skip to Main Content

Giorgetti

Vi racconto le nuove ossessioni anti-draghiane di Travaglio

Come sbrocca Travaglio su Draghi. I Graffi di Damato

 

Non è per ossessione, credetemi, che d’altronde non sarebbe mai pari a quella che lui , super in tutto, ha per gli avversari o gli antipatici di turno, ma sentite che cosa non più tardi di ieri Marco Travaglio riusciva a scrivere sul suo Fatto Quotidiano di Mario Draghi alle prese, come tanti suoi pari grado in Europa e oltre, con la crisi ucraina. E per quanto il presidente del Consiglio italiano ne avesse appena parlato alla prima occasione avuta a portata di microfono, presente il capo dello Stato, in occasione del sostanziale insediamento di Franco Frattini alla presidenza del Consiglio di Stato. Dove certo l’ex ministro degli Esteri di Silvio Berlusconi non potrà dichiarare guerra a nessuno, né poterla bocciare con una sentenza, ordinanza o simili.

“Grande -scriveva Travaglio un po’ per celia e un po’ sul serio- la nostra delusione nel vedere esternare tutti i leader e sottoleader del mondo tranne uno: il Fenomeno”. Che sarebbe naturalmente quel mezzo assassino di Draghi, insediatosi un anno fa a Palazzo Chigi grazie al “Conticidio” compiuto con la complicità del presidente della Repubblica nello svolgimento del suo primo mandato.

“Forse deluso -continuava lo spiritoso direttore del Fatto- dell’esito della sua annunciata missione a Mosca, che in patria gli è valsa candidature al Nobel per la Pace, ma al Cremlino non ha suscitato neppure un plissé, manco un appuntamento nell’anticamera di Putin, o sotto il tavolone”. “E Biden -continuava sempre spiritosamente l’informatissimo, reduce da un pranzo nel quale era stato visto in un ristorante romano con Giuseppe Conte e un altro esponente delle 5 Stelle- chiama tutti, da Macron a Scholz, e si scorda proprio il Capo dell’Ue appena incoronato sul trono del Sacro Draghiano Impero. Perché non se lo fila nessuno? La risposta non può essere che una: hanno tutti troppa paura di Lui”, con la maiuscola da ironia sopraffina naturalmente.

Il giorno dopo, cioè oggi, preso da altre spiritosaggini, questa volta contro il Senato trasformato in un preservatificio per avere in qualche modo difeso l’odiato Matteo Renzi dall’assalto dei suoi inquirenti a Firenze, e indicato ai lettori come l’ideale contro cui rovesciare un bel po’ di monetine come contro Bettino Craxi nel 1993; preso, dicevo, da queste altre e più urgenti necessità polemiche, Travaglio ha affidato a fotografi, vignettisti e simili il compito di continuare ad occuparsi del “Sacro Draghiano Impero”.

Così i lettori del Fatto Quotidiano hanno potuto apprendere che quello sprovveduto o svanito di Biden, il presidente degli Stati Uniti, aveva avuto modo di occuparsi anche di Draghi, e non solo di Macron, Scholtz e altri, concordando con lui, pur con la solita spiritosaggine dell’interlocutore sull’attenti, la linea da seguire di fronte alla crisi ucraina, compresa la sospensione, il rinvio e non so cos’altro della bistrattata missione a Mosca senza avere concordato neppure l’anticamera o l’angolo giusto sotto il “grande tavolo” al Cremlino. Che peraltro è di fabbricazione orgogliosamente italiana, sicuramente bonificato sotto tutti gli aspetti dal personale specializzato prima di montarlo e metterlo a disposizione di Putin e degli interlocutori di turno.

Mi viene voglia a questo punto di chiedermi perché il direttore del giornale così attentamente seguito -non oso pensare persino ispirato- dal Conte sopravvissuto al suo omicidio non si dia un po’ una calmata, come si dice a Roma, e non si decida a seguire con minore ansia di prestazione i fatti, al plurale diversamente dalla sua testata: fatti che accadono in Italia e fuori non sempre o raramente come li vorrebbe il direttorissimo, tanto per rubare una volta la qualifica che Berlusconi attribuisce simpaticamente al comune amico Auguro Minzolini. Che ne fa -debbo dire- un uso molto parco rispetto a Travaglio.

Back To Top