Nei primi sei mesi del 2025 il valore dei nuovi investimenti e dei nuovi contratti di costruzione della Cina nei paesi aderenti alla Belt and Road Initiative – il grande progetto internazionale sulle infrastrutture voluto dal presidente Xi Jinping, noto anche come Nuova via della seta – ha raggiunto la cifra record di 124 miliardi di dollari in tutto. Si tratta di una cifra più alta di quella registrata nell’intero 2024, stando a uno studio realizzato dall’Università Griffith, in Australia, e dal Centro per la finanza verde e lo sviluppo di Pechino. Secondo il Financial Times, che ha commentato lo studio, questa espansione economica della Cina all’estero contrasta con la politica di chiusura commerciale dell’amministrazione di Donald Trump negli Stati Uniti.
LE CAUSE DELLA CRESCITA DEGLI INVESTIMENTI CINESI
Secondo Cristoph Nedopil Wang, autore dello studio, ciò che colpisce degli ultimi numeri della Belt and Road Initiative è “la scala”, con “molti mega-accordi, ciascuno dei quali supera i 10 miliardi di dollari”. Stando alla sua ricostruzione, il rallentamento dell’economia cinese ha indotto alcune società cinesi a volgersi ai mercati esteri; dall’altra parte, i paesi membri della Belt and Road Initiative hanno preferito approfondire le loro relazioni con Pechino per tutelarsi dalle tensioni commerciali con Washington.
A COSA SERVE LA BELT AND ROAD INITIATIVE
Ma la Belt and Road Initiative, lanciata nel 2013 e con 150 paesi aderenti, non è solo un progetto commerciale bensì un’iniziativa geopolitica, portata avanti dalla Cina con l’obiettivo di ampliare la sua influenza nel mondo – in particolare nelle regioni in via di sviluppo – attraverso la gestione di infrastrutture. Nel complesso, il valore dei contratti e degli investimenti legati alla Nuova via della seta ammonta a 1300 miliardi di dollari, con contratti di costruzione per 775 miliardi e investimenti non-finanziari per 533 miliardi.
GLI INVESTIMENTI NELL’ENERGIA
Nello studio si legge che nella prima metà del 2025 gli investimenti cinesi legati all’energia sono stati i più alti dall’avvio della Belt and Road Initiative. Le regioni con più contratti sono state l’Africa (39 miliardi di dollari) e l’Asia centrale (25 miliardi di dollari).
Gli investimenti cinesi nei progetti sui combustibili fossili, in particolare, hanno raggiunto il valore record di 44 miliardi di dollari, più della cifra registrata nell’intero 2024. Anche i progetti nell’energia solare, in quella eolica e nella termovalorizzazione hanno toccato un record, sfiorando i 10 miliardi. Così come da record sono state le iniziative nel settore dei metalli e dei minerali (incluso il carbone, di cui la Cina è la maggiore consumatrice al mondo), da quasi 25 miliardi.
KAZAKISTAN, SUD-EST ASIATICO E AMERICA LATINA
Tra tutti i paesi aderenti alla Belt and Road Initiative, quello che nella prima metà del 2025 ha ricevuto più investimenti è stato il Kazakistan con 23 miliardi. L’America latina, invece, ha ricevuto la cifra più bassa in investimenti e contratti degli ultimi dieci anni.
Dopo l’Asia centrale, la seconda regione che ha attratto più flussi di capitali cinesi è stata il Sud-est asiatico con circa 11,3 miliardi.
E L’AFRICA?
Nonostante la Cina sia stata accusata di condurre i paesi emergenti che hanno aderito alla Belt and Road Initiative dentro “trappole del debito” – spingendoli cioè a indebitarsi per la realizzazione di mega-progetti infrastrutturali e privandoli poi di una parte della loro sovranità -, esiste la possibilità che l’innalzamento delle barriere commerciali da parte di Stati Uniti e Unione europea provochi un maggiore avvicinamento del cosiddetto “Sud globale” a Pechino: lo ha spiegato Rebecca Ray dell’Università di Boston al Financial Times.
La Cina, ha detto Ray, ha per esempio eliminato i dazi verso i paesi africani; l’Europa, al contrario, ha previsto delle tariffe sull’impronta carbonica delle esportazioni e anche l’America ha annunciato dei dazi.