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Vi spiego l’imponenza della National Cyber Force britannica

L'approfondimento dell'analista Arcangelo Milito sull’istituzione della nuovissima National Cyber Force (Ncf)

 

Giovedì 19 novembre in Gran Bretagna il Ministero della Difesa di Londra ha annunciato l’istituzione della nuovissima National Cyber Force (Ncf). L’Ncf sarà formato da personale di varia provenienza: agenzia Gchq (Government Communications Headquarters, ovvero il Quartier generale del governo per le comunicazioni), ministero della Difesa, Secret Intelligence Service (MI6) e Defence Science and Technology Laboratory (Dstl). Per la prima volta tutto questo personale sarà sotto un comando unificato.

Jeremy Fleming, il direttore del Gchq a Cheltenham (per capirci: l’Nsa britannica estremamente efficace), è persona riservata, solitamente non parla mai ed è davvero raro che si esprima pubblicamente. Ecco perché quando ha illustrato le caratteristiche dell’Ncf tutti hanno capito che ’si fa sul serio’. Ecco le testuali parole di Fleming: “Today the National Cyber Force builds out from that position of defensive strength. It brings together intelligence and defence capabilities to transform the UK’s ability to contest adversaries in cyber space, to protect the country, its people and our way of life”.

Detto altrimenti, l’Ncf rafforzerà le capacità difensive britanniche nel cyber-spazio, proteggendone le persone e il sistema industriale. Non è possibile liquidare sbrigativamente Ncf come l’ennesima unità segreta con l’obiettivo di intromettersi nei sistemi digitali altrui e causare danno o hackeraggio (come si legge nell’articolo di Wired in Inglese). Non è mai stato così neanche riguardo a forze di cyber-difesa e spionaggio altamente efficienti e specializzate di Israeli Defense Forces (Idf) come Unit 8200 o l’altra assai meno conosciuta Talpiot Unit, espressamente formata da laureati in Fisica, Matematica, Ict e anche’essa intenta a combinare intelligence, attività operative, difesa e altro.

Il Generale Sir Patrick Sanders of Strategic Command, capo di tutte le forze speciali cyber, d’intelligence e informazioni della Difesa di Sua Maestà Regina Elisabetta II, ha accentuato l’estrema interattività e operatività di Ncf: “What distinguishes the Ncf, and I believe passionately is its greatest strength, lies in the partnership between Strategic Command, Gchq and SIS, blending our strengths and cultures to create this operationally distinct force”.

Lo stesso ministro della Difesa chiarisce che esempi di operazioni potrebbero includere attività diplomatiche, economiche, politiche e militari, oltre operazioni cyber:

  • interferire in comunicazioni cellulari al fine di prevenire comunicazioni terroristiche;
  • impedire l’uso di internet come global piattaforma globale per attività criminose, inclusi reati di pedofilia e frodi commerciali;
  • preservare la capacità di difesa e di attacco aereo britannica in presenza di sistemi militari e armamenti ostili.

L’annuncio della neonata Ncf è quasi contestuale a quello fatto dal premier Boris Johnson sull’investimento nella difesa britannica il giorno prima. La Gran Bretagna investirà £16.5 miliardi (€18.45 miliardi) nell’arco dei prossimi 4 anni. Il comparto afferente alle operazioni di cybersicurezza disporrà di un bilancio specifico quantificato in £1.5 (€1.68) miliardi, sempre quadriennale. È opportuno ricordare che il budget 2019 del solo Gchq consisteva in £1.74 miliardi (pari a €1.95 miliardi).

Se pensiamo al all’ormai scomparso Istituto Italiano di Cybersicurezza, nella migliore delle ipotesi vien da ridere (se non piangere). Nella bozza originaria della Legge di Bilancio 2021 era stata istituita quella Fondazione Iic e quindi erano stati preventivati €210 milioni, ridotti poi a 10 e infine cassati, volatilizzati del tutto. È finita com’è finita: tutto l’art. 104 relativo a Iic è scomparso e non se ne fa più niente. Da più parti — specie Pd (con i Ministri Franceschini e Guerini in particolare) e Italia Viva e talune forze di opposizione — hanno trovato da eccepire robustamente contro questo Iic. Non sono mancate obiezioni da ulteriore parte politica quale il Copasir e ambienti dei servizi, perché le funzioni in capo ad Aisi e Aise non possono essere svolte da altri organismi. A questo punto è più comprensibile l’obiezione del Min. della Difesa Guerini che auspica un disegno di legge organico che affronti il tema, incluse le competenze operative. A ogni modo, possiamo formarci una chiara idea delle proporzioni tra impegno britannico e incertezze e remore italiane.

Se confrontiamo la neonata Ncf britannica alla bailamme italiana, ancora una volta dobbiamo rilevare la confusione imperante fra competenze “particulari” e incertezze madornali sugli impegni di spesa. Questa incertezza sulla spesa per il comparto militare e dell’intelligence è un punto dolente registrato da tutti gli esperti del settore e vertici militari, come si ricava dall’audizione in Parlamento del Gen. Enzo Vecciarelli, Capo di Stato Maggiore della Difesa svoltasi l’11 novembre e con oggetto il Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2020-2022. Se aggiungiamo a questa incertezza una direzione politica salda e unitaria, al netto delle propensioni partitiche chiaramente mancante, allora le cose peggiorano notevolmente.
Al contempo, la spinta impressa dalla Gran Bretagna con Ncf e investimenti quadriennali aiutano a capire meglio perché Leonardo Uk ed Mbda siano grandemente impegnati nei progetti della difesa, a partire dalla ricerca di fondi per il caccia multiruolo Tempest. Tali fondi sono stati chiaramente inquadrati nel programma Typhoon Eurofighter dal Min. Guerini, anch’egli recentemente audito in Comm. Difesa di Camera e Senato riunite. A ciò dobbiamo aggiungere la programmazione pluri-miliardaria elaborata per i futuri fondi attinenti al programma Next Generation Eu per la difesa europea in generale.

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