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Cina Censura

Vi racconto la guerra informativa della Cina

Lo strano caso della giornalista Laurène Beaumond, che ha pubblicato un articolo in cui respinge le accuse di genocidio e persecuzione subite dalla minoranza uigura

 

In un articolo pubblicato sul sito della televisione di stato cinese CGTN, che ha recentemente ottenuto l’autorizzazione a trasmettere in francese, una giovane donna, presentata come giornalista indipendente francese residente in Cina, respinge le accuse di genocidio e persecuzione subite dalla minoranza uigura.

Una “nota del redattore” precede la rubrica pubblicata sul sito in lingua francese del canale CGTN, per presentare il presunto autore: “Giornalista indipendente residente in Francia, doppia laurea in storia dell’arte e archeologia presso l’Università Sorbona-IV e titolare di un Master in giornalismo, Laurène Beaumond ha lavorato in varie redazioni parigine prima di stabilirsi a Pechino dove ha vissuto per quasi 7 anni “.

Tuttavia, questa “Laurène Beaumond”, che dice di essere andata più volte nello Xinjiang, non ha una tessera stampa, secondo Le Monde, che non ha trovato la sua traccia fra i giornalisti professionisti. Anche una ricerca su Google non rivela alcun articolo con il nome “Laurène Beaumond”. Strano, per un giornalista che viveva in Cina e collaborava con “diverse redazioni in Francia”.

“Laurène Beaumond”, nell’articolo pubblicato sul sito in lingua francese della CGTN, smentisce le accuse mosse da chi denuncia le sterilizzazioni delle donne uiguri e il lavoro forzato di questa minoranza musulmana. “Da dove vengono queste nuove pasionarie della ‘causa uigura’, questo gruppo etnico il cui destino non ha preoccupato nessuno fino ad ora?”, si legge. Una “parodia di un processo fatto a distanza in Cina”, scrive “Laurène Beaumond”, senza “alcuna prova concreta”. Secondo lei non esistono campi di rieducazione cinesi, contrariamente alle indagini documentate da alcuni ricercatori. Infatti per legittimare le sue considerazioni afferma che l’ha visitato una dozzina di volte tra il 2014 e il 2019.

Secondo Antoine Bondaz, ricercatore della Foundation for Strategic Research, che ha recentemente pagato il prezzo degli attacchi all’ambasciatore cinese, il falso profilo di Laurène Beaumond è apparso alla fine del 2020. In un articolo pubblicato il 1 aprile, il canale CGTN afferma di avere “una prova concreta dei vari soggiorni di Laurène Beaumond nello Xinjiang, numerose foto e persino una copia del suo certificato di matrimonio, da quando si è sposata a Urumqi nel 2014 con un persona di quella città”.

E il sito francese del canale spiega che Laurrène Beaumond è uno pseudonimo: “Laurène Beaumond ha voluto usare uno pseudonimo e abbiamo rispettato la sua scelta, perché conosciamo il rischio che questo rappresenta per alcuni giornalisti francesi esprimere la loro opinione a favore della Cina”. Il sito francese della CGTN specifica che “la giornalista che lavora con lo pseudonimo di Laurène Beaumond ha deciso di non utilizzare questo pseudonimo in futuro, temendo per la sua sicurezza e quella della sua famiglia. Gli account Twitter creati il 31 marzo, e dopo, sono tutti account falsi, avendo Laurène Beaumond chiuso il suo account Twitter che era anche a suo vero nome”.

Anche attraverso questi inusuali strumenti la Cina porta avanti la sua disinformazione o se preferite la sua guerra informativa.

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