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ursula von der leyen

Chi ha votato e chi non ha votato von der Leyen. Il no di Meloni (la foto è di archivio…)

Ursula von der Leyen è stata rieletta presidente della Commissione europea con 401 voti a favore: ne bastavano 360. Ecco chi l'ha sostenuta e chi no (foto di archivio).

Il Parlamento europeo ha eletto Ursula von der Leyen presidente della Commissione europea per un secondo mandato, fino al 2029, con 401 voti a favore: ne bastavano 360, cioè la metà più uno dei membri dell’assemblea (719 in tutto). I voti contrari sono stati 284; le schede bianche o nulle sono state ventidue.

UNA RIELEZIONE ATTESA

La rielezione di von der Leyen – che prima del voto ha presentato agli eurodeputati le sue priorità politiche per il prossimo quinquennio – era attesa, per diversi motivi: sia perché il Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea aveva fatto sapere che si sarebbe espresso in suo favore; sia perché aveva già ottenuto, a fine giugno, la conferma del Consiglio europeo, l’organo che rappresenta i governi dei ventisette stati membri dell’Unione europea e che attualmente è presieduto dall’Ungheria  di Viktor Orban.

Von der Leyen fa parte del Partito popolare europeo (il gruppo più grande del Parlamento) e nella scorsa legislatura era stata appoggiata anche dai Socialisti e Democratici e da Renew Europe (i liberali): questa coalizione ha ottenuto 401 seggi alle ultime elezioni, un numero sufficiente a garantirle la rielezione.

Tuttavia, essendo il voto segreto, è impossibile sapere quali deputati l’avrebbero – e l’abbiano – effettivamente votata e quali no. Per questo nell’ultimo periodo von der Leyen ha cercato di allargare il numero dei suoi sostenitori anche tra gli altri gruppi del Parlamento, come appunto i Verdi, molto interessati alla questione climatica e dunque al futuro del Green Deal: nel suo discorso von der Leyen ha confermato il piano e gli obiettivi comunitari sul taglio delle emissioni.

CHI HA VOTATO CONTRO URSULA VON DER LEYEN

Ricapitolando: i gruppi a favore della rielezione di Ursula von der Leyen sono stati il Partito popolare europeo, i Socialisti e Democratici, Renew Europe e i Verdi.

I gruppi contrari, invece, sono stati i Conservatori e Riformisti (Fratelli d’Italia), i Patrioti per l’Europa (Lega, Rassemblement National e Fidesz), Europa delle Nazioni Sovrane (Alternative fur Deutschland) e La Sinistra (Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle, La France insoumise).

In sostanza, le forze moderate hanno appoggiato von der Leyen, mentre quelle più estremiste (a destra e a sinistra) vi si sono opposte.

PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA NON HA SOSTENUTO VON DER LEYEN?

“Difficilmente potevate pensare che Fratelli d’Italia si sommasse a una maggioranza che comprende oggi i Socialisti e i Verdi. Lo abbiamo sempre detto e così è stato”, ha dichiarato Carlo Fidanza, il capo della delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo.

“La delegazione di Fratelli d’Italia, in stretto contatto anche con il presidente Giorgia Meloni, dopo un’approfondita analisi dei passaggi degli ultimi giorni, dopo aver ascoltato il discorso della presidente candidata questa mattina, ha deciso di non sostenere la rielezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea. Lo abbiamo fatto”, ha spiegato Fidanza, “pur avendo apprezzato in questi mesi lo spirito collaborativo che ha caratterizzato il rapporto tra Ursula von der Leyen, il governo italiano e il presidente Meloni su alcuni temi. In particolar modo pensiamo all’attuazione del PNRR e anche alla svolta che c’è stata grazie all’impulso del governo italiano sulle tematiche migratorie, l’attenzione alla dimensione esterna, agli accordi che sono stati realizzati con i paesi del Nordafrica per contenere l’immigrazione irregolare”.

Per Fidanza, le scelte fatte da von der Leyen negli ultimi giorni – come la “piattaforma politica” e la “ricerca di un consenso a sinistra allargato fino ai Verdi” – hanno reso “impossibile” il sostegno di Fratelli d’Italia a una sua riconferma “perché riteniamo che non venga dato seguito a quel forte messaggio di cambiamento che è uscito dalle urne del 9 giugno e che non viene recepito in alcun modo dagli impegni programmatici della presidente von der Leyen e della maggioranza che oggi l’ha sostenuta in quest’aula”.

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