VON DER LEYEN FOREVER
Ursula von der Leyen oggi dovrebbe essere confermata dai capi di Stato e di governo come presidente della Commissione. Il Consiglio europeo deve dare la sua benedizione all’accordo raggiunto dai negoziatori del Partito popolare europeo, del Partito socialista europeo e dai liberali di Renew sul trio che dirigerà le istituzioni nei prossimi cinque anni. L’ex premier portoghese socialista, Antonio Costa, succederà al belga Charles Michel come presidente del Consiglio europeo. La premier estone liberale, Kaja Kallas, prenderà il posto dello spagnolo Josep Borrell come Alto rappresentante per la politica estera. Per von der Leyen è un trionfo, favorito dal consolidamento elettorale del suo PPE e dalla disfatta di Emmanuel Macron. La sera del 9 giugno ogni potenziale alternativa è scomparsa. E’ un trionfo anche del metodo che von der Leyen ha usato per ottenere il sostegno dei leader: offrire ai governi tutto ciò che vogliono, anche a costo di fare compromessi con gli interessi o le regole dell’Ue.
IL METODO VON DER LEYEN
Dietro allo slogan “Team Europe” di von der Leyen c’è il metodo che ha caratterizzato tutto il suo primo mandato: la Commissione fa squadra, non vuole disturbare i governi nazionali, a meno che non sia assolutamente necessario per circostanze politiche e mediatiche. La presidente della Commissione c’è per aiutare i leader nazionali, non per metterli in imbarazzo o creare problemi interni. Nella sua campagna elettorale, iniziata molto prima di questa primavera, von der Leyen ha distribuito ancora più favori e regali per ottenere il sostegno dei capi di Stato e di governo. Il Mattinale Europeo non è in grado di pubblicare la mappa completa. Ma siamo riusciti a mettere insieme un’ampia serie di indizi.
IL DOSSIER NEXGENERATION
Il Piano di ripresa e resilienza è utile per permettere a un capo di stato e di governo di rivendicare successi in Europa. I 750 miliardi di euro di NextGenerationEu sono una montagna di soldi. Subito dopo le elezioni europee, la Commissione ha approvato diversi esborsi dando giudizi positivi sulle riforme e gli investimenti realizzati. Il 12 giugno è stata approvata la quarta richiesta di pagamento della Spagna per 10 miliardi di euro e la quinta della Croazia per 821,7 milioni. Il 14 giugno è stato dato il via libera alla quarta richiesta di pagamento della Grecia per 2,3 miliardi. Il 24 giugno la Commissione ha sbloccato gli esborsi per Portogallo e Romania che erano stati congelati per non aver realizzato “target” e “milestone” (rispettivamente 714 milioni e 37,2 milioni).
LE CURE DI VON DER LEYEN
Von der Leyen ha curato alcuni grandi elettori con maggiore attenzione in vista non solo del Consiglio europeo, ma anche della conferma da parte del Parlamento europeo. L’italiana Giorgia Meloni è stata tra i più privilegiati. La presidente della Commissione è volata a Tunisi per firmare il memorandum d’intesa sui migranti e ha dato la sua benedizione all’accordo dell’Italia con l’Albania sull’esternalizzazione delle procedure di asilo. Entrambi gli accordi sono stati contestati da altri stati membri o da esperti giuridici.
IL CASO ITA-LUFTHANSA
Al vertice del G7 in Puglia di metà giugno c’è stata una fuga di notizie dalla Commissione sul via libera all’acquisizione di Ita da parte di Lufthansa. Nei cassetti di von der Leyen è rimasta chiusa una procedura di infrazione sulle concessioni balneari. La raccomandazione fiscale per la procedura per deficit eccessivo è stata rinviata a novembre. La pubblicazione del rapporto annuale sullo Stato di diritto nell’Ue con critiche sulla libertà di stampa è stata spostata dal 3 al 24 luglio. La settimana prima ci sarà il voto al Parlamento europeo per confermare la presidente della Commissione.
I RAPPORTI CON LA POLONIA
Il premier polacco Donald Tusk, membro del PPE, ha ottenuto da von der Leyen gli esborsi del Piano di ripresa e resilienza, lo sblocco dei fondi di coesione e la chiusura della procedura dell’articolo 7 sulle violazioni dello stato di diritto senza che fossero state attuate le riforme della giustizia richieste dalla Commissione, ma sulla base di un semplice impegno. I leader del Ppe sono stati particolarmente viziati sul fronte dei migranti. Von der Leyen ha chiuso costantemente gli occhi sulle ripetute violazioni dei diritti fondamentali da parte della Grecia di Kyriakos Mitsotakis e della Croazia di Andrej Plenkovic. Von der Leyen ha risposto immediatamente “sì” alla richiesta del presidente cipriota, Nikos Christodoulidīs, di un accordo con il Libano sui migranti. A Beirut la presidente della Commissione si è spinta fino a ipotizzare il rientro dei rifugiati siriani nella Siria da cui sono fuggiti per la guerra e le persecuzioni di Bashar al Assad.
I RAPPORTI CON LO SPAGNOLO SANCHEZ
Tra i beneficiari di regali elettorali ci sono leader che avrebbero potuto “rovesciare il tavolo”, proponendo candidature alternative dirompenti. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha ottenuto da von der Leyen la firma di un accordo con la Mauritania sui migranti, paese che secondo inchieste giornalistiche perseguita e abbandona i migranti nel deserto come la Tunisia e il Marocco. La Commissione ha negoziato una tregua nella guerra tra Sanchez e il Partido popular sulla riforma della giustizia, sottoscritta il 25 giugno. Il francese Emmanuel Macron ha preteso e ottenuto da von der Leyen di non firmare l’accordo commerciale con il Mercosur. La Francia ha anche ottenuto l’annuncio dei potenziali dazi contro le auto elettriche cinesi. Come l’Italia, anche la Francia non è stata imbarazzata da una richiesta di aggiustamento fiscale immediato, quando la Commissione ha aperto la procedura per deficit eccessivo il 19 giugno.
LA MORBIDEZZA APPREZZATA
La generosità di von der Leyen con i governi è una delle ragioni per cui i leader la confermeranno, senza entusiasmo, ma convinti che alla fine sia nel loro interesse. Eppure alcuni analisti ritengono che il metodo von der Leyen non sia nell’interesse dell’Ue, delle sue regole e dei suoi principi. La Commissione dovrebbe essere il Guardiano dei trattati. Quella von der Leyen ha ridotto in modo significativo le procedure di infrazione, strumento essenziale per preservare il mercato unico.
GERMANIA AL PRIMO POSTO
C’è un altro elemento del metodo von der Leyen che i leader rischiano di sottovalutare se pensano che i loro interessi nazionali possano essere protetti. Durante il primo mandato, alla fine, von der Leyen ha sempre privilegiato gli interessi della sua Germania. Il Green deal aveva avuto l’impulso decisivo di Angela Merkel. Molte proposte della Commissione sull’energia – dalla tassonomia alle misure di emergenza dopo la guerra della Russia – sono state ispirate o scritte a Berlino. Von der Leyen ha ritardato il tetto al prezzo del gas chiesto da Mario Draghi, a cui la Germania si opponeva. Ha rifiutato la proposta di un Fondo europeo per la sovranità perché i tedeschi erano contrari. Ha frenato le iniziative di Thierry Breton e rinviato un “options paper” sul finanziamento della difesa, perché Berlino non vuole discutere di Eurobond. I dazi sulle auto elettriche cinesi potrebbero essere molto provvisori: il negoziato avviato dalla Commissione con Pechino fa temere una marcia indietro. Come nel calcio, con von der Leyen la Germania vince sempre.
(estratto dal Mattinale Europeo)