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Covid Germania

Vi racconto il semi lockdown in Germania per il Coronavirus

Il numero dei contagiati da Coronavirus in Germania. La crescita dell'epidemia prevista dai tecnici. Le nuove misure decise dal governo. E i casi di Volkswagen, Audi e Lufthansa. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

Una settimana fa gli scienziati del Robert Koch Institut (Rki) giudicavano il rischio di contagio in Germania ancora “basso”. Venerdì scorso era passato a “medio”. Oggi, martedì 17 marzo, è salito ad “alto”, “molto alto” (il livello di allarme massimo) nelle aree al momento più colpite come Heinsberg, in Nordreno-Vestfalia.

NUMERI E ALLARMI DELL’ISTITUTO KOCH IN GERMANIA SUL CORONAVIRUS

“Si assiste a una forte dinamica del contagio e a una differenziazione territoriale”, ha detto il direttore Lothar Wieler nel suo rapporto quotidiano delle 10, “e notiamo che anche ospedali ben attrezzati hanno al momento problemi. Dobbiamo fare di tutto per interrompere ogni possibile catena di contagio”. Riteniamo che il numero degli infetti “sia molto più alto” di quello ufficiale, ha concluso Wieler, “non sappiamo ancora quale potrà essere il tasso di mortalità”.

IL BILANCIO DEL CORONAVIRUS ALLE ORE 12 DEL 17 MARZO

Il presidente della Società degli ospedali tedeschi prevede che, al termine di questa settimana, saranno 20 mila i contagiati ufficiali in Germania, 1.500 dei quali avranno bisogno di assistenza ospedaliera. La tenuta delle strutture con questi livelli è assicurata, ma la corsa al loro potenziamento è partita, con le difficoltà che tutti conoscono di reperire attrezzature e materiale sanitario in questa fase. Nel frattempo si prendono le decisioni più facili, come rinviare tutte le operazioni non urgenti a data da destinarsi, per tenere i posti letto a disposizione dei malati di coronavirus. Lo stesso Wieler è stato chiaro: “Tutti gli ospedali devono prepararsi, anche quelli in aree al momento meno colpite”. Il contagio non si può più fermare, l’unico obiettivo raggiungibile è quello di rallentarne la velocità e mantenere il suo livello entro le capacità di gestione degli ospedali.

IL SEMI LOCKDOWN IN GERMANIA

Non è un lockdown, ma qualcosa che gli si avvicina. Le misure comunicate ieri da Angela Merkel in una conferenza stampa in diretta televisiva segnalano un ulteriore giro di vite dell’attività pubblica nel paese. Chiusura dei negozi con esclusione di supermercati, alimentari, farmacie, drogherie, pompe di benzina, banche, uffici postali, parrucchieri, edicole e qualche altra eccezione. Chiusura di pub, bar, club, discoteche, teatri, opere, cinema, musei. Restrizione dell’orario di apertura dei ristoranti, dalle 6 alle 18. Blocco dei viaggi in autobus e divieto di pernottamenti in alberghi se non per viaggi di lavoro. Divieto di cerimonie religiose in chiese, sinagoghe e moschee. Chiusura di tutte le strutture sportive comprese palestre e piscine e dei parchi giochi. Restrizioni nelle visite in ospedale. Divieto per 30 giorni di ingresso in Germania per tutti i cittadini non facenti parte dell’Ue. Non è previsto un divieto di uscita di casa, anche se il governo invita i cittadini a ridurre al massimo gli spostamenti e i contatti sociali. Governo e Länder non escludono tuttavia altre misure, in futuro: dipenderà dall’andamento dei contagi. Gli esperti ritengono che l’efficacia delle azioni intraprese sarà visibile in due-tre settimane, ma ormai le valutazioni e le decisioni conseguenti vengono aggiornate di ora in ora.

Tecnicamente si tratta di misure suggerite dal governo, che saranno messe in pratica dai singoli Länder, in omaggio alle regole del federalismo. Ma questa volta le regioni dovrebbero essere conseguenti e rapide, lo hanno assicurato i presidenti. Qualcuna ha già precorso i tempi per conto suo, come la Baviera che ieri ha fatto scattare lo stato di emergenza (ma domenica aveva lasciato che gli elettori si recassero alle urne per le elezioni comunali). Berlino si prenderà un giorno di tempo per la chiusura dei negozi, ma aveva già adottato alla fine della scorsa settimana alcuni di questi provvedimenti. Quasi ovunque sono chiuse le università e le scuole: in alcuni Länder (ad esempio Berlino) gli istituti elementari restano aperti per l’assistenza ai figli di genitori impegnati in attività strategiche (medici, infermieri, autisti dei mezzi pubblici, poliziotti, vigili del fuoco, lavoratori dei supermercati o dei negozi autorizzati, personale dell’amministrazione pubblica).

VOLKSWAGEN E AUDI CHIUDONO GLI STABILIMENTI

Iniziano le chiusure anche nel settore dell’industria e del grande commercio. Volkswagen e Audi hanno annunciato per venerdì prossimo la sospensione temporanea della produzione nella maggior parte degli stabilimenti europei, Ikea ha abbassato le serrande di tutti i suoi 53 negozi in Germania. Il Baden-Würrtenberg ha chiuso i suoi aeroporti, ma altrove restano ancora attivi i voli da e verso aree di rischio come l’Iran.

CHE COSA FA LUFTHANSA

La Bild rivela che Lufthansa sta predisponendo un piano per garantire via aerea la sicurezza dei rifornimenti nelle prossime settimane. “Lufthansa farà di tutto per garantire dal cielo la catena di approvvigionamento per la popolazione tedesca”, ha detto il capo di Lufthansa Carsten Spohr, “stiamo lavorando intensamente alla realizzazione di un ponte aereo per l’intera Germania”. Una frase a effetto che richiama il leggendario e drammatico ponte aereo organizzato dagli alleati per rifornire la Berlino Ovest del dopoguerra, strangolata dal blocco sovietico deciso da Stalin.

Il ministero degli Esteri ha stanziato 50 milioni di euro per riportare a casa tutti i turisti tedeschi rimasti bloccati nelle località di vacanza e impossibilitati a rientrare per le restrizioni intervenute. La compagnia di bandiera garantirà anche collegamenti passeggeri interni attraverso un piano straordinario ed è al lavoro con il ministero degli Esteri per organizzare il piano di rientro dei turisti tedeschi bloccati in ogni angolo del mondo dallo scoppio della pandemia: per questa azione sono stati stanziati 50 milioni di euro.

LE DIFFICOLTA’

Le misure in via di adozione restringono l’attività pubblica in Germania anche se in maniera minore rispetto a quelle adottate in altri paesi, non solo in Italia ma ormai anche in Spagna, Austria e Francia. Puntano ancora molto sulla sulla responsabilizzazione dei singoli cittadini e sulla loro disponibilità a seguire le regole comportamentali suggerite. Ma ieri il vicepresidente dell’Istituto Koch ha dovuto lanciare un appello ai giovani per scongiurare i cosiddetti “Corona Party”, feste nelle case private per aggirare la chiusura di pub e club. Lunedì pomeriggio la polizia è dovuta intervenire in un parco del quartiere Pankow di Berlino per mettere fine a una festa di studenti che celebravano la sospensione delle lezioni. E ancora domenica i parchi delle grandi città tedesche (da Monaco ad Amburgo, alla stessa Berlino) erano ancora pieni di gente a stretto contatto. Per testimonianza diretta, la situazione nella capitale appariva questa mattina più tranquilla, grazie anche alla chiusura di asili e scuole elementari. Traffico di passeggeri molto ridotto sui mezzi pubblici, tanto che l’azienda locale ha annunciato una riduzione dei collegamenti nei prossimi giorni. Forse la consapevolezza della gravità della situazione si sta facendo strada, oltre gli episodi di accaparramento segnalati nell’ultima settimana.

Scrive oggi la Neue Zürcher Zeitung in un commento sul tema: “L’accompagnamento distopico dell’epidemia virale nel pubblico tedesco si inserisce in un modello che è stato osservato per anni. Settantacinque anni dopo la fine della guerra c’è un atteggiamento di pretesa che rende sempre gli altri responsabili della propria situazione”. Forse non vale solo per i tedeschi.

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