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Commercio Usa-cina

Guerra Usa-Cina o nuovo ordine multipolare?

Come sono e come saranno i rapporti fra Usa e Cina? L'intervento di Daniela Coli 

 

Ambrose Evans-Pritchard ha ricordato più volte che la guerra fredda iniziò nel 1949 quando Mao vinse in Cina. Gli americani sostennero e finanziarono Chiang Kai-shek, a cui offrirono anche l’Indocina alla Conferenza di Teheran perché non volevano il ritorno dei francesi in Indocina, allora occupata dai giapponesi. Tutto ciò dà l’idea di quanto gli Stati Uniti conoscessero la Cina e l’Asia. Non capirono che una volta eliminato il Giappone, si sarebbero trovati di fronte la Cina di Mao, che fece combattere i contadini contro le élite responsabili della colonizzazione.

Gli americani furono così traumatizzati dalla perdita della Cina da pensare di riarmare i tedeschi e poiché era impossibile fondarono la Nato e la Ceca per riconciliare europei e tedeschi per avere i soldati tedeschi alleati in guerra. I tedeschi però, una volta riunificati, si rifiutarono di partecipare alla guerra d’Iraq nel 2003 e hanno sviluppato una relazione eccellente con la Cina, seguendo l’esempio US. Gli americani che nel 1973 con Kissinger e Nixon avevano iniziato Chimerica, come la chiamava Niall Ferguson per sottolineare l’illusione della fusione, si sono invece infuriati perché la Cina non si è limitata ad assemblare nuovi Apple, ma è diventata una potenza economica, tecnologica e anche militare.

Kissinger disse a Edward Luce nel 2018 che gli Stati Uniti dopo la fine dell’Unione Sovietica erano stati presi dal delirio di una Nato euroasiatica, senza rendersi conto che la Russia non avrebbe mai accettato il ruolo di junior partner e la Cina avrebbe potuto superare l’America del Nord. La Cina ha avuto gli Stati Uniti come modello per molti anni, ma dopo la crisi finanziaria del 2008 e dopo averli visti impantanare in Medio Oriente, ha deciso di non cambiare sistema politico. La Cina, però, non desidera diventare leader globale del mondo, vuole le sia riconosciuta l’egemonia in Asia e vuole fare affari con gli altri stati e continenti. Ed è questo che gli US non possono accettare, temendo di perdere la leadership.

Per ora Biden e Blinken hanno abbandonato la retorica della minaccia rossa e giocano la carta dei diritti. Una carta debole. Biden non riesce a dire agli americani, come ha scritto Niall Ferguson il 21 marzo su Bloomberg, che i cinesi dal 2017 hanno lo stesso livello di vita degli statunitensi e nel 2022 alle Olimpiadi di Pechino annulleranno la supremazia del dollaro: la digitalizzazione dello yuan permetterà alla Banca Popolare della Cina di tracciare ogni singola transizione e il dollaro non potrà essere più usato come arma finanziaria delle sanzioni. Anche l’ossessione di impedire alla Cina di riprendersi Taiwan, che Kissinger fece di tutto per restituire all’Impero Celeste, facendo perfino espellere Taiwan dall’Onu, è un’idea per guadagnare tempo: non è mai venuta in mente neppure a Trump perché sapeva che Taiwan è a 2 metri dalla Cina e a 28mila chilometri dagli US. Taiwan fa gola agli US, come ha ricordato Federico Fubini, perché l’industria globale dei chip è concentrata in una provincia dell’isola. Però la nipponica Nikkei Review ha reso noto che in tutte le simulazioni del Pentagono di war game per prendere Taiwan, vincono sempre i cinesi.

Gli Stati Uniti si trovano in una situazione difficile, avverte Richard Haas su Foreign Affairs, perché non riescono comprendere che l’ordine uscito dalla seconda guerra non è più sostenibile nel mondo attuale. Dalla seconda guerra mondiale era uscito un mondo bipolare, ora viviamo in un ordine multipolare di potenze diverse con sistemi politici e valori diversi. Haas ha portato l’esempio dell’European Concert che dal 1815 riuscì a mantenere la pace per 50 anni. Si parla molto di questo “European Concert” composto da Cina, EU, India, Giappone, Russia e Stati Uniti e dovrebbe tenere vertici con l’Unione Africana, la Lega Araba, l’Associazione degli Stati del Sud Est asiatico e l’Organizzazione degli Stati americani. Il progetto di Haas è forse idealistico, ma è indubbio che l’occidente americano è finito e viviamo ormai in un ordine multipolare.

L’India, per esempio, considerata dagli US, un alleato del Quad, non diventerà mai un alleato US, come evidenzia Haas perché non vuole interrompere le relazioni con la Cina, né con la Russia (risalgono ai tempi dell’Urss): vuole la propria autonomia strategica e si concentrerà sui rapporti col Pakistan e sul confine interno con la Cina. Il Giappone non ha seguito gli europei e gli americani nelle sanzioni per lo Xinjiang, anzi l’azienda nipponica Muji ha dichiarato di usare il cotone dello Xinjiang per i suoi prodotti. Il Giappone è alleato degli US, ma è partner commerciale di EU, UK e Cina. Suga ha deciso di mantenere l’impegno di Abe e di incontrarsi con Kim Jong un, il leader della Nord Corea che Biden non vuole incontrare, perché lo aveva fatto Trump. Con questa decisione Suga, dà una mano al processo della pacificazione e di riunificazione della Corea e ricuce i rapporti con Seoul ancora guastati per l’occupazione nipponica. Poiché la penisola coreana ha la Cina come sponsor principale per la pacificazione e riunificazione, Suga, inevitabilmente, negozierà anche con la Cina, dove continuano a lavorare le grandi imprese giapponesi, benché il governo Abe abbia offerto incentivi per ritornare in Giappone. Suga potrebbe così aiutare Biden a disimpegnarsi dalla Corea e ritirare le truppe dalla Corea, senza impegnarsi in prima persona. E coltivare la propria autonomia strategica. In Italia dimentichiamo troppo spesso la collaborazione sino-nipponica nel settore tecnologico e i rapporti cordiali tra manager e accademici giapponesi con quelli cinesi. Nonostante il passato, Cina e Giappone, entrambi colonizzati dagli US nell’Ottocento, sono ora la seconda e terza economia del globo e potrebbero diventare le potenze guida dell’Asia: per questo i giapponesi non seguirebbero probabilmente gli US in una guerra contro la Cina. Inoltre, in Medio Oriente e in Africa, anche i paesi alleati degli US, per non parlare dell’America Latina, hanno rapporti anche con Cina e Russia. Perfino Israele, che deve tutto all’alleato americano, ha rapporti con Cina e Russia.

Il decoupling, poi, non è possibile neppure per gli US: le esportazioni cinesi negli US e nel resto del mondo (che rappresenta l’80% delle esportazioni cinesi) stanno salendo a livello record, secondo Bloomberg del 27 marzo 2021. Senza contare che il debito US è superiore a 27 trilioni di dollari, ovvero a circa il 130% del Pil, secondo l’Economist. I detentori del debito US sono Cina, Giappone ed Europa che adesso è il più grande finanziatore del debito pubblico US. Ci sono anche economisti tutt’altro che antiamericani come Federico Fubini per il quale il piano economico di Trump e quello di Biden hanno aspetti che spingono a chiedersi se qualcuno non finirà per vedere il dollaro come prigioniero di una bolla e i titoli dl Tesoro US finiranno per non essere più attraenti per gli investitori. A parte le analisi di Fubini, gli US non vivono uno dei momenti politici più felici, si pensi solo alla polarizzazione politica ed etnica. È davvero scoppiata la guerra fredda ad Anchorage? L’alto funzionario cinese Yang Jechi che in Alaska ha fatto tanto arrabbiare l’America, affermando che gli US non possono dare ordini alla Cina che ha un governo migliore di quello americano, ha una figlia che studia in US a Yale. Quando mai i figli dei funzionari sovietici hanno studiato a Yale?

In questo momento gli US hanno un bisogno estremo di riaffermare, almeno a parole, la propria leadership, ma questo è un mondo multipolare, dove gli Stati non hanno più solo relazioni bilaterali, ma multipolari, anche con stati non democratici, come ha dichiarato Dominic Barr per il quale la Global Britain farà deal anche con stati non democratici, che non rispettano i diritti umani, e vuole stabilire una robusta e positiva relazione con la Cina, che non considera tra i nemici del Regno Unito. Barr ha anche ricordato che i paesi autocratici hanno complessivamente un Pil superiore a quello delle democrazie. D’altronde, Johnson farà i tagli di bilancio senza consultare il parlamento. La vera crisi è quella della democrazia rappresentativa. Lo abbiamo visto anche in America dove le elezioni si sono trasformate in guerra civile fredda e dove Biden si è augurato alla prima conferenza stampa di non trovare il partito repubblicano alle elezioni del 2024. Al populismo di destra di Trump si è sostituito il populismo di sinistra di Biden, come ha scritto Massimo Gaggi sul Corriere.

Dopo Anchorage Blinken è venuto a Bruxelles e ha tirato fuori la solita cantilena, come l’ha definita l’Economist, del Xinjiang, gli human right, Hong Kong, Taiwan, etc: l’EU e UK hanno reagito sanzionando funzionari cinesi per solidarietà con l’alleato americano con cui hanno ancora soldati Nato in Afghanistan e in Iraq. La Cina ha risposto con molte più sanzioni. Va notato che i parlamentari democratici e socialisti europei hanno subito invitato alla Cina una dichiarazione che se la Cina ritirerà le sanzioni, potranno iniziare i colloqui sul CAI, già firmato e da approvare in parlamento EU.

In questa follia di sanzioni gli US hanno pure minacciato di sanzionare la Germania per NS2 e l’UK per le tasse ai Big Tech. Certamente tutti gli europei sono atlantisti, ma hanno relazioni con la Cina, la Russia e molti altri paesi non democratici. L’Onu sta negoziando seriamente con la Cina per un accesso illimitato al Xinjiang. Potremo così capire se è c’è stato un genocidio come la Shoah o un’assimilazione forzata come quella a cui gli americani sottoposero tedeschi nel 1917. Il 6 aprile 1917 il Congresso dichiarò ufficialmente guerra alla Germania e nello stesso giorno iniziò l’assimilazione forzata dei Deutschamerikaner. I tedeschi furono linciati, rinchiusi in campo di concentramento o di lavoro, giornali e riviste in tedesche furono soppresse. Molti cambiarono cognome. Ogni stato quando teme che un gruppo etnico possa diventare una quinta colonna procede all’assimilazione forzata. Solo se stermina un gruppo etnico, come è accaduto con gli ebrei, è genocidio. A Londra il bestseller del momento è Empireland di Sathnam Sanghera, un editorialista del Times di origini indiane, un Sikh. Sanghera descrive massacri e genocidi dell’impero britannico. Il libro sta avendo grande successo perché mostra come la violenza fosse considerata normale, la killer app., senza la quale per Niall Ferguson non ci sarebbe mai stato l’impero britannico. Il libro descrive come tra tanti massacri i britannici trovarono normale aggredire il Tibet nel 1903 e massacrare i tibetani fu una specie di gioco. Gli inglesi vogliono diventare Global Britain, vogliono un rapporto speciale con Cina, come ha detto Dominic Raab, e i paesi dell’Asia e quindi devono confrontarsi con i massacri e i genocidi dell’impero. Per Haas l’occidente non sta perdendo solo il dominio materiale, ma anche quello ideologico, visto che gli US sono preda dell’illiberalismo populista, mentre la Cina, assistita da una Russia combattiva, sta sfidando l’occidente con un governo tecnocratico.

Gli europei sono alleati degli US con la Nato, ma il mondo è cambiato e devono preparare la difesa europea se vogliono avere sovranità politica e autonomia strategica: fare affari con US, Cina, Russia, e qualsiasi altro stato, ma anche competere e difendersi. Sanzioni a parte, Germania e Francia hanno chiarito che le loro visioni sulla Cina sono agli antipodi di Biden.

Schäuble ha dichiarato in un’intervista a Le Figaro che i tedeschi sono pronti a lasciare l’esercito nazionale e ad aderire a un esercito franco-tedesco. La fine dell’era Merkel vedrà la formazione di un esercito franco-tedesco. L’esercito tedesco, uno dei migliori fino al 1990, è oggi in pessime condizioni e quindi l’armata franco-tedesca vedrà un nuovo esercito tedesco. Un’Europa con una difesa militare potrebbe affrontare con più sicurezza i problemi di un ordine internazionale multipolare.

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