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Zambon

Tutte le accuse di Zambon (ex Oms) a Oms e Cina sulla pandemia

Che cosa ha detto Francesco Zambon, ex funzionario dell'Oms e autore del libro "Il pesce piccolo”, su Oms, Cina e non solo a proposito della pandemia

 

Quanto è davvero indipendente l’Organizzazione Mondiale per la Sanità? A chiederselo è Francesco Zambon, ex funzionario Oms, nel suo libro in uscita il 13 maggio dal titolo “Il pesce piccolo”, edito da Feltrinelli.

Nel libro Zambon racconta la nascita del rapporto Oms curato dal suo gruppo di lavoro e spiega le ragioni che hanno portato all’oscuramento subito dopo la sua pubblicazione.

La genesi del rapporto oscurato 

L’idea di riassumere in un dossier i punti salienti della strategia italiana anti Covid nasce a fine marzo 2020, scrive Repubblica. L’ufficio Oms di Venezia può utilizzare donazioni del governo del Kuwait per lavorare al report. Zambon, intuendo i risvolti politici, il 13 aprile 2020 informa Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per ottenere un preventivo lasciapassare dal ministero della Salute (di cui Guerra anni fa è stato capo della direzione Prevenzione). A dire il primo “no” alla pubblicazione è la dottoressa Dorit Nitzan, dell’Oms Europa: non approva il documento. A questo punto, il 9 maggio 2020, Zambon chiede l’intercessione di Ranieri Guerra presso Soumya Swaminathan, chief scientist dell’Oms, la quale, contattata, pur non rilevando particolari criticità nel testo, lo invita a controllarne i dati. L’11 maggio Guerra risponde con 30 note di correzione alla bozza di Zambon, per lo più di natura tecnica. Dopo due giorni Zambon rispedisce la bozza revisionata.

La pubblicazione e la richiesta di cancellazione 

La situazione “precipita” il 14 maggio quando Zambon decide di pubblicare sul sito dell’Oms il suo rapporto. Il primo a chiederne la rimozione è, dopo poche ore, Gauden Galea, rappresentante dell’Oms in Cina. “Toglietelo immediatamente – scrive Galea preoccupato -. Considerate questa un’emergenza. Il documento è inaccurato… Il box sulla Cina deve essere urgentemente controllato dal quartier generale dell’Oms”, si legge su Repubblica che ha svelato il carteggio.

Le accusa di Zambon a Oms, Cina e Italia 

Le accuse di Zambon, dunque, sono chiare: il dossier viene fatto cancellare per pressioni del governo cinese e italiane. Il report attualmente è al centro dell’inchiesta della procura di Bergamo sui fatti di Alazano Lombardo che vede indagato per false dichiarazioni al pm il direttore generale vicario dell’Oms, Ranieri Guerra. 

L’esordio pandemia e l’immobilismo delle istituzioni 

Zambon nel suo rapporto scrive che il Covid è stato segnalato in Cina il 31 dicembre 2019 quando l’ufficio dell’Oms di Pechino venne a conoscenza di circa 27 casi di polmonite di eziologia sconosciuta. L’Oms però aspetta il 21 gennaio per comunicare che esisteva un virus che si trasmetteva da uomo a uomo. “L’Italia aveva un piano nazionale pandemico, seppur datato al 2006 e mai aggiornato – dice Zambon in un’intervista a la Repubblica -. Ma c’era”. Nel corso del mese successivo “l’Oms faceva documenti ogni giorno e fino a quel momento erano stati segnalati solo 9 casi. Improvvisamente sono diventati 76: Vo’ Euganeo, Codogno, i focolai erano troppo distanti uno dall’altro. La situazione era incontenibile, eravamo già spacciati”, continua Zambon. Il tempo non ha giocato dalla parte di chi doveva gestire la pandemia. “Ecco, io penso che da gennaio al 21 febbraio si potessero fare tante cose che non sono state fatte – aggiunge l’ex funzionario e ricercatore -. Piuttosto che donare le mascherine, era necessario stoccarle, verificare il magazzino italiano, formare il personale sanitario. L’Italia non si sarebbe salvata dalla pandemia, ma avremmo potuto ridurre di molto i danni. Ma non è stato soltanto un problema italiano. Il fronte più importante è quello internazionale”. 

Il fronte internazionale 

Perché Zambon dice che il fronte più importante era quello internazionale? Perché Taiwan il 31 dicembre 2019 “ha captato autonomamente, perché non gli era stato notificato dalla Cina, che c’era un’infezione di un virus nuovo – dice ancora Zambon -. Taiwan non è uno Stato membro Oms. Lo stesso giorno ha allertato l’Oms di una possibile trasmissione tra uomo e uomo. L’Oms lo ha detto ufficialmente solo il 21 gennaio, sono passati venti giorni. Questo perché l’Oms non ascolta, per ragioni politiche, Taiwan”. 

Taiwan: fuori dall’Oms ha registrato solo 12 decessi per Covid 

Taiwan è uno degli Stati che ha sofferto meno per la pandemia, ha avuto la reazione migliore al virus: ad oggi conta solo 12 morti su 25 milioni di abitanti. “La nostra impossibilità di contare sull’appoggio dell’Oms ci ha reso forti e preparati – sottolineò Andrea SingYing Lee, ambasciatore di Taiwan in Italia a Report lo scorso anno -. Noi abbiamo rapporti stretti con la Cina da più di 70 anni: commercio, finanza, investimenti, turismo, matrimoni. Sappiamo com’è la Cina. Quando dicono che non c’è problema, c’è qualche problema. Se dicono che il problema non è grande, invece lo è”. 

I ritardi dell’Oms e dell’Italia 

All’interno del rapporto conteso Zambon aveva segnalato i ritardi di azione dell’Oms e dell’Italia. “Erano poche righe a pagina 2 di un lavoro collettivo. Ogni parola era verificata. Ma nessuno ha messo in dubbio le qualità scientifiche del lavoro, il problema è stato politico: come emerge dagli atti della procura di Bergamo, dalle chat, dalle mail, il report è stato ritirato per pressioni cinesi, principalmente – continua Zambon a Repubblica -. E poi perché si è ritenuto fosse troppo critico con l’approccio italiano. Quello dell’Oms sia stato un errore imperdonabileo so che la Cina è allergica alle discussioni, ma noi abbiamo il dovere di capire in maniera autonoma cosa è accaduto, perché di fronte alla prossima pandemia dovremo dare risposte migliori”.

Il “caso Zambon” all’attenzione di Transparency International 

Dopo questa brutta esperienza Francesco Zambon si è dimesso dall’Oms rinunciando alla carriera e a un incarico di prestigio e remunerativo. “Restare all’OMS sarebbe stata la cosa più comoda, ho provato cambiare le cose dall’interno ma hanno eretto un muro di gomma – ha detto Zambon a “Mezz’ora in più” su Rai tre -. Quindi ho pensato che l’unico modo che avevo perché questa vicenda potesse essere utile, per le future pandemie, fosse uscire, scrivere un libro e raccontare la storia. Alla fine di maggio c’è l’Assemblea mondiale della salute e spero che questo caso venga fuori come prova dell’assenza di indipendenza dell’OMS”. Zambon racconta di essere stato contattato da  Transparency International, associazione che lotta contro la corruzione. “Sono rimasti sconvolti da come l’Oms ha gestito l’intera vicenda, con progressivi insabbiamenti – conclude Zambon -. Sulle mie segnalazioni ogni volta veniva versata una quantità d’acqua sempre maggiore”.

 

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