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Costi e ricavi della Wagner di Prigozhin

Putin ha ammesso: è il governo russo a finanziare il gruppo Wagner di Prigozhin, che nei giorni scorsi ha marciato su Mosca. Cosa ne sarà adesso degli enormi affari economici della compagnia in Repubblica centrafricana?

Ieri il presidente della Russia Vladimir Putin, durante un incontro con dei funzionari militari, ha detto che le attività del gruppo Wagner – la compagnia di mercenari guidata da Yevgeny Prigozhin che lo scorso fine settimana ha attuato una rivolta armata – sono state “interamente” finanziate dal governo russo.

Che il gruppo Wagner fosse una sorta di braccio armato del Cremlino, schierabile in tutte quelle situazioni dove Mosca voleva sì intervenire militarmente ma non per vie formali (in Libia, Mali e Sudan, ad esempio), lo si sapeva già da tempo, ma l’ammissione di Putin è comunque molto importante e contraddice con quanto lo stesso presidente russo aveva detto e lasciato intendere in passato.

I PAGAMENTI DEL GOVERNO RUSSO AL GRUPPO WAGNER E A PRIGOZHIN

Putin ha detto che le spese di mantenimento della compagnia dal maggio 2022 al maggio 2023 sono costate al bilancio pubblico un totale di 86,3 miliardi di rubli, oltre 1 miliardo di dollari. Il governo russo ha poi destinato una somma aggiuntiva di 110 miliardi di rubli (quasi 1,3 miliardi di dollari) per le indennità assicurative dei combattenti.

Il presidente ha aggiunto che “il proprietario” – si riferiva a Prigozhin, anche se non l’ha nominato – di Concord Group, l’azienda a cui fa riferimento il gruppo Wagner, ha guadagnato circa 80 miliardi di rubli (937,6 milioni di dollari) “dallo stato” nel periodo maggio 2022-maggio 2023 per la fornitura di cibo alle forze armate russe. Prigozhin è soprannominato “il cuoco di Putin” per via delle sue società di catering che organizzano le cene del presidente.

TUTTI GLI AFFARI NELLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA

Il gruppo Wagner è molto presente in Africa: Libia, Mali, Sudan e soprattutto Repubblica centrafricana, uno dei paesi più poveri al mondo ed ex-colonia francese che – stando a una lunga inchiesta di Bloomberg – è oggi di fatto sotto il controllo dei mercenari russi.

Circa duemila combattenti della compagnia sono arrivati in Repubblica centrafricana a seguito dell’accordo bilaterale di sicurezza tra Bangui e Mosca del 2018, e grazie alle loro armi hanno permesso al governo locale di sconfiggere i ribelli dopo circa un decennio di combattimenti. In cambio della protezione al presidente Faustin-Archange Touadera, il gruppo Wagner ha ottenuto il controllo di pressoché tutta l’economia centrafricana: gestisce ad esempio la miniera d’oro più grande del paese (che frutta 290 milioni di dollari all’anno), la produzione di legname in un’area grande il doppio di New York e l’interscambio commerciale con il vicino Camerun.

Come scrive Bloomberg, prima dell’arrivo dei mercenari russi alla miniera d’oro di Ndassima si lavorava in maniera artigianale, estraendo l’oro a mano; il gruppo Wagner l’ha trasformata in un sito industriale, con macchinari pesanti che garantiscono una produzione annua di 4,2 tonnellate del metallo prezioso. Parte della foresta che circonda la miniera è stata abbattuta per consentire la realizzazione di strade che collegano il sito a un impianto di lavorazione.

La produzione di legname si concentra della regione di Lobaye, nell’ovest del paese, dove si trovano le foreste di sapele, un legname utilizzato per i mobili e gli strumenti musicali. Nel febbraio 2021, poco dopo che il gruppo Wagner aveva preso controllo di quest’area, un’azienda chiamata Bois Rouge ha ottenuto una concessione di sfruttamento su 186.000 ettari. Bois Rouge – che lo scorso dicembre ha cambiato nome in Wood International – fa affari con una società di San Pietroburgo legata a Prigozhin.

Non è chiaro quanti soldi riesca a ricavare il gruppo Wagner dalla produzione di legname nella Repubblica centrafricana: stime riportate da Bloomberg parlano di quasi 5,5 milioni di dollari all’anno, escluse le costose spese di trasporto. Il materiale, comunque, viene esportato in Camerun e da qui raggiunge l’Europa (Francia, Danimarca) e l’Asia (Cina, Pakistan).

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