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Erdogan

Perché l’economia sarà fondamentale nel voto in Turchia su Erdogan. Report Cesi

Pubblichiamo un breve estratto del report sulle elezioni in Turchia curato dal Cesi (Centro studi internazionali)  Il 24 giugno la Turchia è chiamata alle urne per rinnovare il Parlamento e scegliere il nuovo Presidente, in una tornata elettorale anticipata di 18 mesi rispetto alla naturale scadenza della legislatura. A prescindere da quale sarà l’esito delle…

Il 24 giugno la Turchia è chiamata alle urne per rinnovare il Parlamento e scegliere il nuovo Presidente, in una tornata elettorale anticipata di 18 mesi rispetto alla naturale scadenza della legislatura. A prescindere da quale sarà l’esito delle urne, il voto costituisce senza dubbio un passaggio cruciale per il Paese, che negli ultimi tre anni ha attraversato uno dei periodi più turbolenti e densi di incognite dalla fondazione della Repubblica.

Gli sviluppi del vicino conflitto siriano hanno portato Ankara a dare assoluta preminenza al dossier curdo, sia in chiave esterna con l’intervento diretto delle Forze Armate oltreconfine, sia sul territorio nazionale dove dalla primavera del 2015 è ripreso lo scontro con i miliziani separatisti curdi del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Partîya Karkerén Kurdîstan) che ha sconvolto l’intero sud-est anatolico, inclusi i maggiori centri urbani.

Parallelamente, il Paese è stato scosso da alcuni degli attentati più gravi della sua storia, come quello di Ankara del 10 ottobre 2015 (109 morti e oltre 500 feriti), l’attacco all’aeroporto internazionale Atatürk di Istanbul del 28 giugno 2016 (48 morti, più di 230 feriti), e la strage di capodanno 2017 al Reina di Istanbul (39 morti e 70 feriti).

Non bisogna sottovalutare il ruolo del generale peggioramento del quadro economico nazionale nella scelta del Presidente di anticipare il voto. Infatti, il valore della lira turca è diminuito di oltre il 20% rispetto al dollaro dall’inizio del 2018, un collasso che deriva in parte da attacchi speculativi ma, soprattutto, dalle incognite riguardo la stabilità complessiva del Paese che scoraggiano gli investitori e hanno indotto le agenzie di rating a rivedere al ribasso il giudizio sulla Turchia. La svalutazione della moneta ha quindi dato il via a una spirale di inflazione, la quale si attesta a oltre il 10%.

Considerato che buona parte del consenso di Erdoğan è costruito proprio sul fatto che, quando prese il potere nel 2002, fu capace di risollevare dal baratro un’economia disastrata facendola crescere in misura esponenziale, il carovita può avere un impatto considerevole già nel brevissimo termine sul suo bacino elettorale di riferimento, rappresentato dalle fasce di popolazione a reddito medio-basso.

D’altronde, anche in caso di un’affermazione dell’AKP alle urne il 24 giugno, un mancato risollevamento dell’economia potrebbe seriamente mettere a rischio la posizione di leadership dell’attuale Presidente, alimentando i malumori anche all’interno del suo stesso partito.

IL REPORT INTEGRALE DEL CESI SULLE ELEZIONI IN TURCHIA SI PUO’ LEGGERE QUI

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