skip to Main Content

Tutte le bordate di Salvini e Giorgetti contro von der Leyen, Macron e non solo

Chi c'era e che cosa hanno detto Salvini e Giorgetti all'evento "Winds of change" di Identità e Democrazia

Alla fine si fa prima a dire chi non è andato che chi è andato. Non c’erano i governatori, come avevano già annunciato i vari retroscena dei giornali, e il presidente della Camera, anche vicesegretario Lorenzo Fontana. Ma gli Studios della Tiburtina a Roma per l’evento “Winds of change” di Identità e Democrazia, il gruppo europeo di cui la Lega è pilastro, erano lo stesso molto gremiti, registrando il pieno di delegazioni estere (anche con messaggio in video di Marine Le Pen e dal vivo di André Ventura, leader di Chega, che ha trionfato in Portogallo), di ministri e parlamentari leghisti. Il raduno della destra europea additata come l'”Internazionale nera dei fascisti”, dopo le polemiche che già c’erano state in seguito al convegno di Firenze a dicembre, ha fatto scattare una sorta di allarme per cui per giorni sui media c’era stata una conta su chi sarebbe stato alla larga dal “male” dell’estrema destra europea.

Ma Matteo Salvini riesce ancora una volta a spiazzare la narrazione mediatica, che ha lambito anche giornali di area di centrodestra, a tinte fosche sul presunto declino della sua leadership. Praticamente un viale del tramonto che secondo certi media avrebbe già dovuto concludersi nel 2019. Ma stavolta a spiazzare la telenovela infinita è la presenza al raduno di quei “cattivi sovranisti” addirittura di Giancarlo Giorgetti che ironizza su questo termine. Il ministro dell’Economia, vicesegretario di fatto vicario di Via Bellerio, uomo chiave del vertice, da sempre uomo Lega per eccellenza, descritto come il moderato contrapposto all'”estremista” Salvini, insomma colui sul quale da anni e anni la sinistra ha inutilmente riposto le sue speranze o illusioni di trovare una sponda, siede ora li tutto sorridente accanto a “Matteo”. Che peraltro Giorgetti stesso aveva voluto, insieme con il compianto Roberto Maroni, alla guida del partito. E accanto a Giorgetti, addirittura descritto dal cosiddetto mainstream come colui che avrebbe dovuto oltre che prendere il posto del “capitano” anche traghettare la Lega nel Ppe, c’è un altro uomo chiave di Via Bellerio, il ministro degli Affari regionali e Autonomie, Roberto Calderoli, da sempre anche regista della potente macchina organizzativa del Carroccio.

Messaggio chiaro: il partito fa quadrato attorno al suo segretario federale. E approva la sua linea che parte da un netto no a una rielezione alla guida della Commissione Ue di Ursula von der Leyen. No a tutto quello che rappresenta nella politica dell’integralismo green, a beneficio della Cina – attacca Salvini – e “dell’inciucio con i socialisti e la sinistra”. Parole che contrastano con un certo feeling che il premier Giorgia Meloni ha trovato con la presidente della Ue su tematiche come il piano Mattei per l’Africa.Salvini però assicura che il governo durerà fino sl 2027 che per lui “Giorgia è anche un’amica”. Anche se ammette che tra amici a volte si può anche “non andare d’accordo”.

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture-Trasporti, ma “soprattutto il leader della Lega”, come sottolinea Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e democrazia che coordina l’evento, rilancia sulla sua linea di occupare gli spazi lasciati scoperti a destra da FdI che appare anche per il ruolo istituzionale di partito che esprime il premier più appiattita sulla linea pro von der Leyen insieme con il Ppe. Eppure è lo stesso “moderato” Giorgetti a ribadire che le cose in Ue così non vanno proprio. Per Giorgetti la Ue “è un soggetto vecchio e indebitato che pretende di essere politico ma non sa decidere sulle cose fondamentali”. Il titolare del Mef attacca la burocrazia la cui “cappa micidiale stritola il Pnrr” e sottolinea che va rilanciata “l’imprenditorialità”.

Salvini ottiene l’importante endorsement di Marine Le Pen e quello di Ventura. Le Pen sfida in campo aperto “Giorgia”, chiamandola a sciogliere il nodo del voto per von der Leyen: “Meloni dica agli italiani se sosterrà o no von der Leyen”. Conclude: “Salvini è l’unico candidato che si opporrà al suo secondo mandato”. Ventura e l’austriaco Harald Vilimsky, leader dell’Fpo danno atto a Salvini di “essere stato l’unico a respingere orde di stranieri: 8 milioni sono arrivati in Europa, senza lo status di profughi. È stato mandato a processo, ma tutta l’Europa ti deve ringraziare, Matteo”. E Ventura: “Salvini è l’unico che difende le Nazioni, non vedo perché dovrebbero votare Meloni”.

Un Salvini rinfrancato nelle conclusioni ricorda che il quadro potrà nettamente cambiare sul piano della pace se a vincere in Usa sarà di nuovo Trump (sul palco oltre a Gerolf Annemans, presidente del Partito Identità e Democrazia anche Vivek Ramaswamy, imprenditore ed ex candidato alle Primarie Repubblicane 2024 (Stati Uniti). E questo seppur Salvini ribadisca che occorre fare sempre distinzione tra “l’aggressore e l’aggredito” sulla guerra della Russia all’Ucraina.

Attacco durissimo a Emmanuel Macron definito dal capo leghista “guerrafondaio”, addirittura “pericolo per l’Europa”, perché “noi non siamo contro l’Europa” e cita le parole di Giovanni Paolo Secondo perché torni allo spirito originario.

L’Afd, l’estrema destra tedesca stavolta non c’è, al massimo la Ue viene attaccata da alcuni come “un manicomio” di burocrazia, regolamentazione e eccesso di commissioni”, oppure come una cosa di “stampo sovietico”. Salvini non manca di elogiare a proposito di ricerca della pace “un grande italiano, di nome Silvio Berlusconi che fece stringere la mano degli Usa con quella della Russia (Bush jr e Putin a Pratica di Mare, ndr)”.

È partita la campagna per le Europee di giugno e Salvini gioca accanto proprio al “moderato” Giorgetti descritto erroneamente come l’eterno rivale che però contro la Ue ha attaccato duramente anche lui. Il ministro dell’Economia ne ha anche “per la vicenda di Ita, per la quale lottiamo da 10 mesi con la Ue”. A proposito della telenovela Giorgetti vs Salvini verrebbe da dire: certa stampa italiana non ci prende mai sulla Lega. Salvini alla fine ironizza e invita tutti sul palco: “Ma silenziosi e con calma perché qualche giornalista deve fare l’appello di chi non c’è e poi come farebbe a scrivere che qui non c’è nessuno?”.

Quanto all’assenza dei governatori, che avevano fatto sapere di avere precedenti impegni, Salvini: “Verranno la prossima volta”. E rilancia: “La mattina non leggo i giornali per non prendere troppe pasticche per la pressione. Vogliono provare a fermare la Lega ma non hanno trovato il partito e il soggetto giusto”. Matteo “testadura” (come si definisce), accolto con un bagno di selfie, come ha postato su X il senatore economista Claudio Borghi, va avanti.

Back To Top