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G7 Pelanda

Vi racconto la missione geopolitica di Draghi premier. Parla Pelanda

Come si muoverà Draghi tra Usa, Germania, Francia e Cina. L'analisi di Carlo Pelanda, saggista e docente di geopolitica economica

 

Mario Draghi è un uomo pragmatico, che saprà scegliere quali strumenti utilizzare, senza pregiudizi ideologici, per far galleggiare la nave Italia. Questa è la posizione di Carlo Pelanda, analista, saggista e docente di economia e geopolitica economica sull’Università Marconi, sul governo Draghi in cantiere.

Come si muoverà il premier incaricato Mario Draghi tra Usa, Germania, Francia e non solo?

Ecco la conversazione di Start Magazine con Pelanda.

Draghi è più di sinistra o di destra? O meglio: è più progressista o conservatore? O è “solo” un liberale?

Draghi fa parte dell’élite e sfugge alla classificazione tipica per categorie politiche. Fa parte di un mondo, sin da quando era giovane, che si pone il problema di governare bene un sistema. Il capitalismo va bene se significa ricchezza più o meno per tutti. Quindi, in certi momenti della storia si usano politiche più keynesiane per mantenere la ricchezza sociale diffusa, in altri momenti bisogna frenare. Mario Draghi rappresenta il primato della tecnica sulla politica, e il suo obiettivo è quello di tenere in equilibrio il sistema, in base a questo sceglie gli strumenti da utilizzare. Questa è una capacità che deriva dalla competenza. Per fare una comparazione, Janet Yellen, che ora è ministro del Tesoro negli Usa, di solito viene classificata di sinistra. Però non è né di destra né di sinistra, semplicemente lavora per tenere il sistema in equilibrio, più vicino possibile all’idea di capitalismo di massa. La Yellen conosce tanti strumenti e usa gli strumenti che servono quando servono.

E questo non possono farlo anche i politici?

No, perché un politico è vincolato a delle promesse ideologiche, deve formare le sue constituency e ha delle varietà di opzioni minori rispetto a queste élite che tendono a influenzare la governance del paese, siano esse in posizioni istituzionali o in posizioni informali. 

L’economista Galli, già in Bankitalia, poi dg di Confindustria e parlamentare Pd, ha scritto: “Draghi è un pragmatico e non ha mai professato l’austerità in politica economica”. Cosa ne pensa?

Il concetto di austerità appartiene alla serie B dei pensatori politici, così come quello dell’accesso illimitato alla ricchezza per diritto, penso al reddito di cittadinanza. Non credo che siano categorie che si applicano a Draghi. La serie A, come dicevo, ha come obiettivo l’equilibrio del sistema che nelle democrazie è un capitalismo diffuso. La serie A conosce, siccome ha studiato, tutta una serie di strumenti e usa quelli opportuni al momento storico. Quando ho lavorato insieme al professor Savona, rispetto al quale sono più di destra liberale, ho pensato insieme a lui solo alla configurazione che il sistema avrebbe dovuto avere per essere stabile, non agli strumenti da usare. Queste persone, che hanno tutte un dottorato di ricerca, sono pragmatiche, e non opportuniste, perché hanno un potere cognitivo tale da capire quale strumento usare per perseguire la configurazione di sistema che ritengono opportuna. 

Ci fa un esempio?

Angela Merkel. La Cancelliera viene spesso dipinta della cronaca come pragmatica, e lo è, ma non è una pragmatica opportunista. Semplicemente avendo un dottorato di ricerca, prepara una descrizione del sistema, si chiede dove vuole portarlo e poi usa il metodo che serve a prescindere che sia di destra o di sinistra. Questo tipo di personalità, che io ho frequentato molto nella mia attività di ricerca e non solo, sviluppano una forma di nuovo pragmatismo che non è né tecnica né politica, semplicemente sono élite in senso paretiano. Poiché nelle loro carriere hanno avuto una formazione eccezionale semplicemente usano il potere cognitivo. Questo sfugge nelle analisi comune e irrita tantissimo i politici perché sentono di non poter competere con questo tipo di figure e mettono in atto una difesa quasi animale.

Potrebbe essere vittima anche Draghi?

Io ci avrei pensato due volte prima di usare Draghi, rischiare di bruciarlo in questo momento. Ma evidentemente il Presidente della Repubblica deve aver pensato che fossimo in una situazione di ultima istanza. Secondo me l’aveva già preparata, ha preso in giro i politici, e poi ha scelto Draghi. 

Quali saranno i 3 punti salienti del programma del governo Draghi?

Uno come Draghi sa benissimo che per facilitare un qualsiasi lavoro politico deve ottenere dall’esterno una grande fiducia sull’Italia. La maggiore competenza mette in priorità la costruzione della fiducia. Lui credo sia in grado di farlo e il massimo impegno sarà sulla costruzione della fiducia. Sul livello secondario delle applicazioni cercherà di far bene le cose senza esagerare e bilancerà l’inefficienza del sistema nazionale incrostate da decenni con la creazione di una posizione positiva per l’Italia. A occhio questa è la sua strategia e ha una certa chance di riuscirci. 

Esiste una rilevanza dell’Italia sullo scacchiere internazionale?

I politici non riesco a vederlo perché non hanno sufficiente capacità cognitiva ma una persona abituata all’analisi di sistema sofisticata cosa vede? Vede che la rilevanza passiva dell’Italia è molto superiore rispetto a quanto di valuti comunemente. L’obiettivo di Draghi credo sia di trasformare la rilevanza passiva in rilevanza attiva richiedendo in cambio fiducia. Abbiamo vitalità industriale e una posizione geopolitica invidiabile. Non è difficile tenere l’Italia in galleggiamento positivo sebbene non sia semplice governare. 

L’analista Liturri si è chiesto su Start: “Se l’Italia deve ricorrere agli aiuti europei, non è meglio che ci sia Draghi a negoziare questi dossier decisivi, cercando di sfruttare la propria autorevolezza ed evitando che l’Italia sia “bullizzata” come è accaduto con Conte e Gualtieri, trattati alla stregua di meri esecutori?”. Che ne pensa?

Non è stata bullizzata, semplicemente l’Italia è governata dall’esterno. C’era un agente francese, messo dall’intelligence francese a capo dell’economia per trasferire alcuni asset alla Francia in competizione con la Germania. Pensi ai politici che hanno la conduzione nominale del sistema, sono una massa di cialtroni, fanno paura. L’Italia è il ventre molle dell’eurozona e bisogna governarla dall’esterno. Qui c’è un conflitto tra Francia e Germania nel quale la Francia vuole conquistare degli asset di economia reale italiana per bilanciare lo strapotere tedesco. In questa situazione serve un approccio Metternich, di grandi mediazione, e deve essere fatta da uno che è conosciuto come un pari dell’impero euro-americano. Quindi va bene la scelta di Mattarella, che fa finta di non capire questo quadro ma lo capisce benissimo. 

Quando le è stato chiaro l’intendimento di Mattarella?

Nel momento in cui la Francia aveva lanciato la massima offensiva per il dominio dell’Italia Mattarella ha incontrato più volte il Presidente della Repubblica federale tedesca Steinmeier. Il segnale qual è stato? Sì siamo piccoli e deboli ma esiste ancora uno Stato italiano che non vuole farsi conquistare né da Francia né da Germania. Ma dato che eravamo in posizione di debolezza abbiamo dovuto dirlo indirettamente. I giornalisti non se ne accorgono ma le cancellerie sì. La missione di Draghi è di collocare l’Italia in una posizione migliore nell’ambito delle relazioni euro atlantiche. 

Il professore Sapelli ha scritto che Draghi offre una garanzia non solo all’Ue ma altresì agli Usa. Condivide?

Non ha bisogno di offrire una garanzia perché dal 1992 ha sempre partecipato ai tavoli decisionali. È un pari dell’impero, non ha bisogno di chiedere all’impero. Ha sempre lavorato nel sistema dell’élite, ne è parte. È uno dei cavalieri della tavola rotonda in un contesto Camelot. Non ha bisogno di andare a bussare alle porte come il povero Conte.

L’ultima volta che ci siamo sentiti mi ha detto che la reputazione internazionale dell’Italia non era ai massimi livelli. Secondo lei l’effetto Draghi si farà sentire?

Con Draghi Usa e Ue, come Francia e Germania, hanno un interlocutore di cui possono fidarsi. Un altro interlocutore è Mattarella ma non ha una posizione esecutiva. Certo tutto dipende dal fatto che Draghi riesca a restare in sella e seguire compiti di ordinamento del sistema italiano. Il massimo che può ottenere nell’arco di un anno, un anno e mezzo è tamponare le falle. E dare l’idea che l’Italia resta scassata ma facendo parte dell’impero ci sono motivi per aiutarla. 

Cosa non funziona in Italia?

Non funziona la politica, non funziona la costituzione, non funziona la selezione della classe politica. Non è una vera democrazia, è una democratura, dal 1944 è gestita dai partiti che sì permette che ci sia una pluralità di visioni ma non è una democrazia. Quindi il problema è far capire ai partner che l’Italia è malata ma ha comunque una sua rilevanza. 

Su cosa consiglierebbe di puntare?

Sul fatto che l’Italia blocchi la penetrazione cinese ora in atto. Questo aiuta l’Italia stessa. Anche la Germania è stata un po’ ricattata dalla Cina e ha dovuto cedere parecchio. Se la Germania vede che la Cina è bloccata dall’Italia sa che può contare su di noi. Viceversa se l’Italia continua ad essere un oggetto di penetrazione da pare della Cina la Germania si inquieta. Questa cosa Draghi la sa fare sebbene l’obiettivo sia sempre far galleggiare la nave Italia, non abbiamo la forza di spiegare le vele.

E se Draghi non dovesse avere successo?

Se Draghi non va ci sarà il governo totale dall’esterno. 

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