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Ustica, tutto quello che c’è dietro l’attacco di Bonfietti a Meloni

Tanto rumore per nulla (o quasi) per l'attacco del quotidiano Manifesto su Comitato Ustica (inesistente). Fatti e approfondimenti nell'articolo di Luigi Pereira

 

La manovra per cambiare i vertici Rai? L’allontanamento di Tridico dall’Inps? Il decreto che “limita” a 70 anni l’età per i direttori stranieri dei teatri italiani, che ha allarmato Le Monde, il giornalone dei giornaloni francesi? Quisquilie e pinzillacchere, avrebbe detto Totò.

La grande questione politica che agita anche il mondo progressista è il rinnovo del Comitato Ustica, addirittura un attacco fascista alla democrazia. Il Manifesto, che il 7 maggio la lancia in prima pagina con un titolo inedito («Il governo mette le mani sul Comitato Ustica») e conclude a pagina 6 con l’altrettanto originale tirata: «Il fascismo non è soltanto camicia nera e ritratto di Mussolini, l’attacco alla democrazia può venire dalla violenza diffusa contro le istituzioni, le organizzazioni civili, dalla conquista in qualsiasi modo degli spazi, dal non rispetto delle regole, delle sentenze.»

Peccato che il Comitato Ustica non esista.

C’è, piuttosto, un “Comitato consultivo sulle attività di versamento agli Archivi di Stato e all’Archivio centrale dello Stato della documentazione di cui alle Direttive del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2014 e del 2 agosto 2021” (CC). Creato nel 2016, il CC è un organismo molto tecnico, cui non spetta scrivere la storia ma aiutare a far sì che sia conservata e resa a tutti accessibile la documentazione per scriverla. Vi siedono rappresentanti degli archivi dello Stato, rappresentanti delle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi (da Piazza Fontana alla stazione di Bologna, passando per piazza della Loggia e Ustica), l’Archivio Flamigni, e “professori universitari, archivisti, storici e ricercatori”.

Questo organismo dal nome wertmulleriano è sconosciuto ai più e ininfluente nella geografia del potere. Ha mandato di un anno, durante il quale si riunisce pochissime volte, con un bilancio di 5.000 euro (2021) per il rimborso delle spese di viaggio. Inizialmente presieduto dal sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato, alla sua ricostituzione nel settembre 2021 fu incardinato direttamente presso la Presidenza del Consiglio e affidato al Segretario Generale. Il CC scadde con Draghi, ma nel giro di quattro mesi il governo Meloni lo ha ricostituito.

Il DPCM ha la data del 17 febbraio 2023, ma il bubbone scoppia quando viene indetta la prima riunione. Nella lettera di convocazione del 21 aprile sono in indirizzo due professori della Luiss (Francesco Perfetti e Giovanni Orsina, come ha riportato l’edizione bolognese del Corriere della sera) nonché l’Associazione per la Verità sul Disastro Aereo di Ustica (AVDAU), rappresentata da remoto dalla presidente onoraria Giuliana De Faveri Tron e in presenza da Gregory Alegi.

Apriti cielo! Non tanto perché nessuna delle new entries faceva parte del precedente CC quanto perché sulla carta hanno un Dna diverso dagli altri. Per la cronaca, Sergio Flamigni, Daria Bonfietti (familiari di Ustica) e Paolo Bolognesi (familiari della stazione) sono tutti ex parlamentari PCI/PDS/PD.

Parte l’offensiva. Il 26 aprile il sindaco di Bologna Matteo Lepore attacca su Facebook l’inserimento dell’AVDAU. Il 3 maggio Lepore, Bonfietti e Bolognesi attaccano in conferenza stampa i professori e l’AVDAU. Il 4 maggio, alla vigilia della riunione, Bonfietti riattacca su un giornale online. Il 5 maggio, alla riunione, le tre associazioni, tutte con due rappresentanti, attaccano con motivi-fotocopia: non sono stati consultati (ma nelle direttive non c’è traccia di alcun obbligo di gradimento) e l’AVDAU non c’entra nulla con loro.

A scoprire il gioco è Bolognesi, che come già il 3 maggio dice con chiarezza che l’ipotesi di una bomba sul DC-9 Itavia preoccupa soprattutto perché a metterla potrebbero essere stati i palestinesi, e questo potrebbe collegare la distruzione dell’aereo il 27 giugno con la strage della stazione del 2 agosto. «Ricordiamoci, ribadisce Bonfietti (nella foto) sul Manifesto, che voler collocare una bomba sul DC-9 Itavia vuol dire aprire una porta a quel “Ustica chiama Bologna” (bomba araba qua e là) che è l’estremo baluardo neofascista per la difesa dei condannati per la strage della stazione di Bologna.»

Insomma, scoprire gli autori della distruzione del DC-9 interessa poco («sappiamo che sono stati i francesi», dice Bonfietti, dopo aver per anni accusato gli americani e la portaerei Saratoga). Quel che conta è il processo d’appello contro Gilberto Cavallini e Paolo Bellini. Il Comitato Ustica è un Comitato Bologna.

E le new entries? I professori hanno taciuto e AVDAU si è limitata a ringraziare per l’inserimento, a dolersi per le offese e a suggerire che desecretazioni e versamenti si estendano ai procedimenti minori paralleli a quello principale (sempre senza condanne, va da sé) e ai registri di protocollo delle amministrazioni, senza i quali sarebbe impossibile verificare eventuali omissioni.

Tutto qui? Tutto qui. Il grande bardo avrebbe detto «Molto rumore per nulla», ma forse vale più il tradizionale «La lingua batte dove il dente duole».

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