Il numero uno del consorzio Eurofighter spera che la spinta all’export possa portare al raddoppio della produzione del jet da combattimento Typhoon di quarta generazione entro il 2028.
In occasione del Salone aeronautico di Parigi, il ceo del consorzio Eurofighter Jorge Tamarit Degenhardt ha dichiarato: “Stiamo già puntando a un ritmo di produzione di 30 velivoli, una volta che i nuovi ordini dall’estero inizieranno ad arrivare”, ripreso da Breaking Defense. Degenhardt ha affermato che attualmente si producono 14 jet da combattimento all’anno, con l’intenzione di raggiungere le 20 unità all’anno nei prossimi tre anni.
Al programma Eurofighter partecipano quattro Paesi: Italia, Germania, Spagna e Regno Unito. A gestirlo sul piano industriale è il Consorzio Eurofighter a cui partecipano Leonardo (con il 21%), Airbus Group e Bae Systems.
Dunque il consorzio prevede di portare la produzione del caccia Eurofighter a 30 esemplari l’anno a partire dal 2028, più che raddoppiando il ritmo attuale. L’aumento sarebbe quindi trainato dai nuovi ordinativi provenienti da clienti internazionali, dall’Europa fino al Medio Oriente. Questo si aggiunge alle richieste di aerei e aggiornamenti da parte dei principali utenti, Germania, Spagna, Italia e Regno Unito, ricorda Defense News.
Tutti i dettali.
I PIANI PER AUMENTARE LA PRODUZIONE
Quindi il consorzio Eurofighter ha messo a punto un piano industriale per aumentare la produzione a 30 velivoli all’anno a partire dal 2028, subordinatamente all’ottenimento di nuovi ordini dall’estero.
“Dobbiamo accelerare la produzione”, ha spiegato il ceo Degenhardt. “Dato che queste consegne avverranno entro il prossimo decennio o decenni, dobbiamo sostenere questo aumento della produttività industriale, [sviluppando] le migliori nuove tecnologie di produzione, e dobbiamo anche rafforzare la nostra catena di fornitura di 400 fornitori essenziali”.
Il piano prevede un aumento della produzione annuale di Eurofighter dagli attuali 14 velivoli a 20 esemplari entro 36 mesi, puntando a 30 successivamente.
GRAZIE A NUOVE CAMPAGNE DI EXPORT
Al Salone dell’Aeronautica di Le Bourget a Parigi Degenhardt ha dichiarato ai giornalisti di aspettarsi una crescita delle esportazioni.
Oltre all’attuale ordine totale di 729 jet di Eurofighter, il consorzio a quattro tra Berlino, Roma, Londra e Madrid sta puntando ad aumentare la produzione grazie alle campagne di vendita in pieno svolgimento in Turchia, Arabia Saudita, Polonia, Austria e Portogallo.
“Il concetto interessante è che se iniziamo a consegnare i jet, diciamo, ora, questi jet funzioneranno bene fino al 2060”, ha aggiunto Degenhardt. “Dobbiamo accelerare e definire la radice del potenziamento delle capacità per il futuro”.
“Non abbiamo ancora raggiunto il massimo”, ha spiegato ancora il numero uno del consorzio Eurofighter, riferendosi ai piani dell’azienda di produrre più jet, più velocemente. L’idea di produrre “massa da combattimento” per l’Europa, come l’ha definita l’amministratore delegato, risponde all’urgenza dei recenti conflitti scoppiati nel continente e nei suoi dintorni, in particolare la guerra della Russia contro l’Ucraina, sottolinea ancora Defense News.
AUSTRIA
Secondo Breaking Defense, la prospettiva di un futuro accordo con l’Austria potrebbe fare un passo avanti una volta che Vienna avrà sviluppato un piano di approvvigionamento, potenzialmente lanciato il prossimo anno, e come proposto da un rapporto sulla difesa nazionale pubblicato all’inizio di quest’anno, per sostituire i vecchi Eurofighter Typhoon Tranche 1.
POLONIA
Per quanto riguardo la Polonia, il paese deve decidere tra l’Eurofighter e l’F-15EX della Boeing sull’acquisto di 32 nuovi caccia, “anche se resta da vedere quando verrà presa una decisione sulla selezione dei velivoli” precisa sempre Breaking Defense.
TURCHIA
Nel frattempo, procede anche la trattativa con Ankara per l’acquisto di 40 Eurofighter.
Lo scorso 24 aprile, il Ministero della Difesa turco ha ribadito il suo impegno a proseguire l’acquisto degli Eurofighter Typhoon attraverso negoziati con il Regno Unito, prendendo le distanze dalle notizie secondo cui la Germania avrebbe posto il veto all’accordo in risposta all’arresto del sindaco di Istanbul e principale candidato presidenziale dell’opposizione, Ekrem Imamoglu. La conferma era arrivata nel mezzo di una crescente polemica scatenata dalle notizie dei media tedeschi secondo cui Berlino avrebbe bloccato la consegna di quasi 30 Eurofighter Typhoon alla Turchia.
ARABIA SAUDITA
Inoltre, sempre Breaking Defense ricorda che la britannica Bae Systems ha dichiarato lo scorso anno di essere in procinto di collaborare con il governo britannico per una dichiarazione formale dei requisiti a supporto di un potenziale nuovo accordo con l’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita gestisce già una flotta di 72 Eurofighter dopo che una prima vendita con Bae è stata concordata nel 2007.
Dunque ora Riad sta valutando l’ordine di nuovi Eurofighter ed elicotteri Nh90 da aggiungere alla sua flotta di 72 aerei.
MOSSO PRODROMICA A UN EVENTUALE INGRESSO DELL’ARABIA SAUDITA NEL GCAP
L’acquisto della piattaforma rappresenterebbe anche una mossa prodromica all’ingresso del paese nel programma trilaterale tra Regno Unito, Italia e Giappone Gcap per il sistema di combattimento aereo di sesta generazione.
Come aveva affermato a Defense News un ex manager di Leonardo a febbraio, se l’Arabia Saudita acquistasse quelle piattaforme e lavorasse attivamente alla loro costruzione, accumulerebbe know-how prima di assumere potenzialmente un ruolo produttivo su Gcap.
“Dato che è necessario un processo per entrare in Gcap, e ha bisogno di tempo, utilizziamo il tempo per creare più attività possibile. E proponiamo di lavorare insieme sui programmi, che potrebbero essere il nuovo Eurofighter e l’NH90. È un approccio molto diverso. Eravamo soliti vendere, ora diciamo lavoriamo insieme”, aveva chiarito Lorenzo Mariani, allora manager di Leonardo e oggi ceo di Mbda Italia. “È necessario introdurre un lavoro intermedio e crediamo che alcuni programmi come Eurofighter possano essere la giusta via d’accesso a Gcap”, aveva aggiunto Mariani.
Il Regno Unito, che sta guidando lo sforzo di vendita di Eurofighter in Arabia Saudita, è supportato dall’Italia. A Defense News Mariani ha affermato che con l’aggiunta di nuovi radar e l’arrivo di nuovi ordini, l’Eurofighter era “in un processo di evoluzione a lungo termine”, aggiungendo: “L’Eurofighter uscirà da questo processo fondamentalmente trasformato e l’Arabia Saudita può avere un ruolo in questo processo”.
IN VISTA DELL’AGGIORNAMENTO PER L’EUROFIGHTER
Infine, secondo il numero uno del consorzio Eurofighter, oltre all’export, la chiave per mantenere il velivolo “operativamente rilevante” per i decenni a venire è un aggiornamento di metà vita ancora da definire. A livello tecnico, l’Eurofighter sta “raggiungendo il limite” della sua architettura hardware attuale, mentre la pressione relativa a un “problema di capacità di calcolo” deve essere risolta a lungo termine.
Nonostante l’ambizione dell’aggiornamento e i requisiti di supporto chiaramente “articolati” dalle quattro nazioni che ospitano l’Eurofighter, queste non hanno ancora fornito alcun finanziamento, ha ammesso il ceo Degenhardt.