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Turchia

Ecco come la Turchia gioca con il terrorismo in Siria

L'articolo di Giuseppe Gagliano.

 

Il servizio di intelligence turco del MIT sta svolgendo un ruolo ambiguo nel nord-ovest della Siria sia nei confronti del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), la cosiddetta al Qaida siriana che il 13 ottobre ha preso il controllo della città di Afrin, sia nei confronti dell’Esercito Nazionale Siriano (SNA).

Se infatti da un lato il servizio segreto turco ha utilizzato l’esercito nazionale siriano per individuare membri appartenenti al partito dei lavoratori del Kurdistan presenti ad Afrin, dall’altro lato il 14 ottobre il MIT ha cercato di mediare tra il gruppo terroristico Hayat Tahrir al-Sham, diretto da Mohammad al-Julani e Abu Ahmad Nour rappresentante dell’SNA.

Il tentativo di mediazione è riuscito al momento solo a far cessare gli scontri fra i gruppi rivali.

L’uomo chiave da parte turca di questa mediazione è naturalmente il direttore del MIT Hakan Fidan. Ma se la posizione turca è ambigua nei confronti del gruppo HTS, altrettanto può dirsi quella degli Stati Uniti. Non dimentichiamoci che uno dei più importanti corrispondenti di guerra americani, e cioè il giornalista Martin Smith, ebbe modo di intervistarlo il 2 febbraio del 21 a Idlib.

Da fonti ormai confermate – per quante ufficiose -, sappiamo che questo gruppo è sorto anche grazie ai finanziamenti sia della CIA che della Dgse, che sono riusciti a farlo separare da al Qaeda nel 2016 allo scopo di indebolire questa struttura terroristica dall’interno. D’altronde non è stato forse James Jeffrey, ex United States Special Representative for Syria Engagement, a definire HTS «un’efficace forza di combattimento contro i veri terroristi»?

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