IL VAFFA DEMOCRATICO DI ZINGARETTI
"Mi vergogno che nel Pd da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie. Visto che il bersaglio sono io, per amore dell'Italia e del partito, non mi resta che fare l'ennesimo atto per sbloccare la situazione". Lo scrive su Fb Nicola Zingaretti annunciando le dimissioni.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
Forse manco Grillo tra i suoi tanti Vaffa ha mai detto "mi vergogno" del Movimento 5 Stelle. O mi sbaglio? https://t.co/HXW4uBPANR
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 5, 2021
IL POST DI NICOLA ZINGARETTI, SEGRETARIO PD, SU FACEBOOK:
CALTAGIRONE SEGHERA’ DONNET?
Il binomio Del Vecchio-Caltagirone andrà misurato sulla governance di Generali, che tra un anno rinnoverà il vertice. Il neo azionista di Mediobanca, Caltagirone, gradirebbe sostituire l’ad di Generali, Philippe Donnet. (Andrea Greco, Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
"L'impressione, anzi la certezza, è che, dopo l'esordio di Caltagirone in Mediobanca annunciato ieri, Nagel avrà una gatta in più da pelare". (Fabio Tamburini, direttore del Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
Caltagirone (deluso da editoria e mattone) si eccita con Mediobanca e Generali
A CAVALLO DELLA RAI
Non ci pensasse nemmeno il governo Draghi a prorogare il mandato dei vertici Rai. Il messaggio che quasi tutti i partiti – con l’eccezione M5S – hanno spedito ieri al nuovo esecutivo è chiarissimo: alla scadenza di fine maggio Salini e Foa dovranno fare le valigie, scrive Rep.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
SMASCHERATI
"Giù la maschera. Texas e Mississippi revocano l’obbligo di indossare le protezioni anti Covid a partire dal 10 marzo e il
presidente Joe Biden s’infuria: «Ragionamento da primitivi, roba da Neanderthal»" (Repubblica).— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
Texas e Mississippi seguono l’esempio di Montana, Iowa, Dakota del Nord, Louisiana e Michigan sulle mascherine: hanno già allentato i vincoli, mentre in altri 10 Stati l’obbligatorietà non c’è mai stata. Da oggi riaprono anche le attività commerciali al cento per cento. (Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
MEDICI & VACCINI
Non è solo un problema di vaccini, ma anche di vaccinatori. A tre mesi dal bando dell’ex commissario Arcuri che cercava 12mila infermieri e 3mila medici finora sono solo 1750 i contratti sottoscritti, di cui solo 540 infermieri. (Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
Coinvolgimento dei quasi 40mila medici di famiglia nella vaccinazione: solo in una manciata di regioni – a cominciare da Lazio, Toscana ed Emilia – hanno iniziato a fare le prime iniezioni. (Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
INDUSTRIA & VACCINI
Non ci sarà alcun tipo di cessione dei brevetti allo Stato da parte dell’industria del farmaco, né a titolo gratuito né a pagamento. Praticamente l’Italia aiuterà i produttori a trovare contoterzisti nel nostro Paese. (Repubblica su esito incontro Giorgetti-Farmindustria)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
VACCINI & CASTE
"Persone che non hanno alcun titolo per accedere ai vaccini anti-Covid riescono a farselo somministrare sfruttando conoscenze e favori, mentre persone con patologie gravi, malati oncologici e anziani, aspettano il turno", scrive su Fb il segretario del Pd Puglia, Marco Lacarra.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
QUISQUILIE & PINZILLACCHERE
Comunali, il voto slitta a ottobre. A Torino il Pd chiama Claudio Marchisio. (titolo La Stampa)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
Nella lunga intervista del quotidiano La Stampa al ministro dell'Istruzione, Patrizia Bianchi, il passo più significativo è secondo me quello della giornalista Flavia Amabile che lo ha intervistato: "Gli studenti non ne possono più della Dad".
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
Modello Francia: stop a bar, teatri e musei per non chiudere le aule. Solo 41 giorni persi contro i 93 dell’Italia. La difesa dell’istruzione è una priorità dichiarata dal governo francese. (fonte: Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
Cose di giornali: prima pagina del quotidiano colombiano El Tiempo con pubblicità di una banca come prima e unica “notizia” in prima pagina… pic.twitter.com/cMV7I0K0MF
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 3, 2021
"Nell’era Covid le riunioni di redazione si fanno al bar. Basta guardare Giorgio Rutelli, neo direttore di https://t.co/CAuIozJnb0, il fondatore Paolo Messa e altri colleghi della testata riuniti al bar Ciampini di Piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma". (fonte: settimanale Chi)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 4, 2021
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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU CALTAGIRONE, MEDIOBANCA E NON SOLO:
Francesco Gaetano Caltagirone muove a sorpresa su Mediobanca acquistando l’1,04% del capitale. È il primo pacchetto di azioni di Piazzetta Cuccia che l’imprenditore romano porta allo scoperto. L’investimento è stato effettuato lo scorso 23 febbraio attraverso la finanziaria Istituto Finanziario 2012 e sul mercato è stato subito messo in relazione alla posizione che Caltagirone ha nelle Generali, di cui è azionista con il 5,5% e vicepresidente, e che vede Mediobanca primo socio con il 13,5%.In Piazza Affari la mossa di Caltagirone ha spinto al rialzo i titoli di Piazzetta Cuccia, saliti dell’1,4%. Agli osservatori non è sfuggita la sovrapposizione tra l’investimento dell’editore del «Messaggero» in Mediobanca e la strategia che da qualche tempo sta portando avanti Leonardo Del Vecchio. Entrambi sono soci importanti del Leone di Trieste e il patron di EssiLux ha iniziato a rastrellare azioni di Piazzetta Cuccia fino ad arrivare ad esserne il primo azionista con il 13,3% (è autorizzato a salire fino al 20%). Ora Caltagirone lo raggiunge tra i soci dell’istituto milanese, dove oltre a Del Vecchio trova Mediolanum, con il 3,3% legato a un patto di consultazione sul 12,6% di Mediobanca di cui fanno parte i Benetton (2,2%), Fininvest (2%), Finpriv (1,6%), e quel che rimane dei piccoli soci privati italiani. E Vincent Bolloré con il 2,8%, ma la quota è in vendita.Sulle partite più importanti che hanno coinvolto di recente le Generali (vedi il dossier Cattolica) Caltagirone e Del Vecchio hanno mostrato di avere un’unità di vedute, condivisa anche da altri azionisti privati come i Benetton. Ma allo stato non ci sarebbe un’asse su Piazzetta Cuccia. I due imprenditori potrebbero avere il comune obiettivo di incidere sulle scelte dell’anno prossimo, quando dovrà essere rinnovato il consiglio delle Generali. Sarà avviato un processo per costruire una lista unica del consiglio, sotto la regia del board in cui sono presenti tutti i grandi soci di Trieste, modificando così la prassi di governance che finora vedeva Piazzetta Cuccia proporre la lista di maggioranza.
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI ANDREA GRECO DI REPUBBLICA SU CALTAGIRONE, DONNET E GENERALI:
Francesco Gaetano Caltagirone segue le orme di Leonardo Del Vecchio e, dopo anni passati ad arrotondare la quota in Generali, inizia a investire in Mediobanca, lo scrigno da cui passa il “controllo” dell’assicurazione triestina. L’imprenditore romano ha comunicato alla Consob di avere l’1,014%di azioni della banca d’affari tramite l’Istituto Finanziario 2012, finanziaria a socio unico. L’operazione è datata 23 febbraio, quando Mediobanca quotava una virgola sopra 9 euro; ieri ha chiuso a 8,95 euro, dopo un rialzo dell’1,43% che è stato poco inferiore all’indice Ftse bancario domestico. Si tratta di una fiche da circa 80 milioni, che per uno dei nomi più liquidi d’Italia – la sua cassaforte Fgc vanta sul bilancio 2019 un patrimonio di 3,7 miliardi – sarebbe poca cosa. Ma poca non è, dato l’intreccio di partecipazioni che si rincorrono ,ora e allora, tra Milano e Trieste. Dove Caltagirone ha ormai il 5,65% di Generali, quota che ne fa il secondo azionista proprio dietro Mediobanca che possiede il 13%, mentre il terzo peso nel Leone alato è quel Leonardo Del Vecchio (4,84%) che da un anno e mezzo ha deciso di puntare un miliardo su Mediobanca diventandone primo azionista, con un attuale 13,2%, e in tasca l’autorizzazione Bce a salire fino al 19,99%.
Più che ai futuri assetti di Mediobanca, comunque cristallizzati per tre anni dal rinnovo del cda che ha confermato Renato Pagliaro presidente e Alberto Nagel ad, il binomio Del Vecchio-Caltagirone tra Milano e Trieste andrà misurato sulla governance di Generali, che tra un anno rinnoverà il vertice, per la prima volta tramite la “lista del cda” uscente. Ed è un mistero per pochi il fatto che il neo azionista di Mediobanca gradirebbe sostituIre l’ad di Generali, Philippe Donnet.
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI FRANCESCO MANACORDA DI REPUBBLICA SU CALTAGIRONE, MEDIOBANCA E GENERALI:
Generali deve «risvegliarsi», spiega una voce vicina ai protagonisti di queste ore. Ma se la compagnia è davvero un po’ la Bella Addormentata nel bosco delle assicurazioni potranno essere FrancescoGaetano Caltagirone e LeonardoDel Vecchio i Principi Azzurri che con le buone o meno riusciranno a interrompere il suo sonno?Non suoni irrispettosa per manager, dipendenti e azionisti coinvoltila metafora favolistica, ma di questo alla fine si tratta. Ossia del fatto che dietro lo spuntare di Caltagirone trai soci Mediobanca c’è anche l’intenzione di dare un altro preciso segnale al Leone di Trieste che proprio in Mediobanca ha il suo primo socio e nell’Ingegnere romano il secondo. E il segnale è quello che Generali deve osare di più e pensare in grande.
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI FRANCESCO SPINI DE LA STAMPA SU CALTAGIRONE E GENERALI
L’appuntamento è per l’aprile del 2022, quando l’assemblea dovrà procedere al rinnovo del cda e decidere se Philippe Donnet, attuale ad delle assicurazioni di Trieste, debba restare a o lasciare il passo ad altri. A prima vista, le sue chance di riconferma, con la mossa di Caltagirone, non si rafforzano, anzi. L’ingegnere, che delLeone è vice presidente vicario, anche alla luce di alcuni episodi (la sua assenza come quella del rappresentante della Delfin di Del Vecchio in occasione dell’ingresso in Cattolica ne è un esempio) non è annoverato tra i più fervidi sostenitori del manager francese. In più i soci italiani – insieme a Caltagirone e Del Vecchio sono schierati anche i Benetton con il loro 3,98% – vogliono contare maggiormente nelle scelte sul futuro del gruppo.
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI CARLOTTA SCOZZARI DI BUSINESS INSIDER ITALIA SU CALTAGIRONE:
Proprio nelle Generali, non a caso, i due imprenditori romano e milanese sono di recente stati uniti su partite importanti, in contrapposizione con la Mediobanca guidata da Alberto Nagel. Tanto per incominciare, non hanno votato nel consiglio di amministrazione del giugno 2020 l’ingresso del gruppo assicurativo triestino in Cattolica Assicurazioni, mentre all’inizio dello scorso autunno hanno contribuito a bloccare il passaggio di mano della quota di controllo del 50,17% di Banca Generali dalle Assicurazioni Generali proprio a Mediobanca.
Una comunione di vedute che ora potrebbe replicarsi anche su Mediobanca, dove comunque va detto che lo scorso ottobre l’amministratore delegato, Alberto Nagel, è stato confermato fino al 2023, seppure senza il sostegno di Del Vecchio che ha preferito votare per la lista presentata dall’associazione dei fondi comuni Assogestioni. Diverso il discorso per l’ad di Generali, Philippe Donnet: il manager è all’ultimo anno di mandato e, anche alla luce delle ultime mosse di Caltagirone e Del Vecchio, la possibilità di una sua uscita sembra farsi sempre più concreta. C’è però un ostacolo di non poco conto da superare: la lista per il rinnovo dei vertici di Generali l’anno prossimo sarà stilata dallo stesso cda del Leone, dove per il momento Caltagirone e Del Vecchio sembrano essere gli unici soci a volere un nuovo ad. La partita per i vertici del gruppo triestino è solo agli inizi.
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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI FRANCO LOCATELLI SU FIRSTONLINE:
L’operazione di ieri cementa l’asse Caltagirone-Del Vecchio non solo in Mediobanca ma soprattutto in Generali, dove Caltagirone è il secondo azionista con il 5,65% dietro a Piazzetta Cuccia (13%) e davanti a Del Vecchio (4,84%) con l’obiettivo evidente di indirizzare la strategia del Leone, sia pesando nella scelta del vertice che dovrà essere rinnovato l’anno prossimo sia creando le premesse per un rafforzamento dei soci italiani nella compagnia assicurativa in vista di operazioni strategiche future.
Ma per ora il focus si sposta su Unicredit, dove non a caso Del Vecchio si è battuto per portare sulla poltrona di Ceo Orcel, che non ha esperienza diretta di banca commerciale ma è definito il Cristiano Ronaldo dell’M&A. Ed è qui che il tandem Orcel-Del Vecchio, con l’appoggio esterno di Caltagirone, può riservare sorprese sia rafforzando la presenza di Unicredit sul territorio e nel retail – non caso Banco Bpm è alla finestra – sia muovendosi proprio in direzione di Mediobanca senza escludere future acquisizioni o integrazioni. Così il cerchio si chiude: Del Vecchio, d’intesa con Orcel, si prepara a contare molto in Unicredit e ancor di più in Generali, dove Mediobanca non sarebbe più il timoniere principale e dove invece può pesare in modo determinante l’asse con Caltagirone ed eventualmente con Unicredit in caso di matrimoni milanesi. Certamente ne vedremo delle belle. La finanza italiana può prepararsi ai fuochi d’artificio.