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Carige

Tutte le sportellate fra Malacalza e Fiorentino in Banca Carige

Che cosa sta succedendo in Banca Carige? E’ la domanda che assilla azionisti, analisti e addetti ai lavori anche dopo la giornata odierna in cui l’assemblea dei soci ha approvato i conti 2017 che hanno fatto registrare una perdita di oltre 380 milioni. Ma non è il rosso che ha arroventato l’assemblea quanto le critiche…

Che cosa sta succedendo in Banca Carige? E’ la domanda che assilla azionisti, analisti e addetti ai lavori anche dopo la giornata odierna in cui l’assemblea dei soci ha approvato i conti 2017 che hanno fatto registrare una perdita di oltre 380 milioni. Ma non è il rosso che ha arroventato l’assemblea quanto le critiche al capo azienda Paolo Fiorentino arrivate dal rappresentante dell’azionista Vittorio Malacalza. Mentre il rappresentante dell’altro socio forte, lo scalpitante finanziere Raffaele Mincione, ha elogiato l’operato dell’amministratore delegato e ha approvato il bilancio della banca. Ecco numeri, parole e polemiche.

I CONTI 2017

L’assemblea di Banca Carige ha approvato i conti del 2017 chiusi con una perdita di oltre 380 milioni. Il bilancio è stato approvato con oltre il 99% dei voti. Il bilancio ha registrato svalutazioni per 738 milioni. Il coefficiente patrimoniale Cet1 è al 12,4% grazie al successo del rafforzamento patrimoniale di oltre 1 miliardo di euro, mentre il rapporto tra crediti deteriorati e impieghi (Npe Ratio) si è assestato al 17,1%, con l’obiettivo di scendere al di sotto del 10% entro la fine dell’anno.

IL COMMENTO DI FIORENTINO

“Credo di avere fatto un discreto lavoro, che qualcun altro peraltro ha copiato in modo maldestro: convincere ad esempio le nostre controparti a difendere il valore della partnership, come Credito Fondiario. Abbiamo sempre e comunque privilegiato l’interesse dell’azienda”, detto l’ad di Carige, Paolo Fiorentino, dopo avere ripercorso le tappe dell’ aumento di capitale, concluso a fine 2107, per chiarire all’azionista Malacalza i tanti dubbi sollevati sull’operazione.

L’AUMENTO DI CAPITALE

“L’operazione aveva un profilo di rischio molto alto – ha detto l’ad -. Tutti hanno concorso alla riuscita dell’aumento, vecchi e nuovi e piccoli azionisti. Abbiamo agito per la conservazione della banca, per la difesa dei depositanti. Questa operazione ha fatto scuola, anche a livello internazionale e siamo abbastanza orgogliosi. Spero di avere chiarito le legittime perplessita’ dovute alla complessita’ dell’operazione”. Il legale di Malacalza, Luca Purpura, ha risposto di essere abbastanza soddisfatto su alcuni chiarimenti “ma non su tutti” e ha preso atto della disponibilità dell’ad a chiarire. “Mi sono sfuggite alcune cose ma forse sono stato distratto” ha aggiunto Purpura: “si – ha replicato Fiorentino – forse e’ stato un poco distratto”.

LA DIFESA DI FIORENTINO

“Tutte le nostre comunicazioni avvenute nell’aumento di capitale sono state concordate, parola per parola, con Consob e con le autorità di vigilanza”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Banca Carige, Paolo Fiorentino, rispondendo alle questioni mosse da Malacalza Investimenti, che ha chiesto conto al capo azienda del comunicato diffuso nel novembre 2017 che ha scatenato una crisi di liquidità dell’istituto. Fiorentino ha precisato che il cda si è attenuto alla “normativa prevista in materia di aumenti di capitale iperdiluitivi” e ha diffuso la comunicazione “al fine di dare informativa al mercato circa lo stato della formazione del consorzio di garanzia, che è stata preceduta da un dialogo con l’autorità”. L’a.d. ha precisato che la lettera del 14 novembre in cui Malacalza certificava il suo impegno di una eventuale salita fino al 28% di Carige “era una precondizione necessaria per la formazione del consorzio di garanzia”.

LA REPRIMENDA DI MALACALZA

Il primo azionista di Banca Carige Malacalza Investimenti aveva chiesto prima al capo azienza di di chiarire “il grave episodio della crisi di liquidità a metà novembre 2017” a seguito della “fuga di depositanti” provocata da un comunicato stampa che ha suscitato allarme. Ha anche chiesto chiarimenti sui costi dell’aumento di capitale. Malacalza è intervenuto attraverso il legale Luca Purpura. Malacalza ha ricordato di avere inviato “martedi’ 14 novembre 2017, una lettera al presidente del CdA, con cui palesava di aver maturato la decisione di sottoscrivere la quota di aumento di capitale corrispondente ai propri diritti di opzione, dopo aver gia’ richiesto alla BCE (il 26 ottobre 2017) l’autorizzazione ad incrementare l’entita’ della partecipazione sociale fino ad un ammontare massimo del 28% del capitale della Banca”. Oggi, Malacalza chiede perciò all’ ad di spiegare perché “Carige abbia emesso il comunicato del 16 novembre mattina scorso; quali erano le circostanze che giustificavano l’affermazione sulle mancate condizioni per la costituzione del consorzio di garanzia; perché si sia omesso di dar conto nel comunicato delle dichiarazioni di Malacalza Investimenti in merito all’esercizio delle opzioni di sua competenza; perché non ci si sia avvalsi delle facoltà concesse dalla legge di ritardare la comunicazione al pubblico, anche nell’ipotesi in cui si fosse ritenuto che le informazioni che costituivano oggetto del comunicato dovessero essere qualificate come privilegiate. I chiarimenti richiesti appaiono tanto più urgenti avuto riguardo al fatto che già il successivo 17 novembre 2017 la situazione profilata nel comunicato del 16 novembre rientrava: rimanendo solo, alla Banca, il pregiudizio procurato dalla fuga di liquidita’”.

CHE COSA HA FATTO MINCIONE

Il nuovo azionista di Carige Raffaele Mincione ha votato a favore del bilancio 2017 e in una nota ha espresso il proprio appoggio all’ad, Paolo Fiorentino. Giulio Corrado, in rappresentanza di Wrm Group, ha spiegato che “a seguito delle dichiarazioni emerse nel corso dell’assemblea odierna di Banca Carige vogliamo ribadire il nostro appoggio all’ad Paolo Fiorentino per l’ottimo lavoro svolto. Oggi non dobbiamo dimenticarci dei momenti bui che Carige ha passato, né dimenticarci che anche altre banche hanno dovuto affrontare grandi difficoltà e che non tutte sono riuscite a portare a termine l’aumento di capitale. Per questo oggi abbiamo deciso di essere presenti in assemblea e di votare il bilancio, a dimostrazione della fiducia verso l’ad Fiorentino e il piano di ristrutturazione che sta portando avanti in maniera egregia”.

L’APPELLO DI FIORENTINO

I soci di Banca Carige dovrebbero parlare tra di loro “prima di mettersi a litigare” e scoprirebbero che parlano un linguaggio “simile”, ha detto l’amministratore delegato di Banca Carige, Paolo Fiorentino, a margine dei lavori dell’assemblea dei soci dell’istituto ligure. “Ascolto – ha detto Fiorentino – tutti gli azionisti e da tutti mi porto a casa dei feedback e delle informazioni. Anche Mincione, peraltro un signore che parla un linguaggio che è clamorosamente simile a quello degli altri azionisti. La mia raccomandazione è che forse sarebbe meglio che i soci si parlassero, perché noi abbiamo bisogno di una struttura forte e più coesa possibile”. Fiorentino ha escluso che al vertice si facciano differenze. “Siamo gratissimi – ha sottolineato l’ad – ai soci, come quelli storici che hanno sostenuto la banca nei momenti di crisi, in particolare Malacalza Investimenti, e naturalmente guardiamo con lo stesso favore al sostegno che viene dato all’azienda dai nuovi azionisti. L’auspicio è sempre che, prima di mettersi a litigare, si capisca qual è il colore delle maglie, magari sono tutti del Genoa o tutti della Sampdoria”.

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