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Ecco come s’è slegata la Super Lega con Juve, Inter e Milano

Come e perché sta naufragando il progetto di Super League

LA SUPER LEGA DURA 48 ORE, NAUFRAGA IL PROGETTO

In 48 ore si sgretola il progetto di Florentino Perez e Agnelli, decisive le pressioni dell’Uefa e le proteste di giocatori, staff e tifosi.

Forse è vero che non esiste più il calcio “romantico”, quello delle bandiere, quello dei presidenti innamorati, quello in cui non c’erano Financial Fair Play o VAR.

Le ultime 48 ore però hanno dimostrato qualcosa di diverso: il calcio non può essere solo massimizzazione degli introiti e format ad hoc per catturare il maggior numero di spettatori possibile. Il calcio è molto di più.

LONDON CALLING

Dopo che nel tardo pomeriggio si sono sparse le prime voci di un possibile dietrofront di alcuni dei 12 club fondatori della Superlega, nella nottata è arrivata la conferma: i club inglesi coinvolti, ovvero Arsenal, Manchester United, Manchester City, Tottenham, Liverpool e Chelsea hanno ufficialmente iniziato l’iter burocratico per abbandonare la Superlega.

Questi club sono stati costretti a fare un passo indietro dopo le feroci proteste dei tifosi, sul web e davanti agli stadi. Sempre nella giornata di ieri i tifosi del Chelsea si sono presentati in massa davanti a Stanford Bridge, la casa di Blues, impedendo al pullman della squadra di avanzare verso il parcheggio interno della struttura. Il messaggio era solo uno: no alla Superlega.

Non solo i tifosi però hanno voluto dare un segnale forte alle proprietà. Il tecnico del Liverpool Jurgen Klopp, che già in passato si era espresso in maniera molto negativa sulla possibile creazione di una coppa solo per pochi club eletti, ha dichiarato di essere pronto a dare le dimissioni nel caso in cui la sua dirigenza avesse confermato la partecipazione alla Superlega. Anche il capitano del Liverpool, Jordan Henderson, dopo aver convocato una riunione con tutti i capitani delle altre 19 squadre di Premier League, ha rilasciato un tweet in cui esprimeva il sentimento comune dei giocatori: “Non ci piace e non vogliamo che accada.

Questa è la nostra posizione”. Tuttavia la prima squadra ad ufficializzare l’abbandono della Superlega è stato il Manchester City di Pep Guardiola che, prima del comunicato, in conferenza, si era espresso così sul tema: “Non è sport se non puoi perdere”.

In serata è arrivata anche il commento di Ceferin, il presidente dell’Uefa, che ha riaccolto a braccia aperte il club di Khaldun al-Mubarak: “Bentornati nel calcio europeo”

LE REAZIONI IN ITALIA E SPAGNA

La defezione delle sei inglesi ha complicato e non poco i piani di Florentino Perez che, solo 24 ore fa, nel programma El Chiringuito, aveva provato a rassicurare i club fondatori, minacciati dalle federazioni interne e dall’Uefa di essere esclusi dai futuri campionati nazionali e dalla Champions League già dalla stagione in corso. Perez sosteneva che la Superlega sarebbe partita in ogni caso, anche se qualche squadre avesse abbandonato il progetto. Ma dopo gli inglesi, come per un effetto domino, sono emerse anche le perplessità delle spagnole, Barcellona e Atletico Madrid.

Il presidente del Barcellona Joan Laporta ha dichiarato alla rete Tv3 che i catalani avrebbero fatto parte della Superlega solo se i soci lo avessero approvato, rimandando così il momento di una presa di posizione ufficiale. Per quanto riguarda l’Atletico invece nessun dirigente ha voluto parlare con i media, ma fonti vicine al club assicurano che sia solo una questione di tempo prima che anche i Colchoneros abbandonino la nave.

In Italia si vociferava che il Milan fosse la squadra più vicina a dichiararsi fuori, ma la prima a compiere un passo formale è stata l’Inter, con una dichiarazione riportata da Ansa: “ Il progetto Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di interesse dall’Inter”.

La situazione sarà più chiara nei prossimi giorni, quando si capirà se e come i club coinvolti verranno puniti dall’Uefa, ma una cosa ormai è certa: almeno per il momento, il progetto Superlega verrà archiviato.

Ora la palla passa a Ceferin che dovrà essere in grado di riformare una nuova Champions League, più ricca e interessante per tutti.

In futuro sarà fondamentale il dialogo tra club e istituzione in modo tale da evitare che si ripetano situazioni di questo genere dove a perdere non sono le singole squadre o la Uefa, ma il calcio e tutte le persone che amano questo sport.

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