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Erdogan

Perché la Turchia in Siria scontenta Usa e Russia

La Turchia ha distrutto alcune postazioni in Siria delle Forze democratiche, considerate un gruppo terroristico. L'analisi di Giuseppe Gagliano.

Il 13 ottobre l’esercito turco ha posto in essere diverse operazioni contro il Syrian Democratic Forces (SDF), situate nel nord della Siria. Nello specifico nelle zone Misherfah, Jabal e Ain Issa, nella periferia settentrionale di Raqqa, siti nel sud di Afrin e nel nord di Tal Rifaat, nella periferia nord di Aleppo, nel nord-ovest della Siria, oltre ad altre località nel nord-est siriano, nei pressi di Hasakah.

In base alle informative, sembra che alcune postazioni delle forze democratiche siriane siano state distrutte. A tale proposito non dobbiamo dimenticare che le forze democratiche siriane – insieme all’unità di protezione popolare curde, che sono il vero e proprio braccio armato dell’esercito siriano – sono considerate da Ankara un gruppo terroristico, è cioè considerato il ramo siriano del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).

Nonostante il PKK sia considerata la più pericolosa organizzazione terroristica da parte della Turchia, è necessario sottolineare che i curdi sono stati sostenuti dagli Stati Uniti contro il presidente siriano Bashar al-Assad, sostenuto da Russia e Iran, anche se nel 2019 l’allora presidente Donald Trump ha ritirato la maggior parte delle forze statunitensi dalla Siria per consentire un’offensiva turca contro i curdi.

Nonostante il ritiro americano dall’Afghanistan, gli Stati Uniti hanno dato un chiaro mandato ai curdi e cioè quello di distruggere lo Stato islamico e lavorare per costruire infrastrutture nel nord-est della Siria.

Se non vi è dubbio alcuno che la Turchia in Siria porta avanti una politica certamente coerente con le sue esigenze di ordine politico e militare, nello stesso tempo le sue scelte politiche sono in aperta contraddizione con quelle dei due suoi più importanti alleati: e cioè Russia e Stati Uniti.

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