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Norvegia

Tutte le tensioni cyber tra Russia e Norvegia

Che cosa succede tra Russia e Norvegia. Il punto di Giuseppe Gagliano

Martedì 13 ottobre il ministro degli Esteri norvegese Ine Eriksen Soreide ha affermato che ad agosto la Russia ha posto in essere un cyberattacco ai danni del parlamento di Oslo con lo scopo di violare gli account di posta elettronica di numerose personalità politiche. Attacco informatico che non costituisce una novità dal momento che proprio lo scorso anno la Russia aveva attuato un’azione offensiva di natura analoga contro il partito laburista norvegese.

D’altronde, proprio a metà agosto, la Norvegia aveva espulso un diplomatico russo dietro indicazione del servizio di sicurezza della polizia norvegese che aveva sospettato il diplomatico di essere una spia russa. A questa espulsione la Federazione russa ha reagito espellendo a sua volta un consigliere della missione diplomatica norvegese.

Ebbene, al di là delle dichiarazioni legittime — quanto scontate — da parte del ministro norvegese secondo il quale non è possibile accettare che il parlamento di un paese sovrano sia oggetto di tali offensive, è evidente che i rapporti tra Norvegia e Russia in questi ultimi hanno subito un peggioramento.

Quali valutazioni devono essere formulate in merito sia alla dimensione strategica degli attacchi cibernetici russi che alla natura dei rapporti diplomatici tra Norvegia e Russia?

In primo luogo abbiamo già sottolineato in un precedente articolo l’efficienza e la pericolosità della guerra cibernetica attuata dalla Russia.

In secondo luogo non si deve dimenticare che la Norvegia è una delle nazioni chiave in ambito Nato per quanto riguarda non solo la rotta dell’Artico ma anche le risorse presenti nell’Artico.

Da un lato infatti abbiamo proprio in Norvegia la presenza di rilevanti infrastruttura militari dell’Air Force nate proprio allo scopo di controllare la postura offensiva russa. Dall’altra lato, l’esercitazione del 7 novembre 2018 svoltasi in Norvegia nota come Nato Trident Juncture 2018 alla quale hanno preso parte 29 paesi ha determinato dure reazione da parte russa e, in particolare, da parte del ministro russo della Difesa Sergey Shoygu che lo scorso anno aveva dichiaro che le attività militari della Nato in prossimità dei confini russi avevano toccato livelli senza precedenti.

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