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Turchia

Perché le banche turche rovinano i piani di Erdogan e Putin

Due banche private turche hanno sospeso la partecipazione al circuito russo Mir per paura delle sanzioni americane. Erdogan le incontrerà domani per provare a risolvere la situazione. Tutti i dettagli.

Il mese scorso il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, sull’aereo di ritorno da Sochi, dove aveva incontrato l’omologo russo Vladimir Putin, disse che cinque banche turche avevano adottato il Mir, ossia il circuito di pagamento gestito dalla banca centrale della Russia.

L’annuncio era stato preso a simbolo della collaborazione economica e politica tra Ankara e Mosca, con la prima che – pur essendosi formalmente opposta all’invasione dell’Ucraina – si è rifiutata di imporre sanzioni contro la seconda.

LE BANCHE PRIVATE TURCHE SI RITIRANO DAL MIR

E invece, a un mese di distanza circa da quelle dichiarazioni, Erdogan dovrà riunirsi con i rappresentanti di due banche private turche che hanno già ritirato la loro partecipazione al Mir per pausa di essere penalizzate dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, date le sanzioni finanziarie contro la Russia.

IL VERTICE CON ERDOGAN

Le banche non più attive sul Mir sono Turkiye Is Bankasi (o Isbank) e Denizbank. Stando alle fonti di Bloomberg, Erdogan le incontrerà domani a Istanbul per trovare delle alternative al circuito, che viene utilizzato da una buona parte dei turisti russi che visitano la Turchia.

L’IMPORTANZA DEI TURISTI RUSSI PER LA TURCHIA

Per Ankara questi flussi turistici sono estremamente preziosi, essendo portatori di valuta estera, di cui il paese ha bisogno per dare stabilità alla lira (pesantemente svalutata per decisione dello stesso presidente).

E LE BANCHE STATALI?

Bloomberg scrive che non è chiaro se le restanti tre banche turche, tutte statali – Turkiye Halk Bankasi (o Halkbank), TC Ziraat Bankasi e Turkiye Vakiflar Bankasi -, stanno ancora utilizzando il Mir.

LE SANZIONI SECONDARIE AMERICANE

La settimana scorsa l’Ufficio di controllo dei beni stranieri del dipartimento del Tesoro americano ha messo in guardia le istituzioni finanziarie dallo stipulare nuovi accordi o dall’ampliare quelli esistenti con il circuito Mir.

Secondo Bloomberg, l’avvertimento di Washington è una dimostrazione dell’efficacia della componente “secondaria” delle sanzioni americane, che toccano tutti quei soggetti – anche quelli che non hanno sede negli Stati Uniti – che utilizzano il dollaro per effettuare le loro transazioni.

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