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Erdogan

Turchia, tutti i problemi di Erdogan con la difesa

L'approfondimento di Giacomo Cavanna di Ares-Osservatorio Difesa sulla Turchia

Le Forze Armate turche stanno andando incontro ad una profonda fase di riammodernamento mossa dalle mire espansionistiche di Erdogan. La stessa politica che lo porta però a entrare in collisione con alcuni “attori” del teatro internazionale a partire dagli Stati Uniti (vicenda S-400) passando per Unione Europea, Francia, Germania e naturalmente Grecia.

PROGRAMMA F35

La Grecia infatti, storico nemico di Ankara, ha recentemente mostrato a Washington l’intenzione di acquistare 24 caccia-bombardieri F-35. La Turchia stessa doveva essere un cliente, anche importante, del JSF ma l’acquisizione degli S-400 ha irritato non poco gli Stati Uniti che l’hanno esclusa dal programma. Non è infatti difficile ipotizzare che gli Stati Uniti e Lockheed Martin siano molto felici della scelta di Atene riuscendo a piazzare parte degli F-35 precedentemente destinati alla Turchia.

EUROSAM

Il Ministro della Difesa turco ha annunciato che lo sviluppo, nell’ambito del consorzio EUROSAM di una versione più avanzata dell’attuale batteria missilistica SAMP/T in grado di assolvere i requisiti anti-missile del LORAMIDS (Long-Range Air-and Missile-Defence System), è ostacolato dalla Francia.

Secondo una fonte il motivo alle spalle sarebbe il diniego francese di trasferire tecnologie alla Turchia. Il Ministro ha aggiunto inoltre che il programma proseguirà con l’altro partner (l’Italia, ndr).

CARRO ARMATO ALTAY

La Germania, che attraverso l’MTU, fornisce i motori diesel per il nuovo carro armato da battaglia Altay ha interrotto le forniture dopo appena quattro unità propulsive consegnate. La conseguenza è l’impossibilità di passare alla produzione del carro con l’accumulo di un discreto ritardo. Anche la trasmissione dell’Atlay è di produzione tedesca, della RENK, e le consegne sono state, al momento, posticipate. Il motivo ufficiale dello stop è sempre quello del trasferimento di tecnologie.

ELICOTTERI T-129 E 765

La produzione degli elicotteri d’attacco ATAK T-129 (derivati dall’Augusta Mangusta) è in una fase di incertezza. La joint venture tra l’inglese Rolls-Royce e l’americana Honeywell ha sospeso le vendite delle turbine T800-4A installate sugli elicotteri.

Il Pakistan, che ha comprato un totale di 30 T-129 nel 2018 per 1,5 miliardi di dollari, si è visto posticipare la data della prima consegna prima consegna. La Turchia sta infatti cercando di produrre un motore indigeno in grado di sostituirlo ma non sarà in grado di passare alla sua produzione entro il 2024. Gli Stati Uniti, per bloccare le consegne, hanno citato l’International Traffic in Arms Regulations (ITAR).

L’interruzione alla fornitura dei motori impatta anche contro il neo arrivato elicottero della Turkish Aerospace Industries, il T625 Gokbey. Anch’esso motorizzato con due turbine T800-4A ha fatto il suo primo volo nel settembre 2018. L’elicottero è stato sviluppato su specifiche della Difesa.

PURGHE E POST-GOLPE

Erdoğan, nel post golpe fallito del 2016, ha rimosso molti ufficiale e sottufficiali dalla Forze Armate. Se da un lato ciò ha consentito di ricompattare le fila attorno alla sua figura di sicuro le Forze Armate hanno perso grande esperienza in ambito bellico. Una delle branche che ha subito maggiormente questa caccia all’uomo è stata l’Aeronautica.

Quasi 300 piloti di F-16 (più del 50% del totale) sono stati cacciati. Molti di loro avevano migliaia di ore di volo all’attivo e decine di esercitazioni alle spalle. Il rapporto pilota/F-16 è quindi crollato da 1,25 a 0,8. L’F-16 rappresenta una delle migliori armi sul campo per la Turchia in quanto è in grado di svolgere in maniera efficiente diversi compiti a partire dalla difesa aerea fino al Close Air Support (indispensabile in Siria).

Allo stato attuale non ci sono abbastanza istruttori per formare nuovi piloti e quelli rimasti hanno troppa poca esperienza per farlo. La Turchia avrebbe quindi richiesto agli Stati Uniti di inviare nel paese anatolico degli istruttori, risposta: no. Le attenzioni si sono rivolte ad un tradizionale alleato, il Pakistan. Se non fosse che l’addestramento di piloti turchi ad opera di pakistani rappresenta una violazione dell’International Traffic in Arms Regulations (ITAR).

La situazione ha raggiunto un livello tale che il Governo ha minacciato 330 ex piloti dell’Aeronautica che gli avrebbe revocato il brevetto di volo civile se non avessero servito per quattro anni in Forza Armata.

 

(Estratto di un articolo pubblicato su aresdifesa.it)

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