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Sinner

Perché festeggio con orgoglio anche io la vittoria di Sinner

Ho due ottimi motivi per festeggiare la vittoria di Sinner. Ecco quali sono. Il corsivo di Damato

So bene che non è sportivo ciò che sto per scrivere, ma lasciate che mi faccia prendere dalla deformazione della politica che racconto quasi da quando avevo ancora i calzoni corti per considerare doppia la vittoria davvero storica del nostro Jannik Sinner agli Australian Open di tennis. Nostro, perché italiano, europeo, occidentale. E perché il suo avversario battuto in una partita al cardiopalmo ha un nome che – poveretto – più non potrebbe ricordare e riproporre la tragedia della guerra in corso da quasi due anni in Ucraina. Dove un popolo rischia un genocidio per mano russa che nessuno vuole guardare, mentre tanti altri stanno scambiando per genocidio, persino in una corte di cosiddetta giustizia internazionale, quello al quale i terroristi di Hamas hanno condannato i palestinesi di Gaza. Che sono diventati i loro scudi umani, sotto i bombardamenti israeliani provocati dai terroristi col pogrom del 7 ottobre scorso, esso sì parte di una riedizione del genocidio consumato contro gli ebrei nella seconda guerra mondiale.

Lo sconfitto di Sinner è un russo dello sfortunatissimo, dannato nome di Medvedev, come il predecessore di Putin e ora vice presidente del Consiglio di sicurezza della federazione russa, fra i primi e i più scatenati nel sostenere la cosiddetta “operazione speciale” di presunta “denazificazione” dell’Ucraina.

I due Medvedev, a guardarne le foto, non si somigliano. Probabilmente non saranno neppure parenti. E anche se lo fossero, certamente quello con la racchetta in mano ha tutto il diritto di non essere confuso con l’altro che in mano ha soltanto il ricordo del potere lasciatogli a suo tempo da Putin e il desiderio di riaverne ancora, magari prestandosi a rovesciare il despota se dovesse essere mai tentato dalla stanchezza o dalla paura. E rinunciare al suo disegno sterminatore oggi dell’Ucraina e domani di chissà chi, in una reincarnazione di Pietro il Grande e di Stalin.

I MEDVEDEV NON SONO IMBATTIBILI

Questi Medvedev – mi perdoni l’incolpevole campione piegato da Sinner – non sono imbattibili, come non lo sono tutti gli altri russi che Putin continua a mandare sul fronte ucraino per sostituire i morti, o quelli che lanciano i missili della morte sulle terre altrui. Questa guerra della quale pure tanti sono stanchi in Occidente di sostenere non è né ingiusta né perduta, come quella alla qual gli israeliani sono stati costretti a tornare per difendere il loro diritto di esistere. Il Papa ci soffrirà, anche lui stanco del realismo di Sant’Agostino, ma se ne farà una ragione pure lui.

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