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Trump

Tutti i conflitti (di interesse) del presidente Trump

Ecco perché gli affari di Trump e dei familiari sollevano dei problemi di sicurezza nazionale, secondo alcuni osservatori negli Usa

Gli intrecci finanziari del presidente Usa Donald Trump hanno sollevato dubbi su una possibile influenza straniera anche prima del recente articolo del Times secondo cui il numero uno della Casa Bianca non avrebbe per anni pagato le tasse.

CHI GESTISCE L’IMPERO TRUMP

Malgrado Trump abbia detto di aver affidato la gestione quotidiana del suo impero ai suoi due figli, non ha mai di fatto ceduto nessuna delle sue attività economiche. E le rivelazione del Times non fanno altro che aggiungere ulteriori elementi di preoccupazione anche nei confronti del possibile modo in cui vengono plasmate le decisioni nella politica estera del presidente Usa.

CHI ALLOGGIA NEGLI HOTEL E NEI RESORT DI TRUMP

Per capire in che modo questo tema stia sollevando serie preoccupazioni tra l’opinione pubblica statunitense, basta leggere cosa scrive il sito Nbc: “I rappresentanti di almeno 22 governi stranieri sembrano aver speso soldi in proprietà della Trump Organization”, suggerendo con ciò “un significativo flusso di cassa estero per il presidente americano che secondo i critici viola la Costituzione degli Stati Uniti”.

Tra questi il Trump International Hotel di Washington, il resort di Mar-a-Lago in Florida, o ai suoi golf club. Questi personaggi, in pratica, acquistano o affittano appartamenti in edifici di proprietà di Trump o affittano spazi commerciali per uffici in queste strutture.

QUANTO HANNO SPESO

L’entità e l’ammontare della spesa estera negli hotel, nei golf club e nei ristoranti del presidente “non è nota, perché la Trump Organization è una società privata e rifiuta di rivelare tali informazioni. Trump ha promesso di donare gli eventuali profitti provenienti da governi stranieri” e infatti la Trump Organization ha “versato 343.000 dollari al Tesoro degli Stati Uniti per il 2017 e il 2018”.

Addirittura, scrive Reuters “il Dipartimento di Stato americano ha consentito a sette governi stranieri di affittare appartamenti di lusso nella Trump World Tower di New York nel 2017 senza l’approvazione del Congresso”.

IL QATAR

Secondo Vanity Fair “sembra proprio che il governo del Qatar stia usando un ufficio fittizio per pagare il presidente. Innumerevoli altre società straniere e americane stanno anche distribuendo denaro a Trump – a volte senza nemmeno saperlo – creando la rete più intricata di insidie etiche che la Casa Bianca abbia mai visto”.

GLI AFFARI ALL’ESTERO

Il report del Times approfondisce e sostanzia questo quadro, mostrando che nei primi due anni di mandato del presidente, “le sue entrate dall’estero sono state pari a 73 milioni di dollari”, tra cui “3 milioni di dollari dalle Filippine, 2,3 milioni di dollari dall’India e 1 milione di dollari dalla Turchia”.

Non solo. Dimostra anche che, in passato, la Trump Organization ha guadagnato oltre 5 milioni di dollari in un affare di hotel in Azerbaigian – un progetto guidato da una famiglia con legami con la Guardia Rivoluzionaria iraniana – e 3 milioni di dollari in un affare di licenze per un hotel negli Emirati Arabi Uniti.

“Gli interessi commerciali di Trump nelle Filippine, in Turchia e in India offuscano anche le relazioni tra gli Stati Uniti e questi paesi, ha evidenziato l’ex agente della Cia Mark Polymeropoulos -. Il presidente filippino Rodrigo Duterte e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan a volte agiscono in contrasto con gli interessi degli Stati Uniti, eppure Trump si tira indietro a malapena. E noi ci siamo orientati decisamente verso l’India sotto l’amministrazione Trump”. Anche se queste scelte politiche sono completamente separate dalle finanze personali di Trump, dice Polymeropoulos, la “linea di fondo è che il reddito rende sospettoso qualsiasi cosa accada”.

IL MARCHIO DI IVANKA

Senza dimenticare il marchio di Ivanka Trump che continua a mietere successi in Cina e nelle Filippine, aggiungendosi alle domande sui conflitti di interesse alla Casa Bianca, ha rilevato l’Associated Press in un articolo ripreso dal L.a. Times.

Domenica, infatti, la Cina ha concesso alla società della figlia del presidente Usa l’approvazione finale a operare nel paese al suo 13esimo marchio negli ultimi tre mesi, come mostrano i registri dell’ufficio marchi. Nello stesso periodo, il governo cinese aveva concesso alla società di Ivanka l’approvazione provvisoria per altri otto marchi.

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