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Cina Wuhan

Virus cinese, quando servono le mascherine?

Che cosa c'è da sapere sulle mascherine. L'approfondimento di Giusy Caretto con i pareri degli esperti 

La paura per il virus cinese ha contagiato anche l’Italia, dove nelle scorse ore il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha confermato due casi di coronavirus per due turisti cinesi. Mentre l’ospedale Spallanzani ha fatto scattare, fin da subito, le indagini per ricostruire il percorso dei due turisti, a Roma si notano segnali di psicosi.

Già da giorni le mascherine sono introvabili in gran parte delle farmacie della capitale. Anche gli ospedali, secondo la ricostruzione di Start Magazine, fanno fatica a rifornirsi di mascherine, perché le scorte dei fornitori sono in via di esaurimento. E i prezzi aumentano.

DUE CASI DI CORONAVIRUS

Partiamo dai fatti di cronaca. Una coppia di turisti cinesi provenienti da Wuhan, che erano atterrati a Milano il 23 gennaio prima di arrivare 4 giorni fa in un hotel della capitale, è affetta da coronavirus. Marito e moglie di 67 e 66 anni sono attualmente ricoverati all’ospedale specializzato Spallanzani. Le autorità competenti sono a lavoro per cercare di definire al meglio l’itinerario dei due.

MASCHERINE ESAURITE

Già prima delle conferme, la paura da contagio si è diffusa a Roma e Milano, dove le mascherine sono sold out in diverse farmacie. Nella mattinata del 31 gennaio numerose farmacie del centro di Roma sono sprovviste del dispositivo. Qualche farmacista spera che “arrivino nel pomeriggio alcuni pezzi”, dice a Start Magazine; altri invece ammettono di aver “finito le scorte da più di una settimana” e che “non sono previsti arrivi per i prossimi giorni. Sembra impossibile trovarle”.

POCHE SCORTE ANCHE PER OSPEDALI

Difficoltà di trovare mascherine anche per gli ospedali della capitale. “Facciamo ordini da oltre 10.000 pezzi spesso, ci serviamo da più aziende, ma in questi giorni è difficile reperire con un solo ordine tutti i quantitativi necessari perché la produzione cinese ha chiuso ad altri mercati. Abbiamo fortunatamente le vecchie scorte”, ha dichiarato una fonte che lavora in un’ospedale della Capitale a Start: “Sono aumentati anche i prezzi delle mascherine, si arriva fino a 9 euro al pezzo per alcuni modelli”, ha aggiunto.

NK95 E N95 LE PIU’ RICERCATE

Tra le mascherine più ricercate e più difficili da trovare ci sono le maschere KN95 e N95. Tra i produttori della maschera KN95 c’è Dettol, che fa capo alla multinazionale britannica con sede a Slough, Reckitt Benckiser. Realizza prodotti per la salute, l’igiene e la casa. Quotata in Borsa nel FTSE 100, Reckitt Benckiser guadagna l’1,72% a 6.235.

LE AZIENDE PRODUTTRICI

Anche altre le aziende produttrici. Dal colosso Medline, fondato nel 19210, che distribuisce una vasta gamma di prodotti medicali e chirurgici per ospedali e strutture sanitarie, al produttore italiano PIC Solution, società che produce soluzioni per la salute delle vie aeree, per la cura della persona, per una gestione più libera di patologie come ipertensione e diabete. L’azienda è salita alla ribalta nel 1982, con la produzione della prima siringa monouso.

MASCHERINE, IN CINA SI LAVORA H24 PER PRODUZIONE

Attive nel settore anche società cinesi. Nella fabbrica di Shanghai Yuanqin Purification Technology Co, si lavora 24 ore su 24 per poter far fronte alla domanda crescente di mascherine. Si producono 40.000 mascherine al giorno per Honeywell, multinazionale americana che opera in diversi settori, fra cui controllo e automazione nel settore industriale o domestico, componenti per il settore aeronautico e automobilistico, materiali speciali ad elevate prestazioni, e 3M, gruppo statunitense presente in tutto il mondo, fondato nel 1902 nel Minnesota, che produce prodotti e soluzioni per il settore industriale, domestico e sanitario.

MASCHERINE: SPEDIZIONI IN CINA DALL’ITALIA

I ritmi forsennati delle fabbriche cinesi non riescono, comunque, a coprire la produzione per soddisfare la crescente domanda. E dall’Italia (dove vengono vendute mascherine che arrivano proprio da Wuhan, città da dove è partito il contagio) partono spedizioni di mascherine per la Cina, dove il dispositivo sembra impossibile da trovare.

De.Liu Consulting di Ancona, una delle più attive e importanti aziende italiane di relazioni commerciali e strategie per la conquista dei mercati cinesi, che promuove nella Repubblica popolare le piccole e medie imprese nostrane del settore moda, ha organizzato una spedizione privata di mascherine: “Stiamo contattando rivenditori esteri perché qui le scorte sono esaurite e in Cina queste mascherine che preservano dal contagio per via respiratoria sono proprio introvabili. È un gesto privato, di umana vicinanza che dobbiamo ai nostri collaboratori cinesi”.

BUSTE E BOTTIGLIE DI PLASTICA CONTRO VIRUS

Per evitare il contagio, chi in Cina è costretto a spostarsi, in mancanza dei dispositivi medici di protezione sta utilizzando buste e bottiglioni di plastica a ricoprire la testa.

DIBATTITO TRA ESPERTI SULLE MASCHERINE

Ma le mascherine servono? No, secondo il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri (M5S), secondo cui hanno una funzione più psicologica di rassicurazione. La mascherina è “una stupidaggine enorme” e “non serve a niente”, ha dichiarato a Radio Uno durante la trasmissione Radio Anch’io.

Walter Ricciardi, docente di Sanità pubblica alla Cattolica di Roma, sostiene, invece, che la mascherina è utile a pazienti già malati e agli operatori sanitari a stretto contatto con i contagiati.

“Le mascherine non garantiscono la completa protezione dal nuovo coronavirus. Possono essere utili a coloro che si trovano in una zona ad alto rischio di contagio perché possono contribuire a evitare l’inalazione di aerosol, ad esempio proteggono dagli starnuti. Ma al di fuori dell’area di contagio, le mascherine non servono proprio a nulla. Le due principali raccomandazioni restano due: lavarsi bene e spesso le mani ed evitare i luoghi affollati”, ha detto all’Agi Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia.

D’accordo anche il virologo Roberto Burioni: “Vanno a ruba le mascherine, che tuttavia forniscono un grado molto basso di protezione (servono più a impedire la diffusione della malattia dagli infetti, che a proteggere i sani). Se io fossi lì eviterei i luoghi affollati e mi laverei spesso e bene le mani”.

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