Elezioni a sorpresa per Unite, il maggiore sindacato affiliato al Labour (e uno dei suoi maggiori finanziatori). Con oltre 46mila voti Sharon Graham è diventata leader della union, che vanta 1,4 milioni di iscritti nei settori dei trasporti, della manifattura e delle costruzioni. Come hanno messo in risalto i media britannici, Graham è anche la prima donna a ricoprire la funzione di Segretario Generale del sindacato nato nel 2007 dalla fusione di Amicus e della mitica Transport General Workers’ Union (TGWU).
Vittoria a sorpresa per Graham, dunque. Sì, perché l’ormai ex segretario, il corbyniano Len McCluskey, sosteneva un altro candidato, Steve Turner, favorito dai bookmakers e sconfitto per 5mila voti. E anche perché la leadership del partito Laburista sosteneva Gerard Coyne, arrivato terzo tra le preferenze del 12% degli iscritti che hanno partecipato alle votazioni.
È ancora presto per dire se l’elezione di Graham sia una buona o una cattiva notizia per il leader del partito, Sir Keir Starmer, che si è subito congratulato con lei. Certo, tra gli obiettivi di Sir Keir c’era sicuramente quello di ridurre il potere di McCluskey in seno a Unite, e ancor di più quello di non vedere un candidato su posizioni di sinistra radicale polemizzare con il suo nuovo corso nazional-riformista. Per questo, in casa Labour si è tirato un sospiro di sollievo quando l’Assistente del Segretario Generale del sindacato, Howard Beckett, ha dovuto ritirarsi dalla contesa dopo avere espresso pubblicamente il suo disprezzo per il ministro dell’Interno Tory, Priti Patel, di cui ha auspicato un suo abbandono su un gommone in mezzo al mare.
Eppure, Graham è tutt’altro che una riformista e c’è da immaginare che non avrà gradito le parole riabilitanti che Starmer ha pronunciato in favore del redivivo Tony Blair. La nuova leader ha ricevuto il sostegno del Socialist Workers Party durante tutta la campagna. Un movimento che, ai tempi della guerra al terrore sostenuta dal New Labour blairiano, fondò la Stop The War Coalition, nell’ormai lontano 2001, e che negli anni Settanta creò non pochi grattacapi al governo laburista di Harold Wilson e ai maggiori leader sindacali UK, tra cui anche il segretario della TGWU, Jack Jones, per le politiche dei redditi portate avanti da esecutivo e forze sociali.
Sia come sia, Graham ha affermato di non volersi occupare delle fazioni interne al partito Laburista, ma di volersi concentrare sugli iscritti a Unite, raccogliere le loro istanze e tutelare i loro diritti sul lavoro. Questo per Starmer potrebbe essere manna dal cielo, facilitando la sua capacità di districarsi tra i nostalgici di Blair e quelli di Corbyn. La nota dolente però riguarda i finanziamenti di Unite al Labour. Se con McCluskey l’allora segretario Jeremy Corbyn poteva contare su un afflusso di svariati milioni di sterline nelle casse del partito, già nell’ottobre scorso i contributi erano stati tagliati del 10%, circa 1 milione di sterline. Graham ha detto che non ci sarà più “alcun assegno in bianco” e che “i risultati ottenuti determineranno le somme a disposizione del Labour”.
La nuova leader – 53 anni, londinese di Hammersmith – ha una reputazione che fa tremare non solo Starmer ma anche il big business britannico. Come capo del Dipartimento Organizzativo si è occupata nel recente passato delle vertenze con British Railways e Crossrail e ha guidato il tentativo di Unite di sindacalizzare Amazon, esercitando pressione sui vertici delle aziende e trattando in prima persona nei momenti in cui le trattative si facevano più calde. Iain Watson, corrispondente politico della Bbc, ha affermato: “Con Graham aspettiamoci un focus più sulle politiche industriali che non sulla politica di Westminster”.