Dopo la caduta del governo Barnier, dobbiamo ora sperare che dal cilindro di Macron fuoriesca un’alchimia politica in grado di superare l’attuale impasse non tanto per il male che sta facendo alla politica francese quanto per la concreta possibilità di un contagio del rischio sul debito che potrebbe sfuggire di mano non solo a Parigi e richiedere quindi la più severa vigilanza da parte della Bce e della Commissione europea.
È il quadro politico in sintesi, dopo il discorso pronunciato ieri sera dal presidente francese in diretta Tv, che delinea Alberto Toscano, giornalista e analista di Affari Internazionali, saggista nonché presidente dell’Associazione della Stampa europea in Francia.
Come si è concretizzato il tentativo di Macron di uscire dalla crisi?
Macron non può uscire dalla crisi innanzitutto perché non dispone di alcuna maggioranza in Parlamento. E quindi è un presidente della Repubblica costretto a disegnare soluzioni caratterizzate inesorabilmente da un’aura di provvisorietà. Del resto è su di lui che grava la responsabilità più grave, ossia aver sciolto l’Assemblea Nazionale da cui ne è scaturito un Parlamento letteralmente ingovernabile.
La Costituzione tra l’altro proibisce di indire nuove elezioni prima del prossimo luglio.
In pratica è proprio così: per altri dieci mesi almeno la Francia deve tenersi questa Assemblea Nazionale incapace di esprimere una solida maggioranza di governo. In questo quadro la prima opzione tentata da Macron ha già fallito.
Già, Barnier è durato lo spazio di 90 giorni.
Ma questo è dovuto al fatto che Macron ha tentato di trovare un candidato gradito a Marine Le Pen pescandolo tra i Républicains. Ma l’operazione è fallita perché sulla legge di bilancio Le Pen ha scaricato Barnier votando la mozione di censura insieme alle sinistre.
Ma quindi Macron cosa farà adesso? Ieri non ha svelato tutte le sue carte.
Macron tenterà di ricostruire una coalizione di governo, che resterà pur sempre minoritaria essendo ogni gruppo ben lontano dalla maggioranza assoluta. E lo farà tentando di spaccare i socialisti, staccandoli dalle ali estreme delle opposizioni radicali di sinistra. La personalità che ha individuato per assolvere a questa funzione si pensa sia Bernard Cazeneuve, che è stato il primo ministro di François Hollande.
I socialisti abboccheranno?
Penso che almeno una parte dei deputati socialisti considererebbe con favore la possibilità di formare un governo Cazeneuve, che sarebbe sorretto anche dai voti dei gruppi macronisti e dei Républicains. Ribadisco però che anche in questo caso si resterebbe ben al di sotto della soglia minima di numeri necessari all’Assemblea Nazionale. Io credo infatti che una coalizione così composta potrebbe arrivare a racimolare circa 230 seggi e dunque sarebbe costretta a navigare a vista. D’altra parte, non essendoci la possibilità delle elezioni anticipate, Macron deve pur disporre di un governo seppur azzoppato.
Ci sarebbe in teoria un’altra soluzione. Le dimissioni di Macron.
Ma questo lui lo ha escluso nel discorso di ieri, sottolineando di non volersi assumere le responsabilità di altri.
E il nodo del budget?
Questo è il vero argomento esplosivo della discussione, il vero riflesso drammatico di questa crisi politica. In termini di cifre assolute la Francia è diventato il Paese più indebitato d’Europa, con uno stock persino superiore a quello dell’Italia anche se non in termini di rapporto sul Pil. Da qui si pone un problema di rifinanziamento del debito pubblico e di riduzione dello spread. Ricordo che, se fino all’anno scorso la Francia pagava 35 miliardi di interessi sul debito, nel 2025, secondo i calcoli elaborati da Barnier, ne dovrà sborsare 60.
C’è dunque un rischio Francia?
Non c’è solo un rischio Francia. Il problema è che questa difficoltà politica della Francia, che diventa finanziaria, rischia di creare una reazione a catena in Europa con aumenti generalizzati delle spese per interessi sul debito pubblico.
Siamo al contagio francese?
Ovviamente la Banca centrale europea e la Commissione vigileranno per scongiurare una nuova crisi dei debiti sovrani in Europa. Però questo è un allarme che esiste ed è una ragione in più per sperare che Macron riesca a tappare le falle della crisi politica in funzione della nascita di un governo che almeno per qualche mese faccia il suo mestiere.