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Vi racconto la prezzemolina Elisabetta Belloni

Storia e cronaca, fra carriera, successi e increspature, di Elisabetta Belloni, che si è dimessa da direttore del Dis, la struttura di coordinamento dei Servizi segreti. Estratto di un approfondimento di Stefano Feltri tratto da Appunti.

Elisabetta Belloni è una diplomatica dalla lunga carriera, è arrivata al vertice del Dis nel 2021, su indicazione del governo Draghi. Il mandato scadeva a maggio ed era rinnovabile per altri quattro anni.

Belloni si dimette nel pieno di una crisi così grave – pare – da spingere Meloni a cercare un incontro privato con Trump e lo fa senza avere altri incarichi che la attendono, come ha fatto sapere alle agenzie.

Difficile che una persona della sua esperienza e con quel senso delle istituzioni lasci nel pieno di una vicenda così delicata a meno di non trovarsi in una posizione molto critica, e di aver maturato la consapevolezza di non poter continuare.

Un indizio di cosa può essere successo è l’intervista che l’ex agente segreto Marco Mancini ha dato al Riformista il 31 dicembre dunque, sappiamo adesso, dopo che già Belloni si era dimessa. E Mancini doveva saperlo, visto quanto le sue vicende personali sono intrecciate a quelle di Belloni.

Nell’intervista Mancini scarica la responsabilità del sequestro di Cecilia Sala sui servizi segreti: dice che avrebbero dovuto portare Cecilia Sala fuori dall’Iran subito dopo l’arresto dell’ingegnere dei droni Abedini a Malpensa.

Un attacco all’Aise, l’agenzia per l’estero per la quale Mancini ha a lungo lavorato, ma anche al Dis e dunque a Elisabetta Belloni. Probabile che Mancini sapesse già le ragioni dell’uscita di Belloni, al momento dell’intervista, e ne abbia fornito qualche elemento, quantomeno le contestazioni che gli avversari interni le muovevano.

Era stata proprio Elisabetta Belloni, a pochi mesi dal suo insediamento, ad accompagnare Mancini a una pensione non richiesta e non desiderata.

In quella fase, i primi mesi del governo Draghi, Mancini era al centro di una polemica per un suo incontro in autogrill a Fiano Romano con Matteo Renzi il 23 dicembre del 2020. Un’insegnante di passaggio filmò la chiacchierata e mandò il tutto a Report, la trasmissione di Sigfrido Ranucci su Rai3.

Soltanto uno scambio di auguri e biscotti – certi “Babbi”, dei wafer diventati poi famosi sui giornali- secondo i due.

Per i tanti critici di Renzi, invece, quell’incontro nascondeva qualcosa, forse era legato alla crisi imminente del governo Conte e all’arrivo di Mario Draghi a palazzo Chigi, propiziato proprio da Renzi.

Comunque sia, a maggio 2021 Report rivela l’incontro con Renzi e la carriera di Mancini nei servizi segreti – ora diretti da Belloni – finisce.

C’è un secondo tempo di questa partita che vede coinvolti Renzi ed Elisabetta Belloni, è la corsa al Quirinale a inizio 2022. Il grande favorito è Mario Draghi, presidente del Consiglio in carica, che però ha anche molti avversari, a cominciare da Giuseppe Conte, diventato capo del Movimento Cinque stelle dopo essere stato costretto a lasciare palazzo Chigi.

Sono giorni convulsi, quelli del gennaio 2022, c’è perfino Silvio Berlusconi che dal suo letto di ospedale al San Raffaele sogna di chiudere in bellezza con l’elezione a capo dello Stato.

L’ipotesi che Draghi vada al Colle al posto di Sergio Mattarella tramonta definitivamente il 28 gennaio 2022, quando il Pd di Enrico Letta e i Cinque Stelle di Conte sembrano convergere su un nome che coglie tutti di sorpresa: quello di Elisabetta Belloni. La trattativa coinvolge anche Matteo Salvini e la Lega.

Sarebbe la prima donna al Quirinale, un primato che farebbe cadere tutte le obiezioni. Per quando qualificata e con un curriculum sterminato, Belloni non ha mai ricoperto ruoli di governo: è stata segretario generale del ministero degli Esteri, che è una posizione di grande responsabilità, e in quella fase è capo dei servizi segreti da un anno, ma non è mai stata ministro, presidente di una delle Camere, o al vertice di una istituzione europea come altri candidati, Draghi su tutti.

Belloni non dice nulla, quando il suo nome inizia a circolare, ma neppure smentisce, non si chiama fuori in alcun modo dalla corsa, la sua candidatura al Quirinale è seria, il nome lo fa formalmente per primo Beppe Grillo, e questo è importante perché Grillo era stato un forte sponsor del governo Draghi. Il nome di Belloni regge fino a quando non interviene Renzi.

Renzi sostiene che eleggere il capo dei servizi segreti alla guida del Paese è cosa da regimi non democratici, piuttosto meglio votare Sergio Mattarella. È  la spintarella che mancava per spazzare via ogni candidatura alternativa e spingere tutti i partiti a convergere sul secondo mandato di Mattarella. Ma la storia non finisce qui.

Dopo un paio di mesi, l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio pubblica la foto di un pranzo con Elisabetta Belloni, seguita da commenti su quanto è forte e solida la loro amicizia, maturata quando Belloni era a capo della macchina amministrativa del ministero. Ci sono anche i commenti di Belloni: “Con il ministro Di Maio c’è un’amicizia sempre più solida. Di Maio è sempre leale”.

Tutto molto strano, di solito il capo dei servizi segreti non gestisce in modo così esplicito i propri rapporti con la politica. Comunque, il messaggio è chiaro: Di Maio, che stava rompendo con i Cinque stelle che aveva a lungo guidato pur di sostenere Draghi a palazzo Chigi e nella corsa al Quirinale, siglava una specie di pace con la funzionaria il cui nome era stato speso proprio nel momento decisivo per fermare la candidatura di Draghi.

Elisabetta Belloni è trasversale come pochi alti funzionari pubblici: tempo pochi mesi e, sempre dal Dis, diventerà un riferimento anche di Giorgia Meloni, diventata presidente del Consiglio alle elezioni del settembre 2022.

Il nome di Belloni viene fatto per ogni carica importante: possibile ministro, possibile commissario europeo, possibile sostituto del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto dopo che è stato indicato come nome dal governo italiano per la Commissione di Ursula von der Leyen.

Belloni rimane al Dis, ma Meloni le affida un incarico delicato e di alto profilo, quello di gestire l’anno di presidenza italiana del G7, culminato nel vertice dei capi di Stato e di governo in Puglia dal 13 al 15 giugno. Un evento considerato da Meloni e dalla stampa internazionale un successo, con tanto di partecipazione di Papa Francesco.

Niente faceva immaginare una rottura con il governo Meloni, anche se sono note le divergenze tra Belloni e il sottosegretario con delega all’intelligence Alfredo Mantovano, che è il referente politico della struttura dei servizi.

(Estratto da Appunti)

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