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Arnese

Il Vaffa piddino di Zingaretti e il Vaffa di Caltagirone a Nagel e Donnet su Generali

Non solo le dimissioni di Zingaretti da segretario Pd. Fatti, nomi, numeri, indiscrezioni, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

IL VAFFA DEMOCRATICO DI ZINGARETTI

IL POST DI NICOLA ZINGARETTI, SEGRETARIO PD, SU FACEBOOK:

“Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni.
Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere.
Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni.
Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd.
Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili.
Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie.
Ciao a tutte e tutti, a presto. Nicola”.

CALTAGIRONE SEGHERA’ DONNET?

Caltagirone (deluso da editoria e mattone) si eccita con Mediobanca e Generali

 

A CAVALLO DELLA RAI

 

SMASCHERATI

 

MEDICI & VACCINI

 

INDUSTRIA & VACCINI

 

VACCINI & CASTE

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU CALTAGIRONE, MEDIOBANCA E NON SOLO:

Francesco Gaetano Caltagirone muove a sorpresa su Mediobanca acquistando l’1,04% del capitale. È il primo pacchetto di azioni di Piazzetta Cuccia che l’imprenditore romano porta allo scoperto. L’investimento è stato effettuato lo scorso 23 febbraio attraverso la finanziaria Istituto Finanziario 2012 e sul mercato è stato subito messo in relazione alla posizione che Caltagirone ha nelle Generali, di cui è azionista con il 5,5% e vicepresidente, e che vede Mediobanca primo socio con il 13,5%.In Piazza Affari la mossa di Caltagirone ha spinto al rialzo i titoli di Piazzetta Cuccia, saliti dell’1,4%. Agli osservatori non è sfuggita la sovrapposizione tra l’investimento dell’editore del «Messaggero» in Mediobanca e la strategia che da qualche tempo sta portando avanti Leonardo Del Vecchio. Entrambi sono soci importanti del Leone di Trieste e il patron di EssiLux ha iniziato a rastrellare azioni di Piazzetta Cuccia fino ad arrivare ad esserne il primo azionista con il 13,3% (è autorizzato a salire fino al 20%). Ora Caltagirone lo raggiunge tra i soci dell’istituto milanese, dove oltre a Del Vecchio trova Mediolanum, con il 3,3% legato a un patto di consultazione sul 12,6% di Mediobanca di cui fanno parte i Benetton (2,2%), Fininvest (2%), Finpriv (1,6%), e quel che rimane dei piccoli soci privati italiani. E Vincent Bolloré con il 2,8%, ma la quota è in vendita.Sulle partite più importanti che hanno coinvolto di recente le Generali (vedi il dossier Cattolica) Caltagirone e Del Vecchio hanno mostrato di avere un’unità di vedute, condivisa anche da altri azionisti privati come i Benetton. Ma allo stato non ci sarebbe un’asse su Piazzetta Cuccia. I due imprenditori potrebbero avere il comune obiettivo di incidere sulle scelte dell’anno prossimo, quando dovrà essere rinnovato il consiglio delle Generali. Sarà avviato un processo per costruire una lista unica del consiglio, sotto la regia del board in cui sono presenti tutti i grandi soci di Trieste, modificando così la prassi di governance che finora vedeva Piazzetta Cuccia proporre la lista di maggioranza.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI ANDREA GRECO DI REPUBBLICA SU CALTAGIRONE, DONNET E GENERALI:

Francesco Gaetano Caltagirone segue le orme di Leonardo Del Vecchio e, dopo anni passati ad arrotondare la quota in Generali, inizia a investire in Mediobanca, lo scrigno da cui passa il “controllo” dell’assicurazione triestina. L’imprenditore romano ha comunicato alla Consob di avere l’1,014%di azioni della banca d’affari tramite l’Istituto Finanziario 2012, finanziaria a socio unico. L’operazione è datata 23 febbraio, quando Mediobanca quotava una virgola sopra 9 euro; ieri ha chiuso a 8,95 euro, dopo un rialzo dell’1,43% che è stato poco inferiore all’indice Ftse bancario domestico. Si tratta di una fiche da circa 80 milioni, che per uno dei nomi più liquidi d’Italia – la sua cassaforte Fgc vanta sul bilancio 2019 un patrimonio di 3,7 miliardi – sarebbe poca cosa. Ma poca non è, dato l’intreccio di partecipazioni che si rincorrono ,ora e allora, tra Milano e Trieste. Dove Caltagirone ha ormai il 5,65% di Generali, quota che ne fa il secondo azionista proprio dietro Mediobanca che possiede il 13%, mentre il terzo peso nel Leone alato è quel Leonardo Del Vecchio (4,84%) che da un anno e mezzo ha deciso di puntare un miliardo su Mediobanca diventandone primo azionista, con un attuale 13,2%, e in tasca l’autorizzazione Bce a salire fino al 19,99%.

Più che ai futuri assetti di Mediobanca, comunque cristallizzati per tre anni dal rinnovo del cda che ha confermato Renato Pagliaro presidente e Alberto Nagel ad, il binomio Del Vecchio-Caltagirone tra Milano e Trieste andrà misurato sulla governance di Generali, che tra un anno rinnoverà il vertice, per la prima volta tramite la “lista del cda” uscente. Ed è un mistero per pochi il fatto che il neo azionista di Mediobanca gradirebbe sostituIre l’ad di Generali, Philippe Donnet.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI FRANCESCO MANACORDA DI REPUBBLICA SU CALTAGIRONE, MEDIOBANCA E GENERALI:

Generali deve «risvegliarsi», spiega una voce vicina ai protagonisti di queste ore. Ma se la compagnia è davvero un po’ la Bella Addormentata nel bosco delle assicurazioni potranno essere FrancescoGaetano Caltagirone e LeonardoDel Vecchio i Principi Azzurri che con le buone o meno riusciranno a interrompere il suo sonno?Non suoni irrispettosa per manager, dipendenti e azionisti coinvoltila metafora favolistica, ma di questo alla fine si tratta. Ossia del fatto che dietro lo spuntare di Caltagirone trai soci Mediobanca c’è anche l’intenzione di dare un altro preciso segnale al Leone di Trieste che proprio in Mediobanca ha il suo primo socio e nell’Ingegnere romano il secondo. E il segnale è quello che Generali deve osare di più e pensare in grande.
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI FRANCESCO SPINI DE LA STAMPA SU CALTAGIRONE E GENERALI

L’appuntamento è per l’aprile del 2022, quando l’assemblea dovrà procedere al rinnovo del cda e decidere se Philippe Donnet, attuale ad delle assicurazioni di Trieste, debba restare a o lasciare il passo ad altri. A prima vista, le sue chance di riconferma, con la mossa di Caltagirone, non si rafforzano, anzi. L’ingegnere, che delLeone è vice presidente vicario, anche alla luce di alcuni episodi (la sua assenza come quella del rappresentante della Delfin di Del Vecchio in occasione dell’ingresso in Cattolica ne è un esempio) non è annoverato tra i più fervidi sostenitori del manager francese. In più i soci italiani – insieme a Caltagirone e Del Vecchio sono schierati anche i Benetton con il loro 3,98% – vogliono contare maggiormente nelle scelte sul futuro del gruppo.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI CARLOTTA SCOZZARI DI BUSINESS INSIDER ITALIA SU CALTAGIRONE:

Proprio nelle Generali, non a caso, i due imprenditori romano e milanese sono di recente stati uniti su partite importanti, in contrapposizione con la Mediobanca guidata da Alberto Nagel. Tanto per incominciare, non hanno votato nel consiglio di amministrazione del giugno 2020 l’ingresso del gruppo assicurativo triestino in Cattolica Assicurazioni, mentre all’inizio dello scorso autunno hanno contribuito a bloccare il passaggio di mano della quota di controllo del 50,17% di Banca Generali dalle Assicurazioni Generali proprio a Mediobanca.
Una comunione di vedute che ora potrebbe replicarsi anche su Mediobanca, dove comunque va detto che lo scorso ottobre l’amministratore delegato, Alberto Nagel, è stato confermato fino al 2023, seppure senza il sostegno di Del Vecchio che ha preferito votare per la lista presentata dall’associazione dei fondi comuni Assogestioni. Diverso il discorso per l’ad di Generali, Philippe Donnet: il manager è all’ultimo anno di mandato e, anche alla luce delle ultime mosse di Caltagirone e Del Vecchio, la possibilità di una sua uscita sembra farsi sempre più concreta. C’è però un ostacolo di non poco conto da superare: la lista per il rinnovo dei vertici di Generali l’anno prossimo sarà stilata dallo stesso cda del Leone, dove per il momento Caltagirone e Del Vecchio sembrano essere gli unici soci a volere un nuovo ad. La partita per i vertici del gruppo triestino è solo agli inizi.

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI FRANCO LOCATELLI SU FIRSTONLINE:

L’operazione di ieri cementa l’asse Caltagirone-Del Vecchio non solo in Mediobanca ma soprattutto in Generali, dove Caltagirone è il secondo azionista con il 5,65% dietro a Piazzetta Cuccia (13%) e davanti a Del Vecchio (4,84%) con l’obiettivo evidente di indirizzare la strategia del Leone, sia pesando nella scelta del vertice che dovrà essere rinnovato l’anno prossimo sia creando le premesse per un rafforzamento dei soci italiani nella compagnia assicurativa in vista di operazioni strategiche future.

Ma per ora il focus si sposta su Unicredit, dove non a caso Del Vecchio si è battuto per portare sulla poltrona di Ceo Orcel, che non ha esperienza diretta di banca commerciale ma è definito il Cristiano Ronaldo dell’M&A. Ed è qui che il tandem Orcel-Del Vecchio, con l’appoggio esterno di Caltagirone, può riservare sorprese sia rafforzando la presenza di Unicredit sul territorio e nel retail – non caso Banco Bpm è alla finestra – sia muovendosi proprio in direzione di Mediobanca senza escludere future acquisizioni o integrazioni. Così il cerchio si chiude: Del Vecchio, d’intesa con Orcel, si prepara a contare molto in Unicredit e ancor di più in Generali, dove Mediobanca non sarebbe più il timoniere principale e dove invece può pesare in modo determinante l’asse con Caltagirone ed eventualmente con Unicredit in caso di matrimoni milanesi. Certamente ne vedremo delle belle. La finanza italiana può prepararsi ai fuochi d’artificio.

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