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Tutti i benefici per l’export italiano dell’accordo commerciale Ue-Giappone

L'intervento di Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman

Dal 1° febbraio nascerà la più grande area di libero scambio al mondo che vede come protagonisti l’Unione Europea e il Giappone, un mercato di oltre 600 milioni di persone che vale un terzo del Pil mondiale. Spariranno circa un miliardo di dazi pagati ogni anno dalle nostre imprese che esportano in Giappone oltre all’eliminazione di una serie di barriere regolamentari in diversi settori, tra cui quello delle automobili (anche se i dazi verranno eliminati progressivamente in un periodo di 7 anni). In totale, l’accordo potrebbe portare a un aumento delle esportazioni verso il Giappone del 13,2% (circa 13,5 miliardi di euro).

In una fase storica dove si alzano muri e ponti levatoi, dove trionfano i popolusmi e i sovranisti, questo accordo di libero commercio con zero dazi è la dimostrazione che il liberismo non è morto ma ha solo bisogno di essere declinato nelle forme giuste.

Tra i settori che maggiormente beneficeranno dell’intesa c’è l’agroalimentare: con l’abolizione di tariffe giapponesi (fino al 97% a pieno regime) su formaggi, vino e carni, con un risparmio stimato in oltre un miliardo di euro per le imprese europee, e il rafforzamento e la reciproca estensione della tutela per le indicazioni geografiche, che riguarderà oltre 200 prodotti europei in Giappone.

L’agricoltura e l’alimentare in crisi colpiti in passato dalle sanzioni con la Russia grazie a questo accordo avranno un nuovo mercato estero a cui guardare con interesse. Ma non solo. Sarà possibile per le imprese europee ed italiane accedere al mercato degli appalti di 48 municipalità nipponiche (città di medie dimensioni sotto i 500mila abitanti), investire nel sistema ferroviario nazionale e contare su un sistema agevolato nelle normative di sicurezza sulle immatricolazioni di auto prodotte in Ue.

Intesa anche sulla protezione dei dati personali, che consentirà la libera circolazione dei dati tra Europa e Giappone, assimilato e considerato in tale ambito come Stato membro dell’Unione. Per usufruire dei vantaggi dell’accordo occorre che gli esportatori italiani si iscrivano nel sistema REX (Registered Exporter System): la registrazione serve a certificare l’origine UE del prodotto esportato.

Sono 14.921 le aziende italiane che esportano ad oggi i loro prodotti verso il Giappone, e ben 88.806 posti di lavoro in Italia dipendono direttamente da questa relazione commerciale. L’Italia in particolare esporta beni per un valore di 6,6 miliardi di euro e importa per 4,4 miliardi di euro, con un attivo commerciale di 2,2 miliardi.

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