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Carlo Calenda Terzo Polo

Cosa combinano Calenda, Bonino, Renzi e Di Maio che girano attorno al Pd

Tutte le novità e le diversità (anche programmatiche) fra Calenda, Bonino, Renzi e Di Maio Alleanza (con qualche diversità di veduta programmatica) fra Azione e Più Europa. Vade retro Di Maio. Interlocuzioni con Renzi (diffidente Calenda, propositiva Bonino), che fare davvero con il Pd? Sono temi e domande che animano il confronto fra una parte…

Alleanza (con qualche diversità di veduta programmatica) fra Azione e Più Europa. Vade retro Di Maio. Interlocuzioni con Renzi (diffidente Calenda, propositiva Bonino), che fare davvero con il Pd?

Sono temi e domande che animano il confronto fra una parte dei centristi, quelli che più si sentono custodi dell’Agenza Draghi.

Si parte comunque da una premessa: il Rosatellum impone di trovare dei compagni di viaggio, se si vuol davvero provare a battere la destra, sintetizza oggi Repubblica: “Carlo Calenda cambia strategia. Apre al Partito democratico perché, dice, «Enrico Letta è una persona seria». Propone un Patto repubblicano fondato sull’agenda Draghi. Ma non rinuncia a porre veti — in particolare su Luigi Di Maio — né condizioni.

Tra i 5 Stelle, Calenda mette ancora anche Luigi Di Maio, nota il Corriere della Sera: “È sprezzante la sua risposta a una domanda sul nuovo leader di Insieme per il futuro: «Di Maio? Non so di chi stiamo parlando»”.

Di Maio, al contrario, in tv su La7, a L’aria che tira, ha cercato di tendere una mano: «Le coalizioni si presentano fra il 12 e il 14 agosto, nelle prossime settimane ci sarà un dibattito. Le coalizioni sono fondamentali per stare uniti contro gli estremismi. Essere uniti, fra coloro che hanno provato a salvare il governo di unità nazionale, è un valore».

Ieri sera Calenda ha incontrato Matteo Renzi, leader di Italia viva, che commenterà sibillino: «È chiaro che con Calenda abbiamo posizioni simili, ha fatto il ministro con me, l’ho sostenuto a Roma. Dopodiché quel che deciderà Calenda lo dirà Calenda».

Ma su tutto il dibattito, molto giornalistico e politicistico, ovvero partitico, arriva il post stamattina di Calenda: “Non faremo coalizioni politiche con programmi e leadership comuni con tutto il csx. Cosa che la legge elettorale non prevede. Stiamo valutando l’opzione di andare indipendenti dai poli e quella di fare accordo per salvare uninominali mantenendo la nostra leadership e il nostro programma. Ci candidiamo a rappresentare gli elettori liberal riformisti e popolari. La nostra identità deve rimanere netta e coerente. Il PD rappresenta gli elettori socialdemocratici. Alcune cose ci uniscono molte ci dividono. Decideremo cosa fare solo sulla base dell’interesse del paese. Per noi l’obiettivo primario è ricostituire un governo Draghi con un forte sostegno riformista. Se ciò non sarà possibile ci candidiamo a governare il paese seguendo i principi enunciati nel nostro patto. Votando noi sarete certi che non ci saranno alleanze con 5S e Sovranisti”.

Diversità nella convergenza. D’altronde anche sulla difesa c’è chi fa notare che il corposo dossier programmatico predisposto poche settimane fa da Azione grazie al responsabile difesa, Vincenzo Camporini, non ha trovato per nulla spazio nel programma elettorale presentato ieri da Calenda e Bonino (qui le proposte integrali)

Al primo punto del «Patto repubblicano» presentato ieri dal leader di Azione Carlo Calenda e dai Radicali di Più Europa Emma Bonino e Benedetto Della Vedova ci sono atlantismo ed europeismo, ha sottolineato oggi il quotidiano il Sole 24 Ore: “E quindi sostegno alla Nato, al progetto di una difesa comune europea e naturalmente sostegno all’Ucraina nella sua resistenza contro l’invasione russa anche con l’invio di armi. Europeismo vuol dire anche delega di più poteri all’Unione europea e maggiore integrazione, con il superamento del principio del voto all’unanimità in seno al Consiglio europeo. Ma ci sono anche salario minimo nel quadro Ue, incentivazione del lavoro giovanile, revisione del reddito di cittadinanza per potenziare la gamba delle politiche attive, revisione del bonus edilizio del 110% che dovrà essere sostituito con politiche mirate di efficientamento energetico, rafforzamento di sanità e istruzione, introduzione delle quote di ingresso per gli immigrati e dello ius scholae, ripresa del piano Industria 4.0 ampliandolo alla transizione ecologica, riforma della Costituzione per riportare alcune competneze dalle Regioni allo Stato e superare il bicameralismo paritario. Innovativa poi l’idea di spostare la tassazione dal lavoro e dalla produzione alle transazioni digitali al fine di ridurre l’evasione e aiutare famiglie e imprese: «Il gettito aggiuntivo derivante da questo spostamento del carico fiscale e dell’efficientamento della spesa andrà utilizzato per un taglio di due punti del Pil su Irap e Irpef sui redditi medio bassi, a partire dai giovani»”.

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