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Germania

Che cosa cambierà per l’Ue con il nuovo governo in Germania?

Domande e scenari nell’analisi dell’editorialista Angelo De Mattia   L’accelerazione in Germania della costituzione della Grösse Koalition sollecita a riflettere sul fatto che uno dei punti centrali dell’intesa tra Spd e Cdu-Csu sarà il programma per l’Europa: un tema che finora in Italia nella campagna elettorale è trattato marginalmente e solo per quel che non…

Domande e scenari nell’analisi dell’editorialista Angelo De Mattia

 

L’accelerazione in Germania della costituzione della Grösse Koalition sollecita a riflettere sul fatto che uno dei punti centrali dell’intesa tra Spd e Cdu-Csu sarà il programma per l’Europa: un tema che finora in Italia nella campagna elettorale è trattato marginalmente e solo per quel che non si vuole, quasi si fosse nella condizione montaliana del «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo».

IL PROGRAMMA EUROPEO

La coalizione tedesca riconosce e si fa carico dell’esigenza della solidarietà finanziaria nell’Unione – cosa che rappresenta un’innovativa ammissione per la Cdu – anche se poi la declina in una maniera che non prevede la collettivizzazione, sia pure parziale, dei rischi (soprattutto in campo bancario) e dei debiti sovrani, se non per il rafforzamento dell’Esm, che sarebbe trasformato in Fondo Monetario Europeo, erogherebbe finanziamenti ai Paesi in difficoltà e interverrebbe nell’eventuale ristrutturazione dei debiti.

NOVITA’ E CONTINUITA’

Alla base di questa impostazione programmatica vi è il riconoscimento della necessità di muovere verso un bilancio dell’Eurozona che possa concorrere ad affrontare le crisi, a stimolare lo sviluppo delle riforme strutturali e a sostenere forme di convergenza sociale. Il pendant sarebbe dato da un più rigido controllo sui bilanci nazionali: un obiettivo da tempo in discussione e che alcuni vorrebbero affidare al costituendo Fondo Monetario attribuendogli un compito quasi da authority, mentre altri ritengono vada confermato il conferimento del controllo alla Commissione Ue.

IL RUOLO DEL MINISTRO DELLE FINANZE

Dal progetto tedesco sarebbe escluso un ruolo di sorveglianza in capo al ministro unico delle Finanze, perché quest’ultima figura non è prevista. Le ragioni della non inclusione di questa funzione nel progetto possono essere diverse e, fra queste, anche la rinuncia a sostenere uno dei cavalli di battaglia dell’ex ministro Wolfgang Schaeuble, ma comunque è condivisibile l’esclusione; la zoppìa istituzionale data dalla politica monetaria unica e dalla pluralità delle politiche economiche e di finanza pubblica non si supera estraendo dal cilindro il ministro delle Finanze unico, presupponendo questa figura un raccordo con le altre principali istituzioni comunitarie da rivedere sostanzialmente se non si vuole compiere un ulteriore passo verso la cessione di sovranità alla quale non segue una compartecipazione effettiva dei partner europei alla sua gestione.

PROSPETTIVE E INCERTEZZE

GermaniaSia chiaro: le proposte per l’Europa e per l’Eurozona fin qui elaborate in vista della definitiva sanzione della Grösse Koalition sono tutte da approfondire a discutere. Deve essere chiaro in particolare che, fatto il passo avanti sulla solidarietà, la dimostrazione dell’effettivo progresso deve essere data dall’avvio della messa in comune di rischi e debiti. Ciò apre anche il capitolo dell’Unione bancaria, che è in mezzo al guado, essendosi trascurato il principio di sussidiarietà e non avanzandosi sul piano dell’integrazione proprio per il pervicace contrasto tedesco all’assicurazione europea dei depositi e all’adeguata dotazione del fondo di risoluzione. Deve altresì essere spazzata via l’ipotesi dell’attribuzione di un coefficiente di rischio agli investimenti in titoli pubblici, che potrebbe essere collegata alla progettata trasformazione dell’Esm. Altre riforme, a cominciare dal Fiscal Compact e dalla normativa e dalla supervisione bancarie, sono necessarie.

(estratto di un articolo pubblicato sul quotidiano Mf/Milano Finanza)

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