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Cosa c’è nella raccolta di poesie in lombardo di Umberto Bossi

Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord, ha pubblicato una raccolta di versi in lombardo su impegno sociale, ecologia e condizione delle donne.

 

Che “il barbaro di Gemonio” sia in realtà un divoratore di libri, fin da ragazzo, molto più colto di quanto lui, che si definì un “popolano”, abbia sempre voluto far apparire, è cosa che i vecchi cronisti legologhi hanno sempre saputo. Li spiazzava talvolta con qualche verso di Shakespeare o di Leopardi. Ma che lui stesso componesse poesie è una scoperta recente.

Durante il Covid, nella sua tradizionale lettera, con un cartoncino dipinto da un “pittore padano”, di auguri natalizi alla politica e alle istituzioni, aveva pubblicato Na mameta, una nonnetta che era fuggita da un ospizio per tornare a vedere da lontano la casa nativa. Ora il fondatore della Lega Nord, deputato, sbarca sui social con una raccolta di versi su impegno sociale, ecologia, la condizione delle donne. Sono stati pubblicati sul blog testi in dialetto “lumbard” scritti prima di fondare la Lega , negli anni ’70 e ’80.

C’è tanto impegno sociale, scrive l’agenzia Adnkronos, ma anche una insospettabile vena ambientalista. Ci sono la famiglia, l’amore, le donne. Questo e altro si trova nella raccolta di poesie scritte da Bossi prima di fondare la Lega e scendere nell’agone politico. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 il futuro leader del Carroccio e ministro si dilettava a scrivere componimenti pieni di sentimento, dolore e morte, veri e propri racconti di vita.

Ricordi rimasti nel cassetto e ora pubblicati per la prima volta sui social, con la traduzione a fronte in italiano. Ma la vena artistica bossiana era emersa negli anni ’60 quando era stato cantautore con il nome d’arte di Donato. La maggior parte dei testi risale al periodo autonomista del futuro Senatùr che nel ’79 dette vita al primo soggetto politico autonomo lombardo, l’Unione Nord Occidentale Lombarda per l’Autonomia.

Nato a Cassano Magnago, in provincia di Varese, Bossi non ha mai dimenticato le sue origini (primo figlio dell’operaio tessile Ambrogio Bossi e della portinaia Ida Valentina Mauri) ed è sempre stato molto legato alla sua terra di contadini. In Tera (Terra), infatti, parla della distruzione della natura, che era l’essenza del mondo agricolo e del degrado della società moderna: ‘Verde una volta e piena di parole, terra, che hai ascoltato squittire la talpa e bestemmiare le rose. Ho visto le sirene degli stabilimenti diventare siringhe…’.

In Ul Lach Mort (Il lago morto) il Bossi ambientalista: “Hanno ucciso il lago, la nostra acqua…”. Nello Sciopero in dul Baset (Sciopero alla Bassetti) l’ex ministro delle Riforme ricorda la nonna Celeste, socialista e sindacalista, che, scoperta dai fascisti, è stata torturata fino alla frattura di entrambe le ginocchia: ”Han preso anche la Celeste, ed è già arrivato Angiolino…”. Sempre protagoniste sono le donne nei versi di Na Mameta (Una nonnetta) e di Sciura Maria, in quest’ultima rivive la figura della signora Maria, consumata da un tumore al seno. Evidente ricordo del Bossi giovane studente di medicina che faceva pratica in ospedale.

Chissà quali versi gli saranno venuti in mente una settimana fa, nel Duomo di Milano, dove ha voluto essere presente per dare l’estremo saluto a “Silvio”, per lui “come un fratello”. Ha detto che “i principi di Berlusconi, fondatore del centrodestra, erano il bello, il buono e il giusto”. Ha spiegato: “Sono i principi che insegna la scuola steineriana: è la prima cosa che ho notato quando l’ho conosciuto”. “Silvio era molto diverso da come veniva descritto”, ha sottolineato il Senatùr. E sicuramente molto diverso, rispetto a come lo hanno descritto i media mainstream, è anche il poeta Umberto.

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