È già rientrato a Downing Street il premier Boris Johnson, dopo aver annunciato a membri e simpatizzanti del partito Conservatore che “si apre una nuova era per i Tories” e “una nuova alba per il Regno Unito”.
In mattinata, verosimilmente, si recherà a Buckingham Palace per ricevere dalla Regina il mandato di formare un nuovo governo. Un governo che, dopo l’esito delle elezioni di ieri, sarà a maggioranza assoluta conservatrice, con i Tories che avranno 365 seggi, e le proiezioni che danno a Johnson tra i 78 e 82 seggi di vantaggio ai Comuni.
Ha vinto dunque la sua battaglia, Boris Johnson. Una battaglia che ha combattuto a colpi di “Get Brexit done”, “portiamo a termine la Brexit”, e con una campagna elettorale post-moderna che lo ha visto parodiare “Love, actually” con il video “Brexit, actually”, apparire con un merluzzo in braccio, fare il lattiere e il pasticciere e, infine, nel giorno del voto, presentarsi al seggio elettorale con il suo cagnolino, per poi lanciare l’hashtag #DogsAtPollingStations subito andato in twitter trend. Quando alle 23 ore di Greenwich gli exit poll hanno previsto la valanga di voti in suo favore, al quartier generale Tory a Westminster si sono sentite urla di gioia che non si udivano dall’ultima vittoria di Margaret Thatcher nel 1987.
I Tories hanno sfondato soprattutto in alcuni collegi che si credeva appartenessero quasi di diritto ai laburisti. Il primo a cadere è stato Blyth Valley nel Northumberland, seggio nelle mani di Corbyn e dei suoi dal 1950. Poi, nella notte, l’impossibile: l’87enne Dennis Skinner ha perso il suo seggio di Bolsover che deteneva dal 1970. Workington, rossa da 101 anni, è finita nelle mani dei Tories, mentre Sedgefield – nel seggio di Tony Blair dove nel 1997 partì la marea del New Labour che consegnò ai Tories il peggior risultato di sempre – si è tinta di blu.
Una sconfitta senza appello per Jeremy Corbyn: il Labour non andava così male dal 1935. Il leader laburista ha annunciato che “dopo un periodo di riflessione si dimetterà da capo del partito”, anche se l’ala riformista lo ha già invitato a levarsi di torno subito. Corbyn, che ha confermato il suo seggio di Islington nel nord di Londra, ha perso sia nelle aree a maggioranza Leave che in quelle a maggioranza Remain, ma soprattutto i Laburisti sono usciti con le ossa a pezzi nelle loro roccaforti del nord-est dove la working class ha votato in massa Tories e dato buoni riscontri al Brexit Party.
Risultati contrastanti tra gli altri partiti: i LibDems hanno vissuto una notte da incubo ottenendo solo 11 seggi. La loro leader, Jo Swinson, ha perso il suo seggio in Scozia e ha annunciato le sue dimissioni. Ai microfoni di Sky News la presidente del partito, Baronessa Brinton, ha comunicato che la direzione del partito si riunirà domani per stabilire il cronoprogramma che porterà all’elezione del nuovo leader.
Gran risultato per l’SNP, i nazionalisti scozzesi, che hanno ottenuto 48 dei 59 seggi in palio in Scozia, 13 in più rispetto al 2017. La First Minister, Nicola Sturgeon, ha già annunciato che a breve ripartirà la richiesta di indipendenza da Edimburgo, anche se, ricordiamo, alla fine sarà Londra a concedere o meno un secondo referendum.
Sia quel che sia, dopo una notte così intensa, che ha rivoluzionato il panorama politico britannico, non si può che citare il grande vincitore di giornata, Boris Johnson, che di fronte agli aficionados ha detto che “farà la Brexit, ma prima, farò colazione”.