribunali Ue, ricorda Bloomberg.

LE MULTE INFLITTE NEGLI ULTIMI ANNI DALLA COMMISSIONE

Come rammenta Reuters, negli ultimi anni la Commissione ha multato quasi una dozzina di cartelli dell’industria automobilistica, tra cui fornitori di cuscinetti automobilistici, sedili per auto, sistemi frenanti e persino un cartello che limitava la concorrenza nella depurazione delle emissioni delle nuove autovetture diesel.

Nel 2020, proprio il produttore italiano di pneumatici Pirelli aveva perso il ricorso contro sentenza Ue su cartello cavi che la Corte di Giustizia dell’Ue (Cgue), la più alta corte europea, ha respinto la sua tesi secondo cui non dovrebbe essere responsabile per la sua ex controllata Prysmian (fino al 2005). Nella sua decisione del 2014, la Commissione europea ha multato Prysmian, Nexans, la banca di investimento Goldman Sachs e altre otto società di cavi per 301,6 milioni di euro per aver gestito un cartello decennale di cavi elettrici. I giudici hanno affermato che esiste già una giurisprudenza consolidata secondo cui le violazioni della concorrenza da parte delle filiali possono essere imputate alla società madre e che l’autorità garante della concorrenza dell’Ue non ha bisogno di dimostrare che le società madri siano coinvolte in illeciti.

LA POSIZIONE DI PIRELLI CIRCA L’AZIONE DELL’ANTITRUST UE

Tornando alla recente indagine, da parte sua Pirelli ha reso noto che sta collaborando pienamente con l’autorità antitrust Ue nell’ambito di un’indagine sul presunto cartello dei prezzi nel settore della produzione di pneumatici.

“Nel confermare la correttezza del proprio operato e di aver sempre agito nel totale rispetto di tutte le norme e i regolamenti” fa sapere che “sta garantendo pieno supporto all’Autorità nell’ambito degli accertamenti in corso” ha dichiarato un portavoce del gruppo italiano.

DOPO L’OK DELLA COMMISSIONE EUROPEA ALLA JV PIRELLI-PIF

Nel frattempo, sempre ieri la Commissione Ue ha approvato la creazione di una joint venture da parte di Pirelli e Public Investment Fund (Pif) dell’Arabia Saudita relativa alla produzione e alla vendita di pneumatici in Arabia Saudita.

Bruxelles ha concluso che l’acquisizione proposta – annunciata a ottobre 2023 – non solleverebbe problemi di concorrenza, dato che l’impresa comune non ha attività attuali o previste nello Spazio economico europeo. L’operazione è stata esaminata secondo la procedura semplificata di revisione della concentrazione.

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