Finisce la distrazione, chiamiamola così, del cortile di casa dove si sono inseguiti per un po’ di giorni, fra Circo Massimo e aule parlamentari, gli scontri verbali, spesso da vero e proprio spettacolo, fra la premier Giorgia Meloni e i suoi avversari. Fra i quali qualcuno ha addirittura arruolato anche i leghisti per le loro numerose assenze, compresa quella del vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, alle comunicazioni del governo a Montecitorio sul Consiglio europeo al quale la premier si accingeva a partecipare.
LA SVOLTA DI ZELENSKY SECONDO REPUBBLICA
La politica estera e le guerre, a cominciare da quella in Ucraina, senza dimenticare quelle in Medio Oriente che si combattono su più fronti, si riprendono l’attenzione anche del lettore più distratto e svogliato. Cui è stata offerta, per esempio, da Repubblica come una “svolta” l’intervista ad un giornale francese in cui il presidente ucraino Zelensky ha ammesso la perdita ormai irrecuperabile della Crimea, presasi dai russi già prima della guerra in corso dal 2022, e del Donbass poi occupato.
LA RESA DI ZELENSKY SECONDO FATTO E VERITA’
Per Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio e la Verità di Maurizio Belpietro, spesso convergenti su più argomenti pur da fronti opposti, quella di Zelensky va vista invece come “una resa”, prima ancora dell’apertura di trattative e, soprattutto, dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Su cui notoriamente dal Cremlino Putin puntava da tempo per poter chiudere i conti con l’Ucraina di quel mezzo nazistoide che lui ha sempre considerato Zelensky nel modo più conveniente per la Russia. La quale tuttavia ha mancato l’obiettivo iniziale della “operazione speciale” congegnata per arrivare a Kiev con le truppe in una quindicina di giorni e impadronirsi di tutto il paese.
TRAVAGLIO INZUPPA IL BISCOTTO
In considerazione di questo obiettivo mancato grazie agli aiuti militari e finanziari dell’Occidente, quella di Zelensky è apparsa, per esempio ai giornali del Quotidiano Nazionale del gruppo editoriale Riffeser Monti, “quasi una resa”. E tutto in un contesto militare e politico oggettivamente confuso nel quale Travaglio ha avuto facile gioco a inzuppare il suo biscotto paragonando la permanente guerra in Ucraina, con bombe, morti, feriti e distruzioni, a quella che il maresciallo Badoglio ereditò e annunciò di proseguire in Italia nel 1943 subentrando al deposto Mussolini.
FERRARA SUL FOGLIO SI RIVOLGE AL CRETINO IBRIDO
In attesa dell’armistizio, chissà dove e come paragonabile a quello di Cassibile annunciato dell’8 settembre sotto il governo Badoglio, appunto, Giuliano Ferrara sul Foglio ha cercato di spiegare al “cretino ibrido” la guerra d’Ucraina scrivendo nel titolo del suo articolo che “la volontà di potenza, la crudeltà, il coraggio, la resistenza non sono uno spreco evitabile con la pace senza giustizia”. “Bisognerà ricordarsene – ha ammonito – quando ci si siederà al tavolo con Putin” dopo le parole di Zelensky di una “dolorosa presa d’atto” delle condizioni sul campo. Dove si profila una interposizione di forze militari europee che l’Italia vorrebbe però intestare più all’Onu che all’Unione.