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Vi racconto i tramestii nel centrosinistra sul Quirinale

Che cosa succede sul Quirinale tra Pd, 5 Stelle e Italia Viva. I Graffi di Damato

 

Se il piano di Letta – Enrico, il segretario del Pd, ma forse anche Gianni, l’ex sottosegretario e tuttora missionario di Silvio Berlusconi – è davvero quello di “tutelare” al massino Mario Draghi, col prestigio internazionale che ha, mandandolo anche al Quirinale e sostituendolo in un governo ampiamente rimpastato con un garante della prosecuzione della legislatura sino alla scadenza ordinaria del 2023, comincia già a mancargli la sponda grillina. O la palude, vista l’instabilità, a dir poco, dei gruppi parlamentari pentastellati, che pure hanno segnato per la loro “centralità” numerica questa legislatura.

“Conte blinda Draghi a Chigi”, ha titolato in apertura Il Fatto Quotidiano, che ancora rimpiange l’ex presidente del Consiglio come uno statista pugnato alla schiena nell’ultima crisi. “I 5 Stelle inchiodano Conte su Draghi”, ha titolato da una sponda politica opposta Il Giornale della famiglia Berlusconi con una convergenza di interessi derivante dalla speranza dello stesso Berlusconi di rimanere in gioco nella corsa al Quirinale grazie alla divisione dei suoi avversari.

Ma quanto potrà contare paradossalmente anche Berlusconi su un Conte guastatore? Niente, a sentire Matteo Renzi, che dal Corriere della Sera ha rilanciato al Cavaliere la proposta di un ritiro dalla gara a favore di un altro candidato di centrodestra. Che il senatore di Scandicci sarebbe disposto a votare con i parlamentari di cui ancora dispone per garantire – franchi tiratori a parte – la maggioranza assoluta richiesta dal quarto scrutinio in poi. “Il punto – ha detto Renzi – non è la provenienza ma la capacità di rappresentare l’unità della nazione, che venga da destra o da sinistra, dal nord o dal sud”.

Quanto a Conte e alla sua capacità di incidere sulla partita, Renzi è stato tranciante. Interrogato retoricamente se ne avesse capito progetto e quant’altro, egli ha risposto: “No, non l’ho capito. Ma la tranquillizzo: non l’ha capito nemmeno Conte. Cerca solo di dare l’impressione di essere in partita. Lo fa soprattutto per i suoi: la dialettica interna ai grillini è pesante. Conte vorrebbe andare ad elezioni nel 2022: sa che se si vota a scadenza naturale, Di Maio gli riprende il posto”.

Persino Goffredo Bettini, una specie di oracolo del Pd, anche lui intervistato dal Corriere della Sera nella sua nuova casa romana, tra casse di libri da sistemare e un telefonino surriscaldato di chiamate, ha smesso di apprezzare l’avvocato come una volta, quando convinse Nicola Zingaretti a sposare il motto “Conte o morte”. Dell’avvocato pugliese egli ha detto nell’intervista, dopo avergli appena parlato e prima che gli riparlasse rispondendo ad un’altra chiamata: “E’ in un momento di notevole difficoltà. Uomo leale, che apprezzo, ma più leader di governo che capo di un partito”, come invece ha preferito diventare, o cercare di diventare. Una bella palla al piede, direi,, per chi come il segretario in carica del Pd, elogiato da Bettini, coltiva piani sperando anche nell’aiuto di questo pericolante presidente del MoVimento 5 Stelle.

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