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Tutti gli errori di Ue e Italia sui vaccini. Report Ispi

Che cosa emerge dal rapporto "Europa: vaccini e veleni" a cura dell'Ispi, l'Istituto per gli studi di politica internazionale guidato dal vicepresidente esecutivo Paolo Magri.

 

L’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, ha avviato la procedura di revisione dello Sputnik V. Se l’analisi dei dati forniti dalla Russia e le cartelle cliniche dei volontari avranno riscontro positivo, il vaccino russo potrà essere somministrato anche ai cittadini europei.

A presentare domanda per l’Ue è stata la filiale tedesca del gruppo farmaceutico russo R-Pharm. L’Ema non è in grado di prevedere le tempistiche generali ma nel suo comunicato stampa precisa che “dovrebbe richiedere meno tempo del normale per valutare un’eventuale domanda a causa del lavoro svolto durante la revisione progressiva”. Il capo del Fondo Russo per gli investimenti diretti, Kirill Dmitriev, ha dichiarato che dopo l’approvazione da parte dell’Ema dalla Russia potranno arrivare vaccini per 50 milioni di europei.

La decisione dell’Ema arriva dopo settimane di critiche alla gestione dell’approvvigionamento delle dosi vaccinali, culminate nella scelta di Austria e Danimarca di agire in maniera autonoma.

Danimarca e Austria hanno deciso di fare da sole

Il cancelliere austriaco Kurz ha annunciato che, pur riconoscendo la correttezza di una politica europea di approvvigionamento comune dei vaccini, d’ora in poi l’Austria, come la Danimarca, non farà più solo affidamento sull’Ue per l’approvvigionamento delle dosi vaccinali ma produrrà vaccini di seconda generazione insieme a Israele. Negli scorsi giorni Vienna ha avviato trattative con la Russia per la fornitura dello Sputnik V, accodandosi a Ungheria, Slovacchia, e Repubblica Ceca.

Le accuse di fallimento europeo

Secondo il report ISPI “Europa: vaccini e veleni” l’accusa più pesante che gli Stati rivolgono a Bruxelles è di non “aver saputo gestire la strategia comune e di non essere riuscita ad accaparrarsi forniture più cospicue nei primi mesi di produzione dei vaccini”. Il Vecchio continente è in notevole ritardo rispetto ad altri nelle classifiche di immunizzazione. Nell’Europa a 27 solo il 6,3% della popolazione ha avuto almeno una dose di vaccini, contro il 15,8% degli USA e il 31,4% del Regno Unito.  L’Europa è “alle prese con uno stillicidio di tagli alle forniture, rallentamenti e intoppi nella distribuzione”, secondo l’analisi dei ricercatori dell’Istituto per gli studi di politica internazionale guidato dal vicepresidente esecutivo Paolo Magri. L’Ue è accusata di eccessiva lentezza e burocratizzazione nelle procedure di approvazione dei vaccini. Di contro le lungaggini in seno all’Ema si spiegano con l’esigenza di rassicurare un’opinione pubblica inizialmente molto scettica nei confronti di vaccini realizzati in tempi così rapidi. A questi fattori si sono aggiunti i ritardi delle case farmaceutiche che con il passare delle settimane si sono rese conto di non riuscire a soddisfare gli impegni presi.

I fattori economici

A questi aspetti organizzativi se ne aggiunge un altro, potremmo dire di approccio. Bruxelles ha provato a contenere i costi, anche su richiesta dei governi di alcuni stati membri, rispetto a chi si è mosso più velocemente, come Israele. La Commissione ha preferito non vincolarsi a un singolo produttore per riservarsi più scelta. Se questa strategia ha consentito di ottenere prezzi più bassi “evitando che i paesi più piccoli e con minore capacità contrattuale rimanessero indietro nella corsa ai vaccini”, la velocità di azione ne ha risentito. Oggi gli USA pagano circa 4 dollari a dose mentre l’UE paga circa la metà. La differenza di prezzo si sconta in velocità. “Secondo Foreign Policy i contratti più convenienti non costituiscono un particolare vantaggio, specialmente se per ottenerli si è perso tempo – si legge nel report dell’ISPI -, perché il numero di contagi in salita e le perdite di introiti derivanti dalla mancata riapertura delle attività economiche hanno già minimizzato qualsiasi risparmio ottenuto sui costi dei vaccini”. Oltre a questo i governi non UE, come Usa, Israele e Regno Unito, hanno evitato o minimizzato i i ritardi nelle consegne.

L’Ue ha tutelato i piccoli a scapito dei grandi Paesi?

“Che sui vaccini l’Europa sia in ritardo lo sappiamo ormai tutti. Un grande fallimento, pensiamo, spesso dimenticando il grande successo, ovvero che almeno fino a questo momento l’Europa resta indietro in maniera piuttosto uniforme, paese per paese, i grandi assieme ai piccoli – ha scritto Matteo Villa, Research Fellow dell’Ispi che sta seguendo passo dopo passo l’andamento dell’epidemia e della campagna vaccinale –  Abbiamo sacrificato la rapidità di somministrazione sull’altare della solidarietà? Probabile. A guardar bene sono proprio i piccoli (come Malta, Cipro, Danimarca) ad essere in vantaggio sulle somministrazioni pro capite. E intanto i grandi litigano. Ma anche se tutti continuiamo a guardare l’attualità, quello che conterà davvero è come l’Ue e i suoi paesi riusciranno a muoversi da settembre, quando è probabile che la campagna vaccinale dovrà ripartire in tutto il mondo. Sarà allora che si capirà davvero se saremo in grado di agire da vera e propria ‘unione sanitaria continentale’, o se prevarrà il campanilismo vaccinale”.

Il calo di fiducia dei cittadini europei

I cittadini europei non sono soddisfatti della strategia comunitaria: oltre la metà dei tedeschi e più di un francese su tre afferma che l’UE ha fatto un pessimo lavoro nella gestione dei vaccini contro il coronavirus.

Le responsabilità degli Stati Membri

La responsabilità dei ritardi, però, è condivisa con i singoli Stati “sono pochi, infatti, quelli che possono vantare di aver somministrato rapidamente le dosi di cui sono già in possesso”. Il commissario Ue all’Industria, Thierry Breton, alla guida della task force per accelerare la produzione di vaccini anti-Covid sul territorio europeo, ha affermato che:“In Europa, a fronte di 43 milioni di dosi consegnate, gli stati membri ne hanno somministrate 30 milioni e 204 mila”.

Il caso Italia

L’Italia è purtroppo un caso di scuola. Partita molto bene, seconda in Europa per numero di somministrazioni dopo le prime settimane, in poco più di un mese è scivolata in fondo alla classifica europea. Tra le varie cause c’è l’assenza di un piano vaccinale dettagliato a livello nazionale, le difformità tra le sanità regionali e le difficoltà di comunicazioni e coordinamento su tutti il territorio nazionale. L’analista ISPI Matteo Villa critica anche la scelta di aver voluto vaccinare prima i sanitari e solo in una seconda fase gli over 80.

I dati italiani

Al 3 marzo 2021 in Italia hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.454.503 milioni di persone il 2,44% della popolazione. Tra i più fragili, gli over80, degli oltre 4,4 milioni di anziani, 762.271, il 17,2%, hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e solo 149.620, il 3,4%, hanno completato il ciclo vaccinale. I dati sono della Fondazione Gimbe che ha rintracciato anche notevoli variazioni su base regionale.

Somministrazione dei vaccini: Bolzano le più efficiente, arranca l’Umbria

La Provincia Autonoma di Bolzano ha vaccinato il 4,18% della popolazione, l’Umbria solo l’1,72%.  Nella top cinque ci sono, oltre a Bolzano, anche la Valle d’Aosta (3,75%), Piemonte (3,23%), Emilia Romagna (3,16) e il Friuli (3,06). In fondo alla classifica, insieme all’Umbria, ci sono Calabria (2,14%), Puglia (2,14%), Sardegna (1,87%) e Abruzzo (1,84%).

Pfizer quasi tutto esaurito, Astra Zeneca e Moderna restano in magazzino

Il report di Gimbe rileva anche notevoli differenze tra i diversi vaccini se “le somministrazioni di Pfizer si attestano all’89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca stanno infatti procedendo più lentamente – si legge nel comunicato stampa -. Tuttavia, se il 29,1% di Moderna è condizionato al ribasso dalla recente consegna della metà delle dosi, per AstraZeneca le somministrazioni si attestano al 26,9%”. La ragione di queste ampie differenze può trovarsi sia in problemi organizzativi nella vaccinazione di massa, che in possibili rinunce selettive dei destinatari di questi vaccini.

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