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Hong Kong

Vi racconto cosa succede davvero a Hong Kong. I post (e le foto) di Marco Lupis

Il racconto da Hong Kong di Marco Lupis, giornalista, inviato di esteri, saggista e autore del libro uscito pochi giorni fa “I Cannibali di Mao – La nuova Cina alla conquista del Mondo” (Rubbettino)

 

Migliaia di studenti stanno formando catene umane nelle scuole di Hong Kong in segno di solidarietà con i manifestanti pro democrazia, dopo i violenti scontri del fine settimana nel territorio cinese semi-autonomo. Una protesta silenziosa, quella di oggi, che arriva mentre il governo di Hong Kong torna a denunciare il “comportamento illegale dei manifestanti radicali” e ammonisce i governi stranieri a “non interferire in alcun modo negli affari interni” della città.

Ieri migliaia di manifestanti hanno marciato pacificamente verso il consolato degli Stati Uniti per chiedere il sostegno di Washington, ma subito dopo alcuni di loro hanno vandalizzato le stazioni della metropolitana, appiccato fuochi e bloccato il traffico, e la polizia ha reagito sparando gas lacrimogeni. Il governo di Hong Kong ha annunciato la scorsa settimana di essere disposto a ritirare il disegno di legge sull’estradizione che ha scatenato le proteste a inizio estate, ma intanto le ragioni della protesta hanno abbracciato maggiori libertà democratiche, comprese elezioni dirette.

Ecco i post scritti su Facebook ma Marco Lupis, giornalista, inviato di esteri, saggista e autore del libro uscito pochi giorni fa “I Cannibali di Mao – La nuova Cina alla conquista del Mondo” (Rubbettino):

Hong Kong 9 settembre. Da stanotte di nuovo a Hong Kong. Tutta la giornata in mezzo ai manifestanti, tra lacrimogeni, cariche della polizia, pestaggi e distruzione, per raccontare dall’interno gli scontri con la Polizia e le proteste. Oggi c’è stata molta violenza, i manifestanti hanno spaccato tutto alla stazione della metropolitana di Central.

Ecco qualche foto e video che ho fatto, per rendere l’idea di una strana “rivolta”, molto in stile “asiatico”… La polizia un po’ spacca le teste, un po’ li ho sentiti dire, “grazie” quando cacciavano via qualche manifestante che si spostava senza opporre resistenza. I manifestanti hanno distrutto la metropolitana oggi, però poi li ho visti raccogliere i rifiuti della rivolta per le strade. Tutto molto “all’orientale”. Persino la violenza è un po’ gentile.

La stazione della metropolitana di Prince Edwards, nel quartiere commerciale/popolare di Mongkok, è chiusa. Fuori, una specie di “muro della democrazia” tappezzato di fiori, perché qui nella stazione ci sono stati scontri molto violenti ed e stata parzialmente bruciata. I fiori bianchi, segno di lutto in Oriente, sono in ricordo dei molti giovani che si sono tolti la vita per le rivolte. La gente si ferma e dice preghiere, chi accende bastoncini di incenso e si inchina ripetutamente, nella tradizione buddista, chi prega con il rosario o nella sua fede.

È così strano notare come la frase sui post-it ” You can not kill us all” (Non potete ucciderci tutti), uno degli slogan dei manifestanti insieme a “Se noi bruciamo, bruci anche tu”, sia praticamente la stessa adottata dai giovani calabresi della mia Locride contro la ‘ndrangheta qualche anno fa: “E adesso ammazzateci tutti”…“.

 

https://www.facebook.com/MarcoLupisMacedonioPalermodiSantaMargherita/videos/10218914357677457/

 

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