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Tutti i subbugli istituzionali in Albania

Ecco che cosa sta succedendo in Albania. L'approfondimento di Tsai Mali tratto dal sito di Affari Internazionali

Nel tardo pomeriggio di sabato 8 giugno, in Albania l’opposizione di centrodestra, capitanata dal Partito democratico (Pd) di Lulzim Basha e dal Partito socialista per l’integrazione (Lsi) – lasciato in eredità dal presidente della Repubblica Ilir Meta alla moglie Monika Kryemadhi -, si stava preparando a dare il via all’ottava delle manifestazioni indette negli ultimi mesi per chiedere le dimissioni del premier socialista Edi Rama e un governo di transizione per traghettare il Paese verso nuove elezioni.

Proprio mentre i due leader raggiungevano la folla in piazza, il presidente Meta, senza preavviso o consultazioni al di fuori del tetto coniugale, ha colto di sorpresa governo e manifestanti e, a causa della “preoccupazione per la situazione critica venutasi a creare in Albania”, ha annunciato l’annullamento della data delle consultazione amministrative previste per il 30 giugno prossimo e che l’opposizione chiedeva di boicottare.

Abbandonato il Parlamento e diseredati i “sovversivi” che si sono prestati a sostituire i parlamentari dimissionari, i principali partiti di opposizione hanno deciso di radicalizzare ulteriormente il boicottaggio delle istituzioni, lasciando scadere i termini per l’iscrizione all’imminente tornata elettorale amministrativa.

Naufragati i goffi tentativi di mettere su all’ultimo minuto una nuova formazione politica di centrodestra che potesse riempire il vuoto lasciato dai partiti storici, alle amministrative si sono iscritti solo i partiti del centrosinistra, tutti al seguito dei socialisti di Edi Rama, e qualche piccola formazione della destra. Il risultato è che nella metà dei comuni albanesi ci sarà sulle schede un solo candidato. E se lo scenario finale sarà questo, è chiaro che i cittadini avranno pure l’occasione di andare a votare ma, questa volta più che mai, si recheranno alle urne senza alcuna possibilità di scegliere.

Da parte loro, senza più seggi e sindaci, Pd, Lsi e tutti gli altri partiti che li hanno seguiti in questa formidabile azione autolesionista, rischiano di lasciare definitivamente la scena politica albanese.

La tensione in aumento e il conseguente scontro tra poteri scuote da mesi i fragili equilibri delle istituzioni albanesi e difficilmente potrà risolversi in maniera regolare.

SISTEMA GIUDIZIARIO FUORI USO

L’ambiziosa riforma del sistema giudiziario adottata all’unanimità nel luglio del 2016, introducendo circa quaranta leggi che andavano a modificare 45 articoli della Costituzione, ha intanto generato un vuoto in tutti i principali organi di amministrazione della giustizia. La Corte costituzionale, l’unica che avrebbe potuto esprimersi sulla legittimità del Parlamento, delle elezioni o dell’ultima trovata del capo dello Stato, dal maggio del 2018 – e per la prima volta dalla sua istituzione nel 1992 – non è operativa.

Dei nove giudici che la compongono – tra mandati scaduti e soprattutto dimissioni e destituzioni dovute al processo di vaglio dei curricula in atto con la riforma -, di membri attualmente ne è rimasto solo uno. Lo stesso vale per la Corte di Cassazione e diversi tribunali regionali. I tempi per la ricomposizione sono difficili da prevedere, ma si preannunciano lunghi. Fino ad allora, nessuna istituzione ha facoltà di sondare lo stato di salute del sistema albanese, permettendo ai detentori di tutte le più alte cariche del paese la possibilità di improvvisare con decisioni insindacabili.

Il Paese si ritrova quindi con un Parlamento indebolito e non rappresentativo, senza tribunali funzionanti, con un governo determinato ad andare senza concorrenti ad elezioni puramente formali e un’opposizione che minaccia di ostacolare materialmente il processo il giorno delle elezioni, preannunciando un rischio reale di disordini in tutta l’Albania. A questa situazione di incertezza di fondo, si aggiunge ora anche l’incognita della data della chiamate alle urne.

(estratto di un articolo pubblicato su Affari Internazionali; qui la versione integrale)

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